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30 aprile 2014

Piccolo Cesare (Mervyn LeRoy, 1931)

Ascesa e caduta di Caesar Enrico Bandello nella Chicago fine anni venti, dalla scalata ai vertici della malavita fino alla tragica fine. L’archetipo di tutti i gangster-movie interpretato magistralmente da Edward G. Robinson, non bello e romantico come molti gangster precedenti, ma dal fisico tozzo, compatto e antiestetico, uno dei primi veri antieroi del cinema americano, vuole raggiungere il potere, non tanto per il denaro: vuole essere qualcuno e per lui non c’è altra strada che il crimine.

"Piccolo Cesare", uscito pochi mesi prima di "Nemico pubblico", stabilisce definitivamente molte convenzioni di genere che caratterizzeranno le pellicole successive: la caduta in disgrazia del criminale, il lato oscuro del sogno americano.

Titolo Originale: LITTLE CAESAR Regia: Mervyn LeRoy Interpreti: Edward G. Robinson, Douglas Fairbanks jr. Durata: h 1.17 Nazionalità: USA 1931







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Rivolta al blocco 11 (Don Siegel, 1954)


I carcerati di un penitenziario si ribellano, prendono in ostaggio alcune guardie e minacciano di ucciderle se non otterranno condizioni migliori. Il direttore del carcere è d'accordo, ma deve fare i conti con i superiori. Alla fine la rivolta rientra in quanto il governatore accetta di firmare le richieste, ma il leader dei rivoltosi viene messo sotto processo e rischia una condanna a trent'anni.

Stile documentaristico per un action-movie cupo e claustrofobico che non lascia nessuno spazio a false speranze. Sceneggiato da Richard Collins. Primo film importante di Don Siegel, nato con l'intento di denunciare le inumane condizioni di vita nelle prigioni americane.

Titolo Originale: RIOT IN CELL BLOCK 11 Regia: Don Siegel Interpreti: Leo Gordon, Neville Brand, Emile Meyer Durata: h 1.20 Nazionalità: USA 1954






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Schiava del male (Jacques Tourneur, 1944)

In casa Bederaux il capofamiglia Nick (Lukas), affetto da una morbosa gelosia verso la moglie Allida (Lamarr), arriva a uccidere un suo presunto corteggiatore. Continuerebbe senza l'intervento provvidenziale di un medico (Brent). Da un romanzo di Margaret Carpenter, sceneggiato da Warren Duff, una mystery story impregnata di angoscia, specialmente nella 2ª parte. Fanno macchia la bellezza di H. Lamarr e l'inquietante ambiguità di Lukas. Non c'erano soltanto le dark ladies nel cinema nero hollywoodiano degli anni '40.

[...] Al di là degli schematismi psicologici di superficie, il cuore del film sta nella casa soffocante in cui la fresca bellezza naturale della protagonista viene rinchiusa, tra interni stipati di oggetti, mobili, scale a chiocciola e opere d'arte che rinviano alla minacciosa matrice europea di tanti noir hollywoodiani anni quaranta. La scelta di trasportare a inizio Novecento una vicenda originariamente contemporanea permette di sottolineare ulteriormente questo aspetto claustrofobico, che si ricollega a tutta la poetica di Tourneur: il quale, non a caso, amava in modo particolare questo film, anche se privo di quell' atmosfera più intensa che caratterizza i suoi lavori maggiori. [...]

L' età del noir. Ombre, incubi e delitti nel cinema americano, 1940-60 Venturelli Renato, Einaudi (collana Piccola biblioteca Einaudi. Nuova serie)

Titolo originale - Experiment Perilous Paese, Anno - Stati Uniti, 1944 Regia - Jacques Tourneur Principali interpreti - Hedy Lamarr; George Brent; Paul Lukas; Albert Dekker; Margaret Wycherly; Julia Dean


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29 aprile 2014

Sui marciapiedi (Otto Preminger, 1950)

Il detective Mark Dixon viene degradato a causa del suo comportamento troppo brutale: quando uccide involontariamente un sospetto nel corso di una colluttazione, è perciò spinto a nasconderne il cadavere e a far ricadere su altri la responsabilità dell’omicidio. In particolare, cerca di incastrare il gangster Scalise, ingaggiando con lui una lotta personale.

[...] Dal romanzo di William L. Stuart, un bellissimo noir dove il regista affronta con grande profondità psicologica il peso inesorabile del passato (Dixon è figlio di un ladro di cui Scalise è stato allievo). Anche se nel finale la giustizia trionfa, a emergere è un mondo dove la gente comune sopravvive come può, mentre le forze dell’ordine (non ancora corrotte) agiscono con impulsività eccessiva. Magnifica la descrizione dei personaggi (Morgan su tutti), anche quelli secondari: interpretati da attori bravissimi, che Preminger dirige con la sua nota capacità. Belli i i titoli di testa, “disegnati” sui marciapiedi. Il Mereghetti

Titolo Originale: WHERE THE SIDEWALK ENDS Regia: Otto Preminger Interpreti: Dana Andrews, Gene Tierney, Gary Merrill Durata: h 1.35 Nazionalità: USA 1950





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La Bestia Umana (Fritz Lang, 1954)

Carl Bukley, un anziano ferroviere, viene licenziato a causa di un diverbio con il direttore della compagnia. Per riavere l’impiego, Carl vorrebbe che sua moglie Vicki, che lo conosce, gli chiedesse di riassumerlo. Vicki dapprima rifiuta perché sa che lei dovrebbe pagare a caro prezzo la sua richiesta poi, per compiacere suo marito, accetta. Quando Carl capisce cosa c’è stato tra Vicki e il suo capo, roso dalla gelosia, si vendica uccidendolo selvaggiamente. Jeff Warren, un collega di Carl, sospetta di lui ma, poiché è infatuato di Vicki, al processo non lo accusa. Vicki, dal canto suo, non può rivelare la verità perché Carl le ha fatto scrivere sotto minaccia una lettera che la compromette. Tuttavia la loro vita coniugale diventa ancora più difficile, Carl è sempre più geloso e sospettoso ed annega i suoi dispiaceri nell’alcool, mentre Vicki, odiandolo ogni giorno di più, cade tra le braccia di Jeff. Quello che la donna vuole è rivelare la verità al suo amante per convincerlo ad aiutarla a liberarsi del marito. Jeff è troppo onesto per farlo, ma la passione ha il sopravvento…

Uno dei migliori film di Fritz Lang, si ispira a L’angelo del male di Jean Renoir (1938). Le due opere, entrambe tratte da un racconto di Emile Zola, riprendono il concetto essenziale del testo letterario: la convinzione che in ogni uomo può scatenarsi la bestia umana, quando si dimenticano gli insegnamenti morali e la differenza tra bene e male. Nel film di Lang, pero, vengono meno gli espliciti riferimenti sessuali presenti nell’opera francese a causa d ella pressante censura in atto in quel periodo negli Stan Uniti, anche se la magnifica interpretazione di Gloria Grahame riesce ugualmente a trasmettere una forte carica di sensualità.

Titolo Originale: HUMAN DESIRE Regia: Fritz Lang Interpreti: Gloria Grahame, Glenn Ford, Broderick Crawford, Edgar Buchanan Durata: h 1.30 Nazionalità: USA 1954



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DvdRip ITA
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I ruggenti anni venti (Raoul Walsh, 1939)

Il film descrive il difficile momento del primo dopoguerra e i guasti provocati dal conflitto sul tessuto economico e sociale e sulle coscienze. I tempi sono duri e la crisi economica colpisce il tenore di vita. Tre reduci della prima guerra mondiale, Lloyd Hart, praticante avvocato, George Hally, gestore di un saloon, Eddie Bartlett, disoccupato, decidono di passare all'azione. Eddy costruisce un traffico clandestino di liquori e prende come partner i due amici. Gli affari vanno a gonfie vele e le loro tasche sono piene di dollari fino a quando rivalità sentimentali e di potere iniziano a minare il sodalizio. Le eccellenti interpretazioni di James Cagney e Humphrey Bogart fanno di questo film un classico del genere gangster.

Titolo Originale: THE ROARING TWENTIES Regia: Raoul Walsh Interpreti: James Cagney, Humphrey Bogart, Priscilla Lane, Jeffrey Lynn Durata: h 1.46 Nazionalità: USA 1939





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28 aprile 2014

Il bacio della morte (Henry Hathaway, 1947)

È uno dei film polizieschi più riusciti degli anni Quaranta affidato a uno specialista di questo genere, del quale ricordiamo altri splendidi film quali: Il 13 non risponde, Chiamate Nord 777, 14ª ora, 23 passi dal delitto. È la storia di un gangster che finisce in prigione dopo l'assalto a un negozio di gioielli. Dopo qualche tempo apprende il suicidio della moglie e il ricovero in un orfanotrofio delle sue due bambine. Decide quindi di collaborare con la polizia, fornendo i nomi dei suoi complici, per poter così abbreviare la sua pena. Scarcerato, viene però scovato da un pericoloso gangster che vorrebbe vendicarsi ma cade in una trappola tesagli dalla polizia. Nel ruolo di Tommy Udo, il gangster, troviamo Richard Widmark alla sua prima esperienza cinematografica. Egli con questa straordinaria caratterizzazione (indimenticabile la sua satanica risata) si impose subito all'attenzione della critica e del pubblico.

Un noir tesissimo, che Hathaway realizza con un occhio attento al realismo documentaristico (un po' alla Jules Dassin), utilizzando benissimo la colonna sonora e il cast. Grande Victor Mature, che evidentemente non era solo il fusto dei kolossal. Sceneggiatura di Ben Hecht e Charles Lederer.

Titolo Originale: KISS OF DEATH Regia: Henry Hathaway Interpreti: Victor Mature, Richard Widmark Durata: h 1.40 Nazionalità: USA 1947





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L'occhio che uccide (Michael Powell, 1960)

Cresciuto da un padre snaturato che, col pretesto della psicologia, lo terrorizzava per studiare le sue reazioni, un fotografo uccide le sue modelle per fissare sulla pellicola la loro morte. Prodotto a basso costo dallo stesso Powell, "Peeping Tom sintetizza i legami tra orrore, pornografia, sadomasochismo, sessualità e il semplice atto del guardare e del fare il cinema" (E. Martini). Vi si porta alle estreme conseguenze la riflessione sul cinema come voyeurismo e atto di immobilizzazione della vita; la sdrammatizzazione del racconto accresce l'efficacia della dimostrazione le cui implicazioni sono multiple e tortuose come in un giuoco di specchi. Le reazioni della critica inglese andarono dallo scandalo all'indignazione; in Italia passò quasi inosservato. Con gli anni è diventato un permanente film di culto. Il titolo inglese (guardone) viene da un personaggio della leggenda di Lady Godiva.

Titolo Originale: PEEPING TOM Regia: Michael Powell Interpreti: Karlheinz Böhm, Anna Massey, Moira Shearer, Esmond Knight Durata: h 1.49 Nazionalità: Gran Bretagna 1960



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27 aprile 2014

L’ombra Del Passato (Edward Dmytryk, 1945)

L’ombra del passato consacra sul grande schermo la figura del personaggio di Philip Marlowe, l’investigatore privato a suo modo sensibile e coraggioso, nato dalla penna di Raymond Chandler e apparso per la prima volta nel romanzo The Big Sleep (1939).

La casa di produzione RKO inizialmente non crede molto nel progetto del film, tuttavia la pellicola si imporrà come uno dei capisaldi del noir, grazie anche a una regia visionaria, alla qualità dei dialoghi e all’ottima interpretazione di Dick Powell nel ruolo di Marlowe.

La vicenda si articola in continui flashback in cui il detective è costretto a rievocare lo svolgimento di complicati omicidi e ricatti sui quali ha lavorato in passato. Il protagonista viene ingaggiato per ritrovare Velma (Claire Trevor), l’ambigua donna di un ex detenuto e, parallelamente, partecipa alle indagini su un rapimento. I due casi risultano connessi tra loro e l’eroe riuscirà infine a risolverli entrambi.

Il film rispecchia le problematiche, le incertezze e i timori dell’America del tempo, mettendo in scena omicidi e corruzione. Anche il protagonista è smarrito, preda dei propri fantasmi – reali o presunti – in un ambiente alterato. Si tratta di uno dei migliori esempi della tendenza del noir a esplorare “dall’interno” i protagonisti e il loro dibattersi tra bene e male, contrariamente a quanto accade nel gangster-movie o nel thriller, generi nei quali i personaggi hanno una minore consapevolezza della loro “discesa agli inferi”, asserviti come sono ai meccanismi di una suspense legata a situazioni esterne.

Titolo Originale: MURDER, MY SWEET! Regia: Edward Dmytryk Interpreti: Dick Powell, Claire Trevor, Anne Shirley, Otto Kruger, Mike Mazurki Durata: h 1.35 Nazionalità: USA 1945



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26 aprile 2014

La furia umana (Raoul Walsh, 1949)

Cody Jarrett è il leader sadico di una banda di ladri. Afflitto da terribili mal di testa e morbosamente attaccato a sua madre, Cody è un uomo eccentrico e violento. Un altro componente della gang che aspira a prendere il comando, organizza una trappola a Cody per farlo finire in galera. Avendo saputo che la sua donna è fuggita con il suo luogotenente e che sua madre, che aveva tentato di vendicarlo, era stata uccisa, Cody decide di evadere. Fugge con lui dalla prigione un poliziotto infiltrato che, facendoselo amico, riesce ad entrare nella banda….

Raoul Walsh aveva aperto il decennio noir del gangster film con Una pallottola per Roy, e a Raoul Walsh tocca ancora concluderlo con un altro capolavoro, in cui la rilettura della figura del criminale alla luce del dopoguerra culmina in un trionfo apocalittico dell’individualismo. La prima caratteristica di La furia umana sta nel modo in cui utilizza temi e motivi sviluppati dal noir degli ultimi tempi. James Cagney vi interpreta un criminale che riunisce in sé il dinamismo del decennio precedente e l’interiorizzazione anni ’40, la psicoanalisi e la malattia mentale, la megalomania e l’esplosione di cinica violenza: una figura che non rinvia mai a un passato più o meno nostalgico, ma che appare fisicamente pesante e gravata da un senso penoso di malattia, ennesima incarnazione di un individualismo senza futuro.[...] Renato Venturelli, Gangster in cento film, Le Mani – Microart’s Edizioni

Titolo Originale: WHITE HEAT Regia: Raoul Walsh Interpreti: James Cagney, Virginia Mayo, Edmund O’Brien Durata: h 1.54 Nazionalità: USA 1949




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25 aprile 2014

Doppio Gioco (Robert Siodmak, 1949)

Mentre sta guidando un furgone portavalori, l'autista Steve Thompson rievoca gli avvenimenti che lo hanno portato in quella situazione. Rientrato a Los Angeles dopo una lunga assenza, aveva visto l'ex-moglie Ann e se ne era nuovamente innamorato: ma lei lo aveva tradito per sposare il gangsterSlim Dundee, e quando quest'ultimo li aveva sorpresi insieme, Steve aveva cercato di trarsi d'impaccio proponendogli una rapina al suo furgone. Durante il colpo, però, i due si sparano addosso. Ricoverato in ospedale, Steve raggiunge Ann in luogo segreto: dovrebbero fuggire insieme col denaro, ma vengono raggiunti da Slim.

Il repertorio tematico del noir classico - l'inesorabilità del fato, la "dark lady" bella e dannata... - trova una sintesi perfetta in questo esemplare film di Siodmak, uno dei maestri assoluti del genere.

Titolo Originale: CRISS CROSS Regia: Robert Siodmak Interpreti: Burt Lancaster, Yvonne De Carlo, Dan Duryea, Stephen McNally Durata: h 1.27 Nazionalità: USA 1949






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24 aprile 2014

L’asso nella manica (Billy Wilder, 1951)

Charles Tatum è un giornalista di talento ma la sua quasi totale mancanza di scrupoli gli fa perdere il lavoro. Costretto a ripiegare su un piccolo giornale di provincia, Charles aspetta nell’ombra di cogliere lo scoop sensazionale che gli permetta di risalire l’onda. Un giorno, mentre sta facendo un servizio sulla caccia dei cobra, viene a sapere che Leo, il figlio del proprietario di una stazione di servizio, è rimasto intrappolato in una cava di sabbia a causa di una frana. Tatum si accorda perché la squadra di soccorso trovi il ragazzo il più tardi possibile, con lo sceriffo, un uomo senza scrupoli, e con la moglie di Leo, Lorraine, una donna molto bella che odia in maniera assoluta e viscerale suo marito. Mentre sul luogo accorrono curiosi e giornalisti, Tatum pensa di poter trarre i maggiori benefici dall’incidente, ma non ha calcolato la salute di Leo. Non serve a nulla affrettare le ricerche, il ragazzo sta per perdere la vita...

[...] Con una spietata e incalzante narrazione, Wilder ci dimostra come il successo sia il tallone di Achille di una società opulenta come quella americana. Nulla viene risparmiato in questa crudele requisitoria dal talento di Wilder, in anticipo sui tempi di almeno vent’anni. Il film venne ritirato, come talvolta usa fare la Paramount, vedi il caso di Salvate la tigre, e rimesso in circolazione con un altro titolo:The Big Carnival. Quello originario era Ace in the Hole. Fu comunque un notevole “flop” dal punto di vista degli incassi. Mettere sotto accusa il pubblico stesso era una concessione che Wilder ottenne in virtù delle sue credenziali e della permissività della Paramount. Ma il devastante ritratto del protagonista era francamente troppo per il pubblico americano. Tuttavia la sceneggiatura de L’asso nella manica, a opera dello stesso Wilder e di Lesser Samuels e Walter Newman, è stimolante e cinematograficamente perfetta. Douglas implorò Wilder di ammorbidire il personaggio del cronista. Wilder tenne duro e tutto sommato pensiamo avesse ragione lui. La critica, formata per lo più da giornalisti, si sentì offesa e abbandonò il film al suo destino. Wilder racconta di avere in seguito assistito a un incidente stradale. Mentre lui cercava soccorso per un ferito, un fotografo si limitava a scattare foto mormorando: “Devo pubblicare le foto”. L’episodio lo mise in pace con la sua coscienza. L’interpretazione di Douglas è scandalosamente perfetta. Infatti non ebbe l’Oscar. E cosa ancora più incredibile non lo ebbe in tutta la carriera. Una inspiegabile dimenticanza di Hollywood o una postuma vendetta? Ma l’emozione che suscita il film ogni volta che si ha la fortuna di rivederlo è il giusto compenso morale, che non è poco, concesso al più intransigente ed efferato capolavoro del cinema americano. John Ford usava dire: “Quando hai dubbi sulla tua carriera, fai un western”. Il successivo film di Douglas fu un western. - Il Farinotti

Titolo Originale: ACE IN THE HOLE Regia: Billy Wilder Interpreti: Bob Arthur, Jan Sterling, Kirk Douglas, Porter Hall Durata: h 1.52 Nazionalità: USA 1951





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23 aprile 2014

Il Grande caldo (Fritz Lang,1953)

Il sergente Dave Bannion indaga sul suicidio di Duncan, un collega corrotto. Nel corso delle indagini riceve minacce dalla malavita organizzata e pressioni dai suoi superiori. Quando sua moglie muore in un attentato, il sergente si ribella, viene sospeso in via cautelare dal corpo di polizia, e si trova a combattere una personale guerra privata contro gli assassini. Troverà aiuto nella ragazza di un gangster, sfigurata dal suo amante.

Una delle vette assolute del noir degli anni cinquanta, in cui si ritrova un tema caro a Lang: l’ambivalenza della natura umana combattuta tra il bene e il male, dove ogni uomo è un potenziale assassino.

Titolo Originale: THE BIG HEAT Regia: Fritz Lang Interpreti: Glenn Ford, Lee Marvin, Gloria Grahame, Jocelyn Brando, Howard Wendell Durata: h 1.30 Nazionalità: USA 1953





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22 aprile 2014

Quando la città dorme (Fritz Lang, 1955)




Un magnate dell’editoria muore. Il figlio, erede dell’impero paterno, scatena rivalità e gelosie fra i dipendenti della società che aspirano alla carica di direttore generale. Il banco di prova per tutti gli aspiranti è la caccia ad un assassino che uccide donne sole ed è diventato il “caso” del momento sulle prime pagine di tutti i giornali. Mentre si scatena la concorrenza fra i tre favoriti alla promozione, il miglior giornalista del gruppo lancia un provocatorio appello televisivo al maniaco, nella speranza che questi cerchi di vendicarsi sulla sua fidanzata ed esca, così, allo scoperto.

[...] Tratto dal romanzo The bloody Spur di Charles Enstein, il film abbandona ben presto la «ricerca dell’assassino» per concentrarsi sui disturbi non meno aberranti dei suoi «investigatori», giornalisti divorati dall’ambizione, assetati di potere, pronti a tutto pur di emergere. Un poliziesco al grado zero, dove la morale è stata sostituita dal cinismo, il cattivo tradizionale fa da specchio ai presunti buoni che gli danno la caccia e il primo è più degno di comprensione dei secondi. Con un grande senso dello spazio e del ritmo, Lang ricostruisce perfettamente l’atmosfera frenetica e claustrofobica della redazione, mettendo a punto un universo fatale che distilla il meglio della grande lezione espressionista e delle esperienze noir: «uno spaccato d’attualità rielaborato come se fosse un girone infernale» [Lourcelles], reale e astratto nello stesso tempo, un miicrocosmo estendibile all’intera società americana, dominata dal crimine e dalla competizione. Penultimo film americano di Lang, è uno dei suoi migliori in assoluto, nonostante certa critica dell’epoca l’abbia scambiato per un semplice giallo.  il Mereghetti

Titolo Originale: WHILE THE CITY SLEEPS Regia: Fritz Lang Interpreti: Dana Andrews, Rhonda Fleming, Sally Forest, Thomas Mitchell Durata: h 1.40 Nazionalità: USA 1955




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La città nuda (Jules Dassin, 1948)

La Città nuda “The naked City” del 1948, è uno dei grandi capolavori del cinema noir americano del dopoguerra. Girato quasi come un documentario, nelle strade di New York, dove i veri protagonisti sono i quartieri, la città, i milioni di persone che vivono in questa metropoli. Oscar per la Migliore fotografia a William H. Daniels e Miglior Montaggio nel 1949.

A New York un anziano ispettore indaga sull’omicidio di una bellissima modella bionda, Jean Dexter, avvenuto nella sua casa. I suoi assassini, dopo averla affogata nel bagno, hanno discusso e uno di loro è morto. Dan Muldoon comincia a coordinare il lavoro dei suoi sottoposti e, nel corso degli interrogatori dei vari sospettati, scopre che la vittima era coinvolta in una serie di furti. Il colpevole verrà identificato e tenterà una disperata fuga a piedi per le strade di New York.

Titolo Originale: THE NAKED CITY Regia: Jules Dassin Interpreti: Barry Fitzgerald, Howard Duff, Dorothy Hart, Don Taylor Durata: h 1.36 Nazionalità: USA 1948



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Vertigine (Otto Preminger,1944)

Archetipo del noir, questo capolavoro di Otto Preminger fonde una trama ricca di colpi di scena con un’atmosfera torbida e misteriosa, intrisa di riferimenti alla psicoanalisi. Il regista viennese trasferisce in Vertigine, una delle pellicole più intriganti del noir, la sua grande raffinatezza visiva, adottando le classiche soluzioni stilistiche del genere (voice over e flashback) in modo originale.

Temi centrali del film sono il doppio, l’alternanza tra sogno e realtà, verità e menzogna, elementi questi perfettamente espressi dalla psicologia e dai comportamenti dei protagonisti. L’omicidio di Laura (Gene Tierney), uccisa con un colpo d’arma da fuoco sul volto e resa così irriconoscibile, mette in moto le indagini della polizia. Il detective Mark McPherson (Dana Andrews) conosce la vittima solo attraverso un ritratto, ma così coinvolgente da farlo innamorare. L’uomo inizia a investigare e individua infine l’assassino nel giornalista Waldo Lydecker (Clifton Webb). Il colpo di scena finale, però, rivela che non è Laura a essere stata uccisa, ma una giovane modella trovatasi per sbaglio al posto della vittima. L’eleganza formale del film viene premiata con l’Oscar alla fotografia di Joseph LaShelle.

Nel 1944, oltre a Vertigine, vengono realizzate altre due pellicole – La donna del ritratto (Fritz Lang) e La donna fantasma (Robert Siodmak) – nelle quali il personaggio femminile è presentato attraverso un suo ritratto.

Titolo Originale: LAURA Regia: Otto Preminger Interpreti: Gene Tierney, Dana Andrews, Clifton Webb, Vincent Price Durata: h 1.28 Nazionalità: USA 1944



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21 aprile 2014

La polizia bussa alla porta - (Joseph H. Lewis, 1955)

Il tenente Diamond che è sulle tracce di Brown, un pericoloso malvivente, ne fa pedinare l'amante inglese, Susan. La ragazza, che per amore ha accettato la doppia vita di Brown, ora è pentita della sua scelta e tenta di avvelenarsi. Diamond le salva la vita e la ragazza pronuncia soltanto un nome: Alicia. Ma chi è questa donna? Diamond scopre che si tratta della moglie di Brown, tenuta da anni prigioniera in un nascondiglio segreto. Di cosa è mai a conoscenza Alicia da aver provocato la necessità della sua reclusione forzata? Quando Brown fa uccidere un'amica di Diamond che lo sta aspettando nel suo appartamento, il tenente capisce di essere finalmente sulla strada giusta...

Violenza, odio, sadismo, sudditanza erotica e fascino del potere criminale: La polizia bussa alla porta è uno dei film degli anni '50 che più esplicitamente si immergono negli aspetti oscuri e laceranti della personalità umana, forzando temi e soluzioni visive del decennio precedente in una ricerca del loro limite estremo [...]

Gangster in 100 film - Renato Venturelli

Titolo Originale: THE BIG COMBO Regia: Joseph H. Lewis Interpreti: Brian Donlevy, Cornel Wilde, Richard Conte, Jean Wallace Durata: h 1.29 Nazionalità: USA 1955



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Jules e Jim (Francois Truffaut,1962)

Nella Parigi del 1912 Catherine s'innamora di due studenti, un francese e un austriaco, legati da una profonda amicizia fondata sull'amore per la letteratura. Sposa il secondo da cui ha una bimba, diventa l'amante del primo e tenta un'impossibile vita a tre. Dal 1° romanzo (1953) del 76enne Henri-Pierre Roché, sceneggiato dal regista con Jean Gruault. È, forse, il film più felice di Truffaut, certamente uno dei più rappresentativi con Jeanne Moreau nel suo personaggio più mitico. L'originalità e la stessa crudeltà della storia vi sono raccontate col massimo di pudore e di misura in dialettica contrapposizione fra trasgressione e norma, tra gioioso lirismo e profonda angoscia di morte. Dolce, nitido, di aerea leggerezza e armoniosa costruzione. Bellissima la fotografia di Raoul Coutard. La canzone "Le tourbillon", che ebbe un certo successo, è cantata da Jeanne Moreau.

Titolo Originale: JULES ET JIM Regia: Francois Truffaut Interpreti: Vanna Urbino, Sabine Haudepin, Boris Bassiak, Therese Marie Dubois, Oskar Werner, Henri Serre, Jeanne Moreau Durata: h 1.50 Nazionalità: Francia 1962



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20 aprile 2014

Un bacio e una pistola (Robert Aldrich, 1955)

Una notte il detective privato Mike Hammer, mentre è alla guida della sua automobile, viene fermato da una ragazza appena fuggita da un manicomio. Mike le dà un passaggio ma subito dopo l’auto viene tamponata e la ragazza muore sul colpo. L’arrivo della polizia federale fa capire a Mike che è in ballo un grosso affare e, con l’aiuto della sua fidanzata Velda, inizia ad indagare sul passato della vittima. Ben presto viene avvicinato da Lily, un’amica della defunta, che, terrorizzata, gli rivela che gli inseguitori cercavano una cassetta in possesso della sua amica, e che è misteriosamente scomparsa. Le indagini di Mike disturbano i malviventi che prima provano ad ucciderlo, poi rapiscono Velda. Ogni volta che Mike sembra ad un passo dal misterioso oggetto, questo scompare, e Lily stessa non è chi dice di essere…

Un classico dei film noir basato da un romanzo di Mickey Spillane. Un bacio e una pistola, diretto da Robert Aldrich, e uno dei fil più apprezzati dalla Nouvelle Vague francese: Truffaut lo considerò il film americano più originale dopo La signora Shanghai, «A guardare un film di tale genere si vive così intensamente che si vorrebbe vederlo durare più ore…», mentre Chabrol lo inserì nei primi dieci film americani. Il film è intriso di violenza improvvisa, le persone vengono picchiate, ammazzate, torturate continuamente. Sotto Charlie Max (Jack Elam) e Sugar (Jack Lambert) provvedono a cambiare i connotati di Hammer (Ralph Meeker)

Titolo Originale: KISS ME DEADLY Regia: Robert Aldrich Interpreti: Ralph Meeker, Albert Dekker, Cloris Leachman Durata: h 1.45 Nazionalità: USA 1955








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Gilda (Charles Vidor, 1946)

La vicenda di Gilda si svolge attorno a un triangolo sentimentale, al cui vertice c’è Rita Hayworth, con la sua conturbante bellezza, esaltata da un look mozzafiato. Rimangono impressi nell’immaginario di tutti i fan della bellissima attrice e ballerina gli appena accennati striptease e le canzoni quali Put the Blame on Mame, così come il ballo improntato sulle note di Amado mio. Questo film apre la strada a una serie di noir dai risvolti più torbidi, proprio per la concretezza e la drammaticità degli eventi.

L’esplosiva Rita Hayworth interpreta il ruolo di Gilda, la moglie del proprietario di un casinò, Ballin Mundson (George Macready), il quale copre con la bisca le attività di alcuni ex nazisti. Il manager e uomo di fiducia del casinò, Johnny Farrell (Glenn Ford), rimane atterrito venendo a sapere che la nuova moglie di Ballin è la sua ex compagna, con la quale ha vissuto momenti estremamente intensi, ma anche devastanti fino al punto di divenire misogino. La situazione si complica quando, a seguito di un omicidio, Ballin fugge e inscena la propria morte. I due ex amanti, credendolo morto, si sposano ma quando Ballin si rifarà vivo…

Titolo Originale: GILDA Regia: Charles Vidor Interpreti: George Macready, Glenn Ford, Rita Hayworth Durata: h 1.50 Nazionalità: USA 1946




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La scala a chiocciola (Robert Siodmak, Usa, 1946)

Nel 1906 in una cittadina del New England uno psicopatico uccide giovani donne che hanno un handicap fisico. La prossima vittima è una ragazza muta (McGuire) che fa la governante in una grande vecchia villa. Dove abita l'assassino. Dal romanzo Some Must Watch di Ethel Lina White, sceneggiato da Mel Dinelli, l'archetipo dei thriller ambientati "in un'antica casa buia" in cui la sequenza del delitto principale si svolge durante una "buia notte tempestosa". Era il tempo in cui la locuzione "serial killer" (assassino periodico) non era stata ancora inventata. Un film perfetto nel suo genere. I primissimi piani dell'occhio dell'assassino al momento di aggredire le sue vittime sono diventati un classico. La circostanza che l'identità dell'assassino sia presto scoperta non diminuisce la suspense. Alla creazione dell'atmosfera, oltre alla germanica maestria di R. Siodmak, contribuiscono Nicholas Musuraca (fotografia), Albert S. D'Agostino e Jack Oley (scene), Roy Webb (musica). Rifatto a Londra come Delitto in silenzio (1975). iL Morandini

Film più d’atmosfera che di contenuto. Siodmak non solo gioca stilisticamente sul contrasto luce/ombra, ma riesce anche a dare forma (con gli artifici e le distorsioni ottiche) alle immagini deliranti del protagonista. Il regista ambienta la vicenda nell’anno 1906 nel New England e, rispettando gli stilemi del giallo, mette l’omicida sullo sfondo e fa esplodere nel finale tutta la sua follia.

Titolo Originale: THE SPIRAL STAIRCASE Regia: Robert Siodmak Interpreti: Dorothy McGuire, George Brent, Ethel Barrymore, Kent Smith, Rhonda Fleming, Gordon Oliver, Elsa Lanchester, Sara Allgood, Rhys Williams, James Bell Durata: h 1.23 Nazionalità: USA 1946




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Nemico pubblico (William A. Wellman, 1931)

Nell’America del 1909, alle soglie del proibizionismo, il ritratto senza reticenze dell’ascesa e della caduta di un gangster, Tom Powers (James Cagney), dall’infanzia trascorsa in un quartiere povero di New York alle prime imprese criminose insieme al suo amico Matt Doyle (Edward Woods), dagli amori travolgenti con la fidanzata Kitty e la bellissima Gwen Allen (Jean Harlow) alla tragica fine per mano di una banda rivale. Interpretato da un vibrante James Cagney, capace di far assumere al personaggio dimensioni eroiche nonostante la sua totale negatività, “Nemico Pubblico” è insieme a “Piccolo Cesare” e “Scarface” il film che rappresenta meglio il genere “gangster movie”.

Nonostante gli anni, il film stupisce per la modernità di recitazione di James Cagney, implacabile con i nemici e tenero con la mamma e per i bei dialoghi, opera di John Bright e Kubec Glasmon due farmacisti di Chicago che divennero sceneggiatori di Cagney e scrissero i suoi quattro successivi film. La scena più famosa, che è entrata nella storia del cinema, è quella in cui Cagney schiaccia un pompelmo in faccia alla fidenzata che si lamenta, il finale, con il cadavere del gangster legato come una mummia e messo davanti alla porta di casa del fratello, è ancora sconvolgente.

Titolo Originale: THE PUBLIC ENEMY Regia: William A. Wellman Interpreti: James Cagney, Jean Harlow, Edward Woods Durata: h 1.24 Nazionalità: USA 1931



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Io sono un evaso (Mervyn LeRoy, 1932)

Antesignano dei film carcerari, questo scottante atto di accusa di Mervyn LeRoy è uno dei più cupi film americani degli anni trenta, un’allucinante testimonianza di come il sistema carcerario possa stritolare un individuo, privarlo delle forze fisiche ma soprattutto quelle morali. Strepitosa la prova di Paul Muni, indimenticabile la scena finale.

Ispirato a un caso vero, quello di Robert E. Burns, il film racconta l’odissea di un veterano della prima guerra mondiale, un uomo comune, condannato ingiustamente e mandato ai lavori forzati nel profondo sud degli Stati Uniti. Evaso una prima volta riesce a rifarsi una vita sotto falso nome ma viene denunciato dalla moglie, si consegna alle autorità in cambio della promessa del perdono, ma una volta tornato in prigione, però, non verrà più rilasciato. Riuscirà a evadere un’altra volta, rassegnandosi per sempre a una vita da fuorilegge.

Titolo Originale: I AM A FUGITIVE FROM A CHAIN GANG Regia: Mervyn LeRoy Interpreti: Paul Muni, Glenda Farrell, Helen Vinson, Noel Francis Durata: h 1.30 Nazionalità: USA 1932



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Lo sconosciuto del terzo piano (Boris Ingster, 1940)

Film all’epoca ignorato e soltanto negli anni sessanta rivalutato, tanto da essere riconosciuto come il primo film noir del cinema americano. Boris Ingter dirige questo thriller giudiziario, capolavoro di estetica filo-espressionista, con uno stile impareggiabile debitore di Lang e Murnau.

La testimonianza del giornalista Mike Ward fa condannare per omicidio un innocente: Il giornalista sperimenterà presto cosa significa rischiare la pena di morte esclusivamente su basi indiziarie. Egli verrà sospettato dell’assassinio di un vicino di casa. Mentre la polizia è occupata a braccarlo, la fidanzata segue le tracce di un losco individuo, uno sconosciuto che vive al terzo piano dello stabile dove è avvenuto il delitto! Titolo Originale: The Stranger on the Third Floor

Regia: Boris Ingster Interpreti: Peter Lorre, Margaret Tallichet, John McGuire, Elisha Cook Jr. Durata: min 64′ Nazionalità: USA 1940





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The Elephant Man (David Lynch, 1980)

Londra, seconda metà dell'Ottocento. A causa di una malattia molto rara, la neurofibromatosi, che gli ha dato sembianze mostruose, il giovane John Merrick viene esposto come "uomo elefante" nel baraccone di Bytes, un alcolizzato che campa sfruttando la sua mostruosità e lo tratta come una bestia. E' qui che Merrick viene scoperto dal dottor Frederick Treves, un chirurgo del London Hospital che convince Bytes a cederglielo per qualche tempo in modo da poterlo studiare e curare. Portato in ospedale e presentato a un congresso di scienziati, John si rivela ben presto agli occhi di Treves come un uomo di intelligenza superiore e di animo raffinato e sensibile. Mentre a lui si interessano sinceramente gli aristocratici londinesi, la principessa Alexandra e la famosa attrice di teatro Madge Kendal, il fuochista dell'ospedale tenta di sfruttare la sua presenza mostrandolo a pagamento a gente in cerca di emozioni. La notte stessa in cui John subisce un'incursione di avvinazzati e di donnine, condotti nella sua stanza dal fuochista, Bytes riesce a entrare non visto e a riprendersi "il suo tesoro", come egli chiama Merrick. Portato sul continente, il poveretto viene di nuovo esibito come una curiosità da baraccone, picchiato e rinchiuso nella gabbia delle scimmie finché, mossi a compassione, alcuni suoi compagni di "lavoro" lo liberano e John, con il volto coperto da un cappuccio, torna a Londra. Ma il destino ha ancora in serbo per lui gioie e dolori.

"(...) Girato a Londra, con un'ottima costruzione ambientale d'epoca, fotografato magnificamente in bianco e nero da Freddie Francis (misconosciuto regista di horrofilm dei primi anni '70), 'The Elephant Man' oscilla tra due registri narrativi, il film dell'orrore, appunto, con le sue fumose atmosfere, e il melodramma, con il suo violento impatto emotivo. Dell'horror raccoglie, oltre che la suggestione dell'ambiente (fumosa, morbosa, gotica, in un décor dove i raffinati orpelli vittoriani stanno cedendo il passo all'incombenza meccanica della società industriale) uno dei temi prediletti: il significato sociale e individuale della mostruosità e il rapporto contraddittorio e sofferto tra 'mostro' e creatore: il dottor Treves, anche se si limita a scoprire l'Uomo Elefante, somiglia molto al barone Frankenstein, pur avendo sostituito parte dell'ardore scientifico con l'umanitarismo medico; dal canto suo. Merrick dilata quella sofferenza e quelle subitanee dolcezze che a tratti si palesavano nella creatura di Frankenstein. E' il melodramma che consente questa progressiva dissoluzione della metafora orrorifica, dando modo ai contrasti emotivi e all'autoconsapevolezza di sé di emergere. Probabilmente questo toglie parte dello spessore problematico e suggestivo al film (soprattutto in confronto al modello ripetutamente citato, "Freaks" di Tod Browning), ma gli conferisce d.'altra parte uno spessore 'sentimentale', di presa sul pubblico, che generalmente i film dell'orrore non hanno". ('Giornale dello Spettacolo': "Proposte d'Essai", a cura della FICE)

Titolo Originale: THE ELEPHANT MAN Regia: David Lynch Interpreti: Anthony Hopkins, Anne Bancroft, John Hurt, John Gielgud, Wendy Hiller, Freddie Jones Durata: h 2,05 Nazionalità: Gran Bretagna 1980



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L'alibi era perfetto (Fritz Lang, 1956)

Un editore di New York è per l'abolizione della pena di morte e i suoi giornali fanno un'accanita campagna contro il Procuratore Distrettuale, accusato di usarla a scopi personali politici. Ispirandosi a un caso insoluto, l'omicidio di una ballerina di night-club, suggerisce a un giornalista, suo futuro genero, di "inventare" se stesso come assassino, costruendo con lui prove e controprove inconfutabili da esibire all'ultimo momento, ma muore in un incidente stradale. La sua fidanzata riesce, però, a scongiurare l'esecuzione capitale. Colpo di scena finale. Prodotto dalla RKO, scritto (due versioni) da Douglas Morrow, fotografia (BN Scope): William Snyder. È il 22° e ultimo film hollywoodiano di Lang. Pur avendo preoccupazioni per il finale, Lang fece modificare lo script, aggiunse _ in 13 inquadrature _ il programmatico inizio dell'esecuzione dall'impassibile realismo, ma ebbe molti scontri col produttore che gli tolse il controllo sul montaggio. Poi dichiarò: "Credo che me ne andrò da questa gabbia di matti". E mantenne la parola. Il film fu poco capito e male trattato dai critici del 1956.

 Titolo Originale: BEYOND A REASONABLE DOUBT Regia: Fritz Lang Interpreti: Dana Andrews, Joan Fontaine, Barbara Nichols Durata: h 1.20 Nazionalità: USA 1956



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Furia (Fritz Lang, 1936)

Nel 1936 Fritz Lang diresse per la Mgm il suo primo film americano: Furia (Fury). Ispiratosi a episodi di linciaggio realmente avvenuti, Lang riuscì a riplasmare i fatti di cronaca non, come succedeva spesso nel cinema di Hollywood, al fine di presentare una versione consolatoria e rassicurante dei fatti, ma per esprimere un proprio universo personale di paure e ossessioni. Il primo progetto cui Lang aveva lavorato in America era stato una sceneggiatura ispirata al Dottor Jekyll e Mr. Hyde, ma il progetto non andò in porto e il regista viennese cominciò a documentarsi sul linciaggio. Nonostante il cambio di argomento, Lang non sfuggì alla suggestione del testo di Stevenson: Joe Wheeler (Spencer Tracy), il protagonista di Furia, è appunto una sorta di dottor Jekyll e Mr. Hyde (curiosamente Tracy avrebbe interpretato il duplice ruolo nel 1941, per Victor Fleming). Wheeler non subisce una trasformazione a causa di una pozione ma per un trauma psicologico: viene arrestato con l’accusa di aver ucciso una bambina e subisce un tentativo di linciaggio. Durante la notte una folla inferocita assale la prigione e la incendia. Assistiamo all’agonia del povero Wheeler, che scompare fra le fiamme – ma non muore. Riesce infatti a scampare al rogo, anche se con qualche ustione. Nessuno è al corrente che Wheeler si è salvato e lui decide di sfruttare la circostanza per vendicarsi: si nasconde e, assistito dai suoi due fratelli, attende che la giustizia faccia il suo corso. Alcuni partecipanti al linciaggio vengono arrestati e processati per omicidio. Wheeler, implacabile, aspetta la loro condanna. Una condanna a morte.

Il Film Noir, Storie americane – Alberto Guerri, GREMESE EDITORE 

Titolo Originale: FURY Regia: Fritz Lang Interpreti: Bruce Cabot, Walter Brennan, Walter Abel, Sylvia Sidney, Spencer Tracy Durata: h 1.34 Nazionalità: USA 1936

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La donna del bandito (Nicholas Ray, 1949)

Questo film poco conosciuto, debutto alla regia di Nicholas Ray, è un noir dall’acceso romanticismo
prodotto dalla RKO. Le tematiche che caratterizzeranno successivamente il cinema di Ray sono già identificabili in questo lavoro, che racconta il destino di un gruppo di giovani disadattati in una società corrotta. Per evitare fraintendimenti, il film si apre con un prologo in cui, illuminata da un fuoco tremolante, una giovane coppia viene presentata: “un ragazzo e una ragazza che non sono mai stati adeguatamente inseriti nel mondo”. Il giovane Bowie (Granger) è un evaso che trova rifugio grazie a Keechie (O’Donnell), la silenziosa figlia del proprietario di una stazione di servizio. La ragazza, che nasconde la sua femminilità con abiti maschili e cappelli scompigliati, prova immediata attrazione per Bowie, che la ricambia. La tensione sessuale tra i due è evidente, ma viene tenuta a bada dalle regole imposte dal Codice Hays, e i momenti intimi della coppia sono sottolineati dal ricorso al brano folk irlandese I Know Where l’m Going. I due, che condividono un passato fatto di madri perfide e padri inetti, sono dipinti come una coppia di giovani innocenti all’inseguimento di un sogno impossibile. Si tratta di una variazione sul tema della coppia in fuga: per Bowie e Keechie il problema non è scappare, bensì dove andare. Bowie fantastica di un avvocato che lo salverà dalle accuse di omicidio che pendono su di lui, ma le sue fantasie sono spazzate via dal battage mediatico che si scatena intorno alla sua evasione e vengono rimpiazzate dal sogno di fuggire in Messico con Keechie. Nonostante la presenza della ragazza, Bowie, guidato da un suo personale codice morale, non riesce a tagliare i ponti con i suoi compari malavitosi. Il film ci ricorda continuamente che essi sono, in fondo, “ladri come noi”.

 101 FILM GANGSTER a cura di STEVEN JAY SCHENEIDER pubblicato da ATLANTE srl

Regia Nicholas Ray Produzione John Houseman Sceneggiatura Nicholas Ray, Charles Schnee (basata sul romanzo Ladri come noi di Edward Anderson) Fotografia George E. Diskant Musica Leigh Harline, Woody Guthrie Interpreti Cathy O’Donnell, Farley Granger, Howard Da Silva, Jay C. Flippen



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La Sanguinaria (Joseph H. Lewis, 1949)

Bart (John Dall), un uomo con la passione per le armi, incontra ad una sagra paesana la bellissima Annie Laurie Starr ( Peggy Cummins) un’abile tiratrice di un circo. I due si innamorano perdutamente e quando vengono licenziati dal capo geloso si danno alla bella vita, ma quando i soldi finiscono si danno alle rapine, sfruttando la loro abilità di pistoleri. Ma per Laurie non è solo un fatto di soldi, è qualcosa di più, si eccita con le sparatorie e l’omicidio è la naturale conseguenza. Braccati dalla polizia finiranno tragicamente la loro fuga sulle montagne, nel paese natio di Bart. L’eccezionalità de La sanguinaria tra la pletora di B- Movies è dovuta alle sue innovazioni estetiche e formali, realizzate nonostante le ristrettezze della produzione – il lungo piano sequenza della rapina alla banca, l’inseguimento nel mattatoio – e alla spietata caratterizzazione della Cummins della psicotica donna fatale. Il tema qui centrale dell’amour fou ebbe grande influenza sul classico di Godard Fino all’ultimo respiro (1960)

Titolo Originale: DEADLY IS THE FEMALE/GUN CRAZY Regia: Joseph H. Lewis Interpreti: Peggy Cummins, John Dall, Berry Kroeger Durata: h 1.22 Nazionalità: USA 1949


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Il Fuorilegge (Frank Tuttle, 1942)

Un’infanzia segnata dall’impiccagione del padre, dalla morte della madre, dalle violenze subite rende Philip Raven (Alan Ladd) un freddo killer, capace delle azioni più crudeli. Molti i personaggi del noir con un’infanzia traumatica come il protagonista di “All’alba non sarete vivi” (Rudolph Maté, 1948) e quello di “Rischiose abitudini” (Stephen Frears, 1990). A favorire la possibilità di un riscatto per Philip è la presenza positiva di Ellen, splendidamente interpretata da Veronica Lake, ancora una volta in coppia con Alan Ladd. Del film, tratto da un romanzo di Graham Greene, esiste un remake, dal titolo “Scorciatoia per l’inferno” (1957), diretto da James Cagney; nella sua unica esperienza dietro la macchina da presa. Forza delle situazioni e dei personaggi, tensione, magia del l’atmosfera, esterni dal vero hanno fatto di “Il Fuorilegge” (This Gun For Hire, 1942) un riferimento del genere “noir” raramente eguagliato e un grande esempio di produzione della Hollywood classica.

Titolo Originale: THIS GUN FOR HIRE Regia: Frank Tuttle Interpreti: Alan Ladd, Veronica Lake, Robert Preston Durata: h 1.20 Nazionalità: USA 1942

Solo chi cade può risorgere (John Cromwell, 1947)


Rip Murdock, un reduce di guerra, torna in patria insieme ad un commilitone. Ma quando i due stanno per essere decorati, l’amico misteriosamente scompare. Murdock si mette allora sulle sue tracce; suppone che sia morto assassinato in un falso incidente ed entra in contatto con la sua donna. In realtà il militare morto era stato coinvolto nell’omicidio del marito di lei, verificatosi in circostanze poco chiare. Cupo e appassionante, il film contiene tutti gli ingredienti tipici del noir: la classica dark lady cinica e fatale, un eroe stanco e disilluso, colpi di scena a non finire, atmosfere oscure e l’inesorabile tragico finale.

Titolo Originale: DEAD RECKONING Regia: John Cromwell Interpreti: Humphrey Bogart, Lizabeth Scott, Morris Carnovsky Durata: h 1.40 Nazionalità: USA 1947








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Viale del tramonto (Billy Wilder, 1950)

Un cadavere galleggia nella piscina di una villa, la voce fuori campo dello sceneggiatore Joe Gillis (William Holden) ripercorre la storia della relazione con Norma Desmond (Gloria Swanson), anziana diva del muto che vive di ricordi, immersa nel culto del passato e nella vana attesa di un ritorno sul set: Covinto a scriverle un sceneggiatura, Gillis ne diventa l’amante, il mantenuto e infine la vittima. Uno dei film più crudeli su Hollywood, su nove nomination vinse l’oscar per la migliore sceneggiatura originale, la colonna sonora e la scenografia.

Titolo Originale: SUNSET BLVD. Regia: Billy Wilder Interpreti: William Holden, Gloria Swanson, Erich von Stroheim, Nancy Olson, Fred Clark, Lloyd Gough, Jack Webb,Cecil B. DeMille Durata: h 1.50 Nazionalità: USA 1950






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720p
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L’ombra del dubbio (Alfred Hitchcock, 1943)

Alfred Hitchcock, unanimemente riconosciuto come il maestro del thriller, soprattutto nel primo periodo della sua carriera, dà un contributo determinante alla successiva codificazione del noir.

Tra gli anni trenta e quaranta infatti, seppur “inconsapevolmente”. dal momento che il noir non godeva ancora dello statuto di genere o di stile, Hitchcock permea i suoi film di elementi “neri”, fin dal gotico Rebecca, la prima moglie (1940) considerato, da una parte della critica, come il primo noir della storia del cinema. La produzione successiva del regista tuttavia, pur mantenendo una vicinanza al noir – da Notorious - L’amante perduta (1946) a Il caso Paradine (1947), da L’altro uomo (1951) a Il ladro (1956) fino a La donna che visse due volte (1958) – si svilupperà all’insegna di una specifica idea della suspense, dove il vero protagonista è lo spettatore, spesso informato dei pericoli nei quali possono incorrere gli ignari personaggi. Personaggi che, a “differenza di quelli del noir, non vengono visti “dal di dentro”, ma restano meri strumenti asserviti alla forte autorialità hitchcockiana.

L’ombra del dubbio si colloca ancora in una zona nera, complice la presenza di figure ambigue e di elementi visivi gotici, tipici della tradizione inglese. Al centro della storia è il malvagio Charles (Joseph Cotten), una forza diabolica, alla quale si contrappone la nipote Charlie (Teresa Wright). La ragazza riconosce nell’amato zio il colpevole degli omicidi di alcune vedove benestanti e viene aiutata da un giovane detective, Jack Graham, che indaga sul caso. Charles si rende conto di essere sospettato dalla nipote e quando viene scoperto, tenta di ucciderla, pagando però con la propria vita l’ultimo folle gesto. Nella città ignara degli eventi le esequie dello zio sono solenni. Charlie e Jack vi assistono consapevoli della verità.

Titolo Originale: SHADOW OF A DOUBT Regia: Alfred Hitchcock Interpreti: Joseph Cotten, Teresa Wright, Macdonald Carey, Hume Cronyn Durata: h 1.48 Nazionalità: USA 1943




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