Basato sul bestseller di Thomas Harris Red Dragon, questo film ha proposto il personaggio dello psichiatra cannibale Hannibal Lecter (Brian Cox) cinque anni prima dell'interpretazione di Anthony Hopkins ne Il silenzio degli innocenti, film vincitore di cinque premi Oscar.
Diretto con atmosfera e stile dal Michael Mann di Heat - La sfida (1995, ma a quel tempo più noto per Miami Vice), Manhunter - Frammenti di un omicidio è incentrato sulla...
Titolo Originale: LE DOULOS Regia: Jean-Pierre Melville Interpreti: Jean-Paul Belmondo, Serge Reggiani, Jean Desailly, Fabienne Dali Durata: h 1.56 Nazionalità: Francia 1962
Liberato di prigione, Maurice si reca da Gilbert, che gli ha ucciso l'amica e si vendica freddandolo. Poi presso la sua amante Thérese viene raggiunto da Silien con il materiale necessario per una rapina. Silien è un vecchio amico di Maurice, di cui egli si fida ciecamente, al contrario dei suoi compagni che pensano si tratti di una spia.
Il commissario Kras della polizia criminale di Wiesbaden indaga su una serie di delitti misteriosi, avvenuti nell'albergo Luxor e attribuiti dalla voce pubblica allo scomparso dottor Mabuse. In particolare le indagini si svolgono su un omicidio, effettuato ocn un ago di acciaio, del telecronista Barter denunciata da un cieco chiaroveggente, Cornelius. Durante la sua inchiesta, Kras scopre che Barter aveva da poco l'appartamento occupato dalla signorina Marion Menil quando questi ha tentato il suicidio, prima di essere salvata dal suo vicino di camera, il miliardario americano Travers. Il commissario interroga anche un altro cliente dell'albergo e dopo varie movimentate avventure e colpi di scena, Kras riesce finalmente a far luce sulla complicata vicenda e a trovare il colpevole.
1) La Donna del ritratto
Fritz Lang (USA, 1944)
As hard as 1939 was for me in making a selection, I think that 1946 was even more difficult. The roster of worthy films from 1939 may have been deeper, but there were always a few frontrunners that distanced themselves from the other possible choices. But I honestly changed my mind on this pick a few times while attempting to begin a review for the next entry.
2) La Fiamma del peccato
Billy Wilder (USA, 1944)
As hard as 1939 was for me in making a selection, I think that 1946 was even more difficult. The roster of worthy films from 1939 may have been deeper, but there were always a few frontrunners that distanced themselves from the other possible choices. But I honestly changed my mind on this pick a few times while attempting to begin a review for the next entry.
La fiamma del peccato - Billy Wilder (USA, 1944) As hard as 1939 was for me in making a selection, I think that 1946 was even more difficult. The roster of worthy films from 1939 may have been deeper, but there were always a few frontrunners that distanced themselves from the other possible choices. But I honestly changed my mind on this pick a few times while attempting to begin a review for the next entry.
2) La Fiamma del peccato
Billy Wilder (USA, 1944) As hard as 1939 was for me in making a selection, I think that 1946 was even more difficult. The roster of worthy films from 1939 may have been deeper, but there were always a few frontrunners that distanced themselves from the other possible choices. But I honestly changed my mind on this pick a few times while attempting to begin a review for the next entry.
Titolo Originale: MANHUNTER Regia: Michael Mann Interpreti: William L. Petersen, Tom Noonan, Joan Allen, Kim Greist, Brian Cox Durata: h 1,57 Nazionalità: USA 1986
Uno dei thriller più carichi di tensione e inquietanti degli anni Ottanta, basato sul bestseller di Thomas Harris Red Dragon, questo film ha proposto il personaggio dello psichiatra cannibale Hannibal Lecter cinque anni prima de Il silenzio degli innocenti, diretto da Jonathan Demme.
Diretto con atmosfera e stile dal Michael Mann di Heat - La sfida (1995, ma a quel tempo più noto per Miami Vice), Manhunter - Frammenti di un omicidio è incentrato sulla figura dell'agente dell'FB1 Will Graham (William Petersen), andato in pensione a causa di un esaurimento nervoso, che viene convinto a tornare al lavoro: il suo talento straordinario nell'investigare la psiche degli assassini può essere utile a scovare un serial killer particolarmente crudele. Per farlo, però, Graham dovrà rivolgersi a Lecter, l'ultimo uomo che ha catturato e rinchiuso in prigione, anche se sono stati proprio i giochi psicologici di quest'ultimo a mettere in pericolo la salute mentale di Graham.
Melville rifà il cinema nero made in USA con grande talento in un racconto che è un pudico elogio dell'amicizia virile. Raffinato artigianato, ottimi attori. Una frase (troncata) di Céline, scelta come epigrafe, offre la chiave del film: "Bisogna scegliere: morire ... o mentire?". "È un'amara riflessione sulla menzogna" (C. Beylie). Uno dei pochi ruoli negativi di Belmondo.
L'immagine della Morte dal volto pallido e vestita di nero che gioca a scacchi sulla spiaggia con un crociato esausto e pieno di domande è penetrata nel profondo della memoria collettiva dei cinefili come King Kong sulla cima dell'Empire State Building, Humphrey Bogart che respinge Ingrid Bergman all'aereoporto, Janet Leigh pugnalata nella doccia o l'Incrociatore imperiale. Questa scena dal film svedese Il settimo sigillo riassume il momento, l'entusiasmo e l'impatto che ebbe un nuovo tipo di cinema quando le certezze di Hollywood stavano sgretolandosi: come spiegare altrimenti le parodie e i riferimenti che ricorrono in film differenti come Lo maschera della morte rossa (1964) di Roger Corman, Amore e guerra (1975) di Woody Allen, Last Action Hero - L'ultimo grande eroe (1993) di John McTiernan e Un mitico viaggio (1991) di Peter Hewitt, nell'ultimo dei quali la Morte gioca a Twister?
È un peccato che nell'immaginario collettivo questa scena sia giunta a rappresentare l'intero film. Dà la sensazione che l'opera sia apertamente solenne, una sorta di archetipo cinematografico di serietà e artisticità. Il realtà Il settimo sigillo, sebbene affondi le radici nei grandi temi del miglior periodo di Bergman, è un film giocoso e spesso comico, una favola medievale influenzata dall'entusiasmo del regista per i film di samurai di Akira Kurosawa. L'intenzione è quella di celebrare piaceri semplici quanto di rivelare compiessi tormenti.
Antonius Block (Max von Sydow), di ritorno dopo dieci anni da una sanguinosa crociata iniziata da un truffatore che ora si mantiene derubando i cadaveri, sente che la sua fede in Dio è un malanno da cui l'umanità dovrebbe guarire. Con il suo scudiero (Gunnar Björnstrand), un compagno di discussioni piuttosto che un aiutante, Block incontra la morte nella forma di un corpo deturpato dalla peste prima di incontrare l'implacabile Mietitrice. La partita a scacchi giocata dalla Morte e dal cavaliere ha in palio la vita del crociato ma simboleggia i suoi sentimenti verso Dio, la religione e l'umanità. Alla fine, l'alternativa giunge da una Sacra famiglia sui generis - un saltimbanco (Nils poppe), sua moglie sensualmente terrena (Gunnel Lindblom) e il loro innocente figliolo - che Block salva dalla peste unendosi volontariamente alla danza della Morte che pretende personaggi più corrotti e venali.
Se il cavaliere, che è costantemente tormentato da interrogativi su Dio e il vuoto (egli visita persino una presunta strega sul punto di essere bruciata per chiederle cosa sappia il diavolo di Dio), rappresenta un lato di Bergman, l'ingenuo girovago bonariamente rimproverato dalla sua pratica consorte ne rappresenta un altro, alla ricerca della redenzione nell'onesto intrattenimento e spaventato quando il suo innocente spettacolo viene eclissato da quello orribile - e approvato dalla Chiesa - di una folla di penitenti flagellati e torturati. Bergman prova sempre rabbia e tristezza per le cattiverie umane, specialmente quando sottostanno a presupposti religiosi, ma il film celebra anche l'amore fisico e spirituale, l'espressione artistica collettiva, il mangiare e il bere e la bellezza della natura. KN
Titolo Originale: DET SJUNDE INSEGLET Regia: Ingmar Bergman Interpreti: Gunnar Björnstrand, Bengt Ekerot, Nils Poppe, Max von Sydow, Bibi Andersson, Inga Gill, Maud Hansson Durata: h 1.36 Nazionalità: Svezia 1957
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La cruda violenza sessuale e l'impressionante ritratto di Dennis Hopper nei panni di uno psicopatico sadico che tiene in ostaggio la famiglia di una cantante per maltrattarla brutalmente ha provocato un uragano di controversie intorno a questo film oscuro, inquietante e irreale di David Lynch. La descrizione di Lynch della crudeltà, della perversione e dell'orrore che stanno appena sotto la superficie nell'America del ceto medio è spietata e avvincente. Velluto blu combina il mistero all'ironia e alla satira sulla cultura americana con un tono originale, allegro e leggermente stilizzato. Lo stesso mix vincente di stranezze inquietanti e oggetti familiari, dell'artistico e del commerciale, ha fatto della serie televisiva Twin Peaks il fenomeno culturale del 1990, generando numerose imitazioni.
Kyle MacLachlan e Laura Dern sono affascinanti nei ruoli di Jeffrey Beaumont e Sandy Williams, i giovani ingenui coinvolti nella macabra relazione fra il pazzo sequestratore omicida interpretato da Hopper (fra gli psicotici più indimenticabili del grande schermo) e la malconcia Dorothy Vallens (una coraggiosa Isabella Rossellini), la tormentata cantante di cabaret alla mercé di Booth, il quale tiene prigionieri suo marito e suo figlio. Lumberton è una qualunque cittadina americana, assolata, monotona, con i prati e le aiuole ben curati, una zona industriale e un anonimo ristorantino dove Jeffrey e Sandy uniscono le forze in qualità di detective dilettanti mentre tra di loro sboccia l'amore. Ma tutto è alquanto irreale: dalla scoperta di un orecchio umano in un prato da parte del curioso studente Jeffrey, alla sua ambigua lotta contro la criminalità, fino alla sua implicazione in uno strano disegno di morte.
La scena in cui Jeffrey, nascosto nell'armadio, è testimone dello stupro di Dorothy che indossa un abito blu è assolutamente controversa, ma anche un classico esempio del sangue freddo di Lynch. L'utilizzo ingegnoso di innocue ballate pop - la più ossessionante è quella del titolo originale, Blue Velvet - a integrare la colonna sonora da brivido di Angelo Badalamenti fa aumentare la suspense. AE
Titolo Originale: BLUE VELVET Regia: David Lynch Interpreti: Kyle MacLachlan, Dennis Hopper, Isabella Rossellini, Laura Dern, Dean Stockwell, Jack Nance, Brad Dourif, Hope Lange Durata: h 2,00 Nazionalità: USA 1986
Titolo Originale: ORDET Regia: Carl Theodor Dreyer Interpreti: Ann Elisabeth Rud, Birgitte Federspiel, Henrik Malberg, Preben Lerdorff Rye Durata: h 1.59 Nazionalità: Danimarca 1955
Opera straordinaria e probabilmente migliore risultato del grande regista, l'adattamento di Carl Theodor Dreyer della commedia di Kaj Munk è davvero una rarità cinematografica.
Con scarsità di mezzi e nessun effetto speciale, Ordet riesce a convincere il pubblico che un miracolo possa accadere davvero. Il film racconta la storia dei Borgen, una famiglia di contadini uniti e amorevoli ma minacciati da tensioni interne, soprattutto a causa dell'indocile carattere di uno dei fratelli maggiori, che sembra aver perso la ragione dopo gli approfonditi studi di teologia. Non tutti però pensano che Johannes (Preben Lerdorff Rye) sia pazzo, e quando Inger (Birgitte Federspiel), la moglie di un altro fratello, muore, il figlio gli chiede di resuscitarla, cosa che Johannes farà per davvero alla fine del film. Di fatto, Dreyer lascia decidere allo spettatore se il riaprire gli occhi della donna sia semplicemente una questione spiegabile scientificamente o piuttosto frutto della forza della fede, ma la scena è straordinariamente potente, proprio perché il regista non dà spiegazioni né accentua il meccanismo drammatico del film: la scena persuade per il suo tono di quiete e per tutto ciò che la precede.
Per molti aspetti questo è davvero il più "realistico" o "naturalistico" dei film che riguardano il potere della fede, dell'amore (in tutti i sensi) e dell'ultraterreno; Dreyer evita ogni trucco. Se le consumate ma ancora bellissime immagini in bianco e nero di Henning Bendtsens donano al cottage e ai campi dei Borgen una brillante qualità, i lunghi piani sequenza dal ritmo lento di Dreyer e la regia essenziale possono far pensare che il film sia un ordinario "dramma da camera". Solo la voce un po' infantile di Johannes pare strana, facendo dubitare della sua sanità mentale. La grandezza di Ordet si trova qui: quando avviene il "miracolo", il film ha già guadagnato il rispetto del pubblico per il suo carattere intimista: capiamo le persone sullo schermo perché le loro azioni, le emozioni, i pensieri e i dubbi sono i nostri. Quando Inger riapre gli occhi, siamo stupiti, felici, veramente sorpresi, proprio come i personaggi del film. Anche se Ordet non converte alla fede, siamo certi di aver assistito a un momento di arte cinematografica al suo grado più alto. GA
1001 FILM - I GRANDI CAPOLAVORI DEL CINEMA - a cura di STEVEN JAY SCHNEIDER - pubblicato da ATLANTE srl
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Titolo Originale: BOUDU SAUVÉ DES EAUX Regia: Jean Renoir I nterpreti: Michel Simon, Charles Granval, Marcelle Hainia Durata: h 1.30 Nazionalità: USA 1932 Con Boudu salvato dalle acque, Renoir, al suo undicesimo film, viene scelto da Michel Simon, che aveva deciso di produrre questo adattamento di una commedia di René Fauchois. La coppia aveva già lavorato insieme tre volte, entrambi avevano alle spalle lo stesso numero di anni di cinema ed erano personalità emergenti con un grande senso di libertà e un desiderio di esplorare territori sconosciuti.
Con Boudu salvato dalle acque, Renoir, al suo undicesimo film, viene scelto da Michel Simon, che aveva deciso di produrre questo adattamento di una commedia di René Fauchois. La coppia aveva già lavorato insieme tre volte, entrambi avevano alle spalle lo stesso numero di anni di cinema ed erano personalità emergenti con un grande senso di libertà e un desiderio di esplorare territori sconosciuti.
Come una mostruosa Venere, il vagabondo Boudu rinasce dalle acque, riportato a una vita che voleva abbandonare dalla gentilezza e dalla generosità della ricca famiglia Lestingois. Viene spontaneo fare paragoni con situazioni simili del più famoso personaggio di Charlie Chaplin. I due vagabondi hanno molto in comune: il senso di sopravvivenza, la relazione amorale con le norme sociali, la focalizzazione del divario ricchi-poveri e l'impellente bisogno sessuale. Ma sono le differenze che rivelano la qualità della ricetta di Renoir e Simon: il richiamo e la rottura delle regole del teatro borghese, il corpo e la dizione dello stesso Simon - uno dei più grandi attori francesi dell'epoca, già protagonista de La cagna un anno prima.
Nel personaggio di Boudu, la voce e la presenza fisica si fondono insieme come un'eruzione di carnalità, un'affascinante dissonanza che disturba il felice quartetto di violini nella casa piena di bella gente che spera che il mondo continui a girare allo stesso modo. L'estremo ritorno di Boudu a una primavera arcaica non è solo il sorridente ribaltamento di un racconto ma simboleggia anche la faticosa continuità tra il passato più remoto e il futuro verso cui scorre il fiume. J-MF
Titolo Originale: BOUDU SAUVÉ DES EAUX Regia: Jean Renoir Interpreti: Michel Simon, Charles Granval, Marcelle Hainia Durata: h 1.30 Nazionalità: USA 1932
1001 FILM - I GRANDI CAPOLAVORI DEL CINEMA - a cura di STEVEN JAY SCHNEIDER - pubblicato da ATLANTE srl
Da un racconto di Leo Rosten. Bellissima e psicopatica fa perdere la testa a un medico di San Francisco, uccide il marito, fa ricadere la colpa su di lui e lo convince a fuggire in Messico con lei. Destinato a lanciare l'ultima scoperta di Howard Hughes _ F. Domergue _ e accolto tiepidamente da pubblico e critica, è un noir RKO convenzionale con un R. Mitchum, reduce dalla galera per possesso abusivo di marijuana, nel ruolo familiare di ingenuo credulone che cade nella rete di una verace dark lady. iL Morandini
Un "nero" d'atmosfera con tutte le carte in regola: dallo script alla regia, passando per un cast di gran classe.
Titolo Originale: WHERE DANGER LIVES Regia: John Farrow Interpreti: Robert Mitchum, Claude Rains, Maureen O'Sullivan, Faith Domergue, Charles Kemper Durata: h 1.24 Nazionalità: USA 1950
In seguito a un'ingiusta accusa che fu rivolta a sua madre, una donna ha crisi di cleptomania che le causano infelicità e problemi. Melodramma psicologico "nero" in perfetto stile RKO, interessante per la complessa costruzione con i flashback a scatole cinesi fino all'ultimo che svela la verità e per il racconto fatto da una terza e persino da una quarta persona. L. Day è ottima in un personaggio che anticipa, con minore affettazione, la protagonista di Marnie di Hitchcock. Se non uno stile, J. Brahm aveva una maniera. Bianconero dell'ottimo Nicholas Musuraca. R. Mitchum ha la parte di un pittore suicida. iL Morandini
Impareggiabile per l’originalissima struttura narrativa a gomitolo che si svolge alternativamente avanti e indietro nel tempo, il film, intenso, carico di suspense e di struggente passione, ruota intorno alla straordinaria figura di Nancy (Laraine Day) che, dimentica dei furti compiuti e delle bugie che racconta, da vera dark lady, prima spinge al suicidio Norman (Robert Mitchum) e successivamente Harry (Brian Aherne) alla disperazione.
Titolo Originale: THE LOCKET Regia: John Brahm Interpreti: Robert Mitchum, Gene Raymond, Brian Aherne, Laraine Day Durata: h 1.26 Nazionalità: USA 1947
Protagonisti di questo dramma criminale tratto dal romanzo The Chair for Martin Rome di Henry Helseth e sceneggiato da Richard Murphy, sono il gangster Martin Rome (Conte) che ha ucciso un poliziotto in uno scontro a fuoco, un avvocato disonesto(Kroeger) che gli ha rifiutato il denaro necessario per una fuga in Sudamerica e il tenente Candella (Mature) che gli dà la caccia, cercando anche di recuperare gioielli rubati. L'epilogo sanguinoso avviene in una chiesa. Sono importanti anche i personaggi di contorno, soprattutto nel reparto femminile, e la descrizione del quartiere italoamericano, senza stereotipi. Pur non trovandosi a suo agio in esterni autentici, Siodmak cerca di conciliare il noir di taglio espressionista che gli era abituale e la tendenza allo stile semidocumentario in voga nel dopoguerra a Hollywood. Ci riesce in parte, ma comunque il prudente rifiuto del manicheismo, la complessità della tematica, il disegno dei personaggi garantiscono la qualità del prodotto. 1° film di D. Paget. Per una pruderie di eredità fascista il cognome del gangster è diventato Rosky nell'edizione italiana. Rifatto da J. Giovanni con Sola andata (1970). iL Morandini
Andando a lavorare alla 20th Century Fox, anche Siodmak dovette adattarsi ai principi del poliziesco semidocumentaristico tipico della compagnia, rinunciando alle riprese in studio per girare on location. Lo fece però a modo suo. Gran parte di L'urlodella città si svolge infatti in interni, che rispecchiano solo un maggior realismo rispetto alle, abitudini del regista: una grande corsia d'ospedale, una stanza luminosa nell'infermeria, la casa di «Mamma Roma» che testimonia tutta l'angustia e la miseria dell'ambiente italoamericano. Al massimo, Siodmak ricorre all'uso di rumori fuori campo (lo sferragliare di una metropolitana indica la povera vita di quartiere), e quando finalmente ambienta in strada un'ampia sequenza è per scendere in una via notturna, con luci al neon intermittenti e marciapiedi bagnati: «ho bisogno di luce», griderà significativamente il medico chiamato a curare in auto Richard Conte ferito. [...] Tra le sequenze memorabili: il pezzo di bravura della fuga di Conte dal carcere, ma anche l'impietoso esame dei medici immigrati o l'ingresso in scena della corpulenta massaggiatrice (Hope Emerson, la carceriera sadica di Prima colpa). Tra le immagini: Mature riconosciuto per l'ombra del cappello in casa Rome, il viso da Madonna di Debra Paget in chiesa, la sedia che gira a vuoto dopo che il corpo dell'avvocato ucciso è scivolato a terra.
da POLIZIESCO AMERICANO IN CENTO FILM di RENATO VENTURELLI
Titolo Originale: CRY OF THE CITY Regia: Robert Siodmak Interpreti: Shelley Winters, Victor Mature, Debra Paget, Richard Conte Durata: h 1.37 Nazionalità: USA 1948
I poliziotti Jim (Robert Ryan), Daly (Charles Kemper) e Santos (Anthony Ross) percorrono in auto, di notte, le strade di New York; il loro è un mondo desolante, fatto di piccoli criminali, indagini e pestaggi per ottenere informazioni. Dei tre è Jim a soffrire di più; non riesce infatti a dare un senso a questo tipo di vita e reagisce assumendo un comportamento schivo e violento. Per questo motivo viene allontanato dal Dipartimento e inviato dal suo capo in un paese di montagna, per catturare il colpevole dell'omicidio di una ragazza. Le indagini si concentrano su un giovane mentalmente disturbato, Danny (Summer Williams), fratello di Mary (Ida Lupino), una donna cieca che accoglie in casa Jim e il padre della giovane uccisa. Sarà Mary a permettere al poliziotto di catturare il fratello, destinato però a morire precipitando da una collina, durante un inseguimento. Se il destino di Danny è segnato, una speranza ci sarà per Jim, grazie al sentimento di tenerezza e amore suscitato nel suo cuore da Mary. Così il protagonista, un cupo Robert Ryan, troverà proprio nella fuga dalla dimensione alienante della città la sua salvezza. La colonna sonora di Bernard Hermann, collaboratore di Alfred Hitchcock, amplifica il senso lirico del film: da notare l'utilizzo del corno nelle scene di inseguimento e della viola in occasione degli incontri tra Jim e Mary. Nel 1954 Nicholas Ray firmerà uno dei capolavori del cinema western, Johnny Guitar, film nel quale, come in Neve rossa, spiccano personaggi emarginati, spesso sconfitti dalla vita, disperati e in fuga.
Titolo Originale: ON DANGEROUS GROUND Regia: Nicholas Ray, Ida Lupino Interpreti: Robert Ryan, Ward Bond, Ida Lupino Durata: h 1.22 Nazionalità: USA 1952
Il capitano della polizia McQuigg non si rassegna alla corruzione che lo circonda, ed è deciso a incastrare il gangster Nick Taylor, abituato da anni a spadroneggiare in città. A sua volta Taylor deve però fare i conti anche con l'organizzazione criminale decisa a imporre metodi meno violenti per avere meno problemi e controllare più agevolmente le cariche pubbliche. Nonostante il procuratore distrettuale sia agli ordini dei gangster, che gli hanno promesso l'elezione a giudice, McQuigg riesce egualmente a incastrare Taylor.
Il film doveva essere diretto da Sam Fuller, la cui sceneggiatura non era però piaciuta alla produzione. Fu perciò scelto John Cromwell, che aveva recitato la pièce originaria insieme a Edward G. Robinson.
da GANGSTER IN CENTO FILM di RENATO VENTURELLI
Titolo Originale: THE RACKET Regia: John Cromwell Interpreti: Lizabeth Scott, Robert Ryan, Robert Mitchum Durata: h 1.26 Nazionalità: USA 1952
Lo sceneggiatore John Paxton riadatta per questo film di Edward Dmytryk una storia tratta dal romanzo di Richard Brooks The Brick Foxhole. Dmytryk , reduce dal successo ottenuto appena l’anno precedente con Anime ferite, aveva bisogno di una storia che riprendesse vagamente gli stessi temi, il ritorno dei soldati in patria dopo il secondo conflitto mondiale, il loro sbandamento e i problemi sociali e psicologici legati al reinserimento nella vita di tutti i giorni. Il film, dalle atmosfere cupe tipiche del noir, fonde le vicende investigative con una riflessione e una forte condanna dell’antisemitismo. È la storia di quattro reduci tornati in patria, a San Francisco, che rimangono coinvolti nella misteriosa morte di Samuels (Sam Levene), un altro soldato che li aveva invitati a una festa: il vero omicida, il sergente Montgomery (Robert Ryan), violento e antisemita, cerca di far ricadere la colpa sui suoi commilitoni, e specialmente su Keeley (Robert Mitchum), che viene abilmente incastrato. Toccherà a un investigatore, Finlay, interpretato con efficacia da Robert Young, organizzare una micidiale trappola per smascherare il vero colpevole. Il film, sorprendentemente realizzato in meno di un mese, è considerato uno dei migliori dell’autore, un docu-noir stilisticamente vicino al neorealismo italiano ed esplicito nel lanciare accuse contro ogni forma di razzismo.
Titolo Originale: CROSSFIRE Regia: Edward Dmytryk Interpreti: Robert Mitchum, Gloria Grahame, Robert Young, Robert Ryan, Paul Kelly, Jacqueline White, George Cooper, Sam Levene Durata: h 1.26 Nazionalità: USA 1947
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La serie di film di spionaggio anticomunisti apparsa all'inizio della Guerra fredda produsse anche un capolavoro: Mano pericolosa. Un borseggiatore si trova a scegliere tra il patriottismo e il profitto dopo aver rubato un microfilm top secret. Mano pericolosa trascende il suo sottogenere grazie a uno stile dinamico e alla realistica rappresentazione della vita dei bassifondi di New York. Il regista Samuel Fuller mostra un numero prodigioso di invenzioni stilistiche, trovando idee visive innovative per quasi ogni scena. L'ingrediente principale è il primo piano, con la macchina da presa che si scaglia sulla faccia degli attori con così tanta aggressività, che è quasi possibile vedere il loro fiato che appanna l'obiettivo. Questa profusione di primi piani segnala la maggiore importanza attribuita alla dimensione interiore rispetto a quella ideologica, l'attenzione per le azioni motivate non da idee astratte ma dall'amore, dalla lealtà e, sul piano più intimo, dalla colpa.
Gli attori protagonisti non hanno mai recitato meglio: lo sfacciato e cinico Richard Widmark, la sciocca Jean Peters, la spia sudata Richard Kiley, e, soprattutto, l'informatrice Thelma Ritter. La scena più sensazionale vede una Ritter esausta di fronte al killer interpretato da Kiley. In un film così devoto alla sfera personale, è normale che la più grande paura della donna non sia la morte in sé ma una tomba al cimitero dei derelitti, come afferma in una delle battute del film: "Essere sepolta a Potter Field mi ucciderebbe". MR
Titolo Originale: PICKUP ON SOUTH STREET Regia: Samuel Fuller Interpreti: Richard Widmark, Jean Peters, Thelma Ritter, Richard Kiley, Roger Moore Durata: h 1.13 Nazionalità: USA 1953
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Nel 1623, Anne (Movin), scopre che il marito, il pastore della comunità Absalon Pederssøn (Thorkild Roose), aveva salvate dall'accusa di stregoneria sua madre in cambio della mano della figlia. La donna subisce il fascino delle arti magiche e diventa l'amante di Martin (Preben Lerdorff Rye), figlio di primo letto del pastore, poi in un momento di sconforto per la sua umiliante vita confessa il tradimento ad Absalon: questi muore e la suocera (Sigrid Neiiendam) la accusa di stregoneria. Quando scoprirà che il giovane Martin non la difende, si autoaccusa di ogni crimine e si prepara al rogo, Tratto dal dramma del norvegese Hans Hans Wiers-Jenssens e girato mentre i nazisti occupavano la Danimarca, questo film è prima di tutto una dolente parabola sull'intolleranza e la superstizione. Ma anche un'acuta riflessione sull'impossibilità di attribuire schematicamente colpe e assoluzioni: ogni personaggio, e Anne in primo luogo, manifesta una personalità ambigua e condrattittoria, che non permette allo spettatore di dare giudizi certi. Certa e solo la condanna al dolore, unico mezzo possibile per raggiungere purezza e chiarificazione (che Dreyer sintetizza nel volto tormentato di Lisbeth Movin, e il peso dell'orrore, di cui si è insieme vittime e responsabili (come nella scena finale in cui Anne, circondata da chierichetti salmodianti, decide di confessare).
il Mereghetti
Titolo Originale: VREDENS DAG Regia: Carl Theodor Dreyer Interpreti: Thorkild Roose, Lisbeth Movin, Sigrid Neiiendam, Preben Lerdorff Rye, Anna Svierkier, Albert Høeberg, Olaf Ussing Durata: h 1.33
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Dal romanzo None So Blind di Mitchell Wilson. Traumatizzato dalla guerra, un ufficiale di Marina incontra sulla spiaggia la moglie di un pittore cieco e ne rimane affascinato. Scoperta la relazione tra i due, il pittore dà fuoco alla casa. L'ufficiale li salva; lei resta col marito. 6° e ultimo film hollywoodiano di Renoir. La durata insolitamente breve si spiega con i tagli voluti dai responsabili della RKO (spaventati dall'erotismo esplosivo delle scene tra Ryan e la Bennett) che imposero anche la posticcia lieta fine. Quel che rimane è un noir con donna fatale come tanti, anche se frammentario e qua e là illuminato da passaggi onirici. Secondo uno dei pochi critici francesi che ne presero le difese, è un "film atemporale, puramente astratto, che esige una lettura di secondo grado alla luce della psicanalisi". Il fiasco pose fine all'avventura americana del regista. Il produttore Darryl Zanuck commentò: "Renoir ha molto talento, ma non è dei nostri". Un bell'epitaffio.
Un film di Jean Renoir. Con Robert Ryan, Charles Bickford, Joan Bennett, Irene Ryan Titolo originale The Woman on the Beach. - USA 1947
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Il malvagio ipnotizzatore David Korvo incontra in un grande magazzino Anna William, malata di cleptomania e moglie di un noto psicologo. Korvo la convince ad abbandonarsi ai suoi poteri paranormali e lei accetta, illusa di guarire. Ma il progetto di Korvo è un altro: tramite Anna egli spera di recuperare un disco con dati compromettenti per lui ora nelle mani del marito della donna. Recupera il disco e riesce anche a sbarazzarsi di una sua vecchia amante, facendo ricadere la responsabilità dell'omicidio su Anna. Ma il marito di questa, che partecipa alle indagini della polizia, lo smaschererà.
Un film di Otto Preminger. Con José Ferrer, Gene Tierney, Richard Conte Titolo originale Whirlpool. - USA 1949
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La donna fantasma è un ottimo esempio di noir girato totalmente in studio, diretto col sapiente tocco espressionista del regista tedesco Robert Siodmak. La storia è tratta dall’omonimo romanzo di Cornell Woolrich e racconta la persecuzione di un uomo, Scott Henderson (Alan Curtis), accusato di uxoricidio. L’uomo è innocente e il suo alibi è una donna con la quale ha trascorso l’intera serata dell’omicidio. Ma di lei non ricorda nulla se non un vistoso cappello. Rinchiuso in cella e disperato, viene aiutato dalIa sua segretaria, Kansas (Ella Raines), a ritrovare colei che può scagionarlo. Incerto sull’effettivo svolgimento della serata, probabilmente confuso dalla permanenza in carcere, Scott si interroga sulla reale esistenza della donna e sul rischio di averla semplicemente sognata.
Asfalto bagnato, ombre incombenti e illuminazioni incerte confondono lo spettatore, catapultandolo in un’atmosfera dai toni alterati, dove anche le prospettive sono deformate. La storia sembra risolversi con l’assoluzione di Scott, ma il finale inatteso insinua nello spettatore il dubbio che l’intera vicenda sia stata realmente l’articolato sogno di un assassino.
La donna fantasma, nato come un B-movie, realizzato con mezzi ridotti, è il primo noir prodotto dalla Universal e rappresenta il primo grande successo di Robert Siodmak negli Stati Uniti.
Titolo Originale: PHANTOM LADY Regia: Robert Siodmak Interpreti: Franchot Tone, Ella Raines, Alan Curtis, Elisha Cook jr., Aurora Durata: h 1.27 Nazionalità: USA 1944
Fino al 1962, Quarto potere, l'indimenticabile film di esordio di Orson Welles, figurava in cima alla classifica dei migliori film redatta dai critici della rivista Sight & Sound. Nel 1998, l'American Film Institute lo nominò il più grande film di tutti i tempi. Esso ha inoltre meritato il premio come Miglior film dal Film Critic Circle di New York e dal National Board of Review, e vinto un Oscar per la sceneggiatura. La leggenda di Quarto potere è stata alimentata sia dal fatto che, quando lo diresse, Welles aveva solo ventiquattro anni, sia dal confronto tra il suo protagonista e il magnate dell'editoria William Randolph Hearst, che mosse mari e monti per fermare la realizzazione del film e, non riuscendovi, tentò di screditarlo. Ma al di là dei titoli che può esibire, Quarto potere è di straordinario interesse e importanza per innumerevoli ragioni.
Il film racconta una grande storia: Charles Foster Kane (interpretato in modo brillante dallo stesso Welles) è nato povero, ma diviene ricco grazie a una miniera d'oro che sua madre riceve in eredità. Inizia a mettere in piedi un impero di giornali e radio populisti, sposando anche la nipote di un presidente americano e candidandosi a governatore. La conquista di un più solido potere viene però ostacolata. Man mano che Kane perde terreno diventa violento con le donne: prima con sua moglie, poi con la governante. Muore, praticamente solo, in una sorta di castello mai terminato, vagheggiando la semplicità della sua gioventù. Saldamente ancorato alla tradizione populista del New Deal, Quarto potere ribadisce che i soldi non possono comprare la felicità descrivendo però un mondo altamente prosaico, quasi come quello dei romanzi di Dickens.Il film inizia con la morte di Kane, e con la sua ultima enigmatica parola "Rosabella". Un gruppo di intrepidi reporter prova a scoprire il senso di quel termine e intervista molte delle conoscenze di Kane; la sua vicenda è quindi raccontata per flashback, secondo i diversi punti di vista degli intervistati.
La complessità narrativa del film, senza mai violare la continuità e il criterio di causalità caro a Hollywood, è un notevole tour de force. Per questo parte della critica ha affermato che la genialità del film dipende dal lavoro dello sceneggiatore Herman J. Mankiewicz più che da quello del ragazzo prodigio Wells. Il vero potere del film, tuttavia, sta nelle sue riprese: Gregg Toland sviluppò una tecnica per cui primo piano, mezzo campo e sfondo risultavano tutti a fuoco allo stesso tempo, permettendo all'occhio di scrutare ogni parte dell'inquadratura. Ai suoi tempi questa tecnica fu criticata perché rendeva palese il lavoro della macchina da presa, in diretta violazione dei codici della cinematografia della Hollywood classica, per la quale la buona tecnica fotografica doveva restare invisibile. Anche secondo gli standard di oggi, le riprese di Quarto potere sono assolutamente indimenticabili. MK
1001 FILM - I GRANDI CAPOLAVORI DEL CINEMA - a cura di STEVEN JAY SCHNEIDER - pubblicato da ATLANTE srl
Titolo Originale: CITIZEN KANE Regia: Orson Welles Interpreti: Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore, Ruth Warrick, Agnes Moorehead, Ray Collins, Erskine Sanford, Everett Sloane, William Alland, Paul Stewart Durata: h 1.59 Nazionalità: USA 1941
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Grazie a LA PAGINA DI RANMAFAN
Alla periferia di Parigi sorge il collegio maschile Delassalle, un modesto collegio, che però gode di un'ottima reputazione. Il suo direttore, Michel Delassalle, ex campione sportivo, é noto per la sua severità: non solo gli alunni, ma anche gli insegnanti devono sottomettersi senza discutere alla sua tirannia. Del corpo insegnante fa parte anche la bella e giovane moglie del direttore, Cristina; col suo denaro Mlchel ha fondato a suo tempo il collegio. Anche Nicole Horner, un'insegnante espulsa dalle scuole statali, comprende fin dal suo arrivo che è impossibile opporsi alla prepotenza di Michel. Essa, diviene l'amante del direttore, che la aizza contro la propria moglie. Ma Cristina e Nicole soffrono entrambe per i maltrattamenti di Michel, cosicché alla fine le due rivali divengono alleate e decidono di liberarsi del loro comune nemico. Per ucciderlo esse architettano un piano, che verrà attuato in una casa isolata a Niort, dove le due donne trascorrono alcuni giorni di vacanza. Con una telefonata Delassalle viene attirato nel tranello e quando giunge Cristina gli offre un liquore, in cui ha versato del narcotico. Bevutolo, Delassalle sviene, é trascinato nella stanza da bagno, soffocato nella vasca, quindi trasportato nella scuola e abbandonato nella piscina. Passano alcuni giorni: nessuno ancora si è accorto della presenza del cadavere. Cristina ordina di vuotare la piscina; ma del cadavere non si trova traccia. Le due donne sembrano impazzite: alcuni indizi fanno pensare che il presunto morto sia vivo. Nicole decide di lasciare il collegio. Cristina, costretta a letto da gravi disturbi di cuore, s'accorge una notte che lo studio di Delassalle è illuminato. Col coraggio della disperazione essa giunge fino alla porta dello studio, abbassa la maniglia... e... cosa scopre?
Henri-Georges Clouzot realizza con "I diabolici" un film divenuto cult per la capacità di fondere suspense con elementi thriller-horror in un'atmosfera spiccatamente noir, in cui ritroviamo la dark lady, la donna-vittima, l'uomo carnefice ma allo stesso tempo strumento nelle mani della "femme fatale".
Titolo Originale: LES DIABOLIQUES Regia: Henri-Georges Clouzot Interpreti: Véra Clouzot, Paul Meurisse, Simone Signoret, Michel Serrault, Charles Vanel Durata: h 1.54 Nazionalità: Francia 1954
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Klute, ex poliziotto e ora detective, è ingaggiato da Cable, industriale, per indagare sulla morte di un suo collaboratore, Gruneman. Sulla traccia di alcune lettere, Klute arriva a Bree Daniels, prostituta dalla personalità complessa. Mentre tra Klute e Bree nasce una storia, l'indagine finisce per incastrare proprio Cable come omicida di Gruneman. Bree cambierà vita, ma il finale è malinconico. Sono gli anni d'oro di Pakula. Il suo cinema ci mostra frammenti di America in profonda crisi d'identità. "Perché un assassinio" puntava sul racconto politico; qui è la sfera del privato a uscirne a pezzi: figure sullo sfondo dell'intramontabile cinema noir.
Titolo Originale: KLUTE Regia: Alan J. Pakula Interpreti: Jane Fonda, Donald Sutherland, Charles Cioffi, Roy Scheider Durata: h 1.54 Nazionalità: USA 1970
Sgomento è un insolito film noir che opera un ribaltamento dei sessi rispetto alla solita vicenda della fanciulla abbindolata e condotta al crimine da un affascinante malvivente (come ne La strada scarlatta, 1946). In questo film classe e rispettabilità assumono il valore solitamente accordato al sesso e ai soldi. La casalinga Lucia Harper (Joan Bennett) perde il suo aplomb borghese quando il viscido individuo (Shepperd Strudwick) che aveva frequentato la figlia (Geraldine Brooks) viene ucciso semi-accidentalmente in circostanze sospette e decide di rimuovere il suo cadavere per mascherare la realtà. James Mason interpreta in modo strano ma intenso un irlandese malavitoso che all’inizio ricatta Lucia e poi si lancia in autentiche dichiarazioni romantiche. L’ottica del film cambia quando il criminale decide di sacrificarsi per salvare la vita della protagonista, suggerendo anche che la Bennett – che, dopotutto, era la vagabonda de La strada scarlatta (1945) – possa averlo inconsciamente manipolato a proprio vantaggio. Il regista viennese Max Ophüls è più interessato all’ironia e all’emozione che al crimine e al dramma, il che dona al film un senso unico di fragilità nervosa, e porta gli attori principali a interpretazioni insolite e rivelatorie.
Titolo Originale: THE RECKLESS MOMENT Regia: Max Ophüls Interpreti: James Mason, Joan Bennett, Geraldine Brooks, Shepperd Strudwick Durata: h 1.22 Nazionalità: USA 1949
Robert e Leslie Crosbie vivono in una piantagione di gomma nei pressi di Singapore. Una notte, mentre Robert è assente, leslie uccide a revolverate Hammond, un giovane inglese di Singapore. Al marito e all’avvocato Joyce, che dovrà difenderla, racconta di aver sparto alla cieca contro Hammond che voleva usarle violenza. Ma mentre lei, in stato di arresto, attende il giudizio, Joyce viene a sapere che la vedova della vittima, un’indigena, possiede una lettera dell’accusata in cui è lei stessa ad invitare Hammond ad approfittare dell’assenza del marito per andare a trovarla. L’avvocato compera la lettera a caro prezzo e leslie viene assolta ma dopo il processo, dovendo giustificare di fronte al marito di lei l’alto prezzo pagato per la lettera leslie è costretta a confessare al marito di essere stata l’amante di Hammond. Robert, vincendo il dolore e l’amarezza, la perdona ma lei non riesce a dimenticare l’uomo che continua ad amare anche oltre la morte, per cui lascia che la moglie di lui compia la sua vendetta.
[...] Un noir melodrammatico teso e raffinato con un inizio irresistibile (l’assassinio dell’amante), una messinscena accuratamente sinistra (persino il fogliame umido e frusciante desta sospetti), un cast britannico eccellente e una Davis capace di alternare calcolo e isteria con passaggi da brivido […] - Il Mereghetti
Titolo Originale: THE LETTER Regia: William Wyler Interpreti: Bette Davis, Frieda Inescort, James Stephenson, Herbert Marshall Durata: h 1.35 Nazionalità: USA 1940
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Il criminale Gu Minda evade di prigione. I suoi ex compari intanto si fanno la guerra tra bande a Marsiglia per aggiudicarsi il controllo del contrabbando locale di sigarette. Il commissario Blot, che segue il caso, cerca di incastrare Gu, che prepara l'espatrio insieme all'amico Manouche. Prima, però, partecipa a una rapina che si conclude con una carneficina. Blot lo incastra e lo fa passare come informatore. Arriva il momento della resa dei conti.
Considerato tra i migliori film di Jean-Pierre Melville, insieme a Frank Costello faccia d'angelo, è uno degli esempi più significativi del polar alla francese, reinterpretazione del noir americano contaminato da elementi del genere poliziesco.
Titolo Originale: LE DEUXIÈME SOUFFLE Regia: Jean-Pierre Melville Interpreti: Marcel Bozzuffi, Raymond Pellegrin, Paul Meurisse, Lino Ventura Durata: h 2.30 Nazionalità: Francia 1966