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10 settembre 2014

top 100 test





Titolo Originale: LE DOULOS
Regia: Jean-Pierre Melville
Interpreti: Jean-Paul Belmondo, Serge Reggiani, Jean Desailly, Fabienne Dali
Durata: h 1.56
Nazionalità: Francia 1962

Liberato di prigione, Maurice si reca da Gilbert, che gli ha ucciso l'amica e si vendica freddandolo. Poi presso la sua amante Thérese viene raggiunto da Silien con il materiale necessario per una rapina. Silien è un vecchio amico di Maurice, di cui egli si fida ciecamente, al contrario dei suoi compagni che pensano si tratti di una spia. 

1) La Donna del ritratto 

Fritz Lang (USA, 1944)

As hard as 1939 was for me in making a selection, I think that 1946 was even more difficult. The roster of worthy films from 1939 may have been deeper, but there were always a few frontrunners that distanced themselves from the other possible choices. But I honestly changed my mind on this pick a few times while attempting to begin a review for the next entry. 


2) La Fiamma del peccato

Billy Wilder (USA, 1944)

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La fiamma del peccato - Billy Wilder (USA, 1944)

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2) La Fiamma del peccato



Billy Wilder (USA, 1944)

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Titolo Originale: DOUBLE INDEMNITY

RegiaBilly Wilder

InterpretiFred MacMurrayBarbara StanwyckEdward G. RobinsonPorter HallJean HeatherTom Powers

Durata: h 1.47
Nazionalità:  USA 1944 




Posted By: HDMAN

top 100 test

Manhunter - Frammenti di un omicidio (Michael Mann, 1986)


Titolo Originale: MANHUNTER
Regia: Michael Mann
Interpreti: William L. Petersen, Tom Noonan, Joan Allen, Kim Greist, Brian Cox
Durata: h 1,57
Nazionalità: USA 1986

Uno dei thriller più carichi di tensione e inquietanti degli anni Ottanta, basato sul bestseller di Thomas Harris Red Dragon, questo film ha proposto il personaggio dello psichiatra cannibale Hannibal Lecter cinque anni prima de Il silenzio degli innocenti, diretto da Jonathan Demme.

Diretto con atmosfera e stile dal Michael Mann di Heat - La sfida (1995, ma a quel tempo più noto per Miami Vice), Manhunter - Frammenti di un omicidio è incentrato sulla figura dell'agente dell'FB1 Will Graham (William Petersen), andato in pensione a causa di un esaurimento nervoso, che viene convinto a tornare al lavoro: il suo talento straordinario nell'investigare la psiche degli assassini può essere utile a scovare un serial killer particolarmente crudele. Per farlo, però, Graham dovrà rivolgersi a Lecter, l'ultimo uomo che ha catturato e rinchiuso in prigione, anche se sono stati proprio i giochi psicologici di quest'ultimo a mettere in pericolo la salute mentale di Graham.


Edward G.  Robinson & Joan Bennet



30 luglio 2014

Lo spione

Posted By: HDMAN

Lo spione

26 giugno 2014

Il settimo sigillo (Ingmar Bergman, 1957)


L'immagine della Morte dal volto pallido e vestita di nero che gioca a scacchi sulla spiaggia con un crociato esausto e pieno di domande è penetrata nel profondo della memoria collettiva dei cinefili come King Kong sulla cima dell'Empire State Building, Humphrey Bogart che respinge Ingrid Bergman all'aereoporto, Janet Leigh pugnalata nella doccia o l'Incrociatore imperiale. Questa scena dal film svedese Il settimo sigillo riassume il momento, l'entusiasmo e l'impatto che ebbe un nuovo tipo di cinema quando le certezze di Hollywood stavano sgretolandosi: come spiegare altrimenti le parodie e i riferimenti che ricorrono in film differenti come Lo maschera della morte rossa (1964) di Roger Corman, Amore e guerra (1975) di Woody Allen, Last Action Hero - L'ultimo grande eroe (1993) di John McTiernan e Un mitico viaggio (1991) di Peter Hewitt, nell'ultimo dei quali la Morte gioca a Twister?

È un peccato che nell'immaginario collettivo questa scena sia giunta a rappresentare l'intero film. Dà la sensazione che l'opera sia apertamente solenne, una sorta di archetipo cinematografico di serietà e artisticità. Il realtà Il settimo sigillo, sebbene affondi le radici nei grandi temi del miglior periodo di Bergman, è un film giocoso e spesso comico, una favola medievale influenzata dall'entusiasmo del regista per i film di samurai di Akira Kurosawa. L'intenzione è quella di celebrare piaceri semplici quanto di rivelare compiessi tormenti.

Antonius Block (Max von Sydow), di ritorno dopo dieci anni da una sanguinosa crociata iniziata da un truffatore che ora si mantiene derubando i cadaveri, sente che la sua fede in Dio è un malanno da cui l'umanità dovrebbe guarire. Con il suo scudiero (Gunnar Björnstrand), un compagno di discussioni piuttosto che un aiutante, Block incontra la morte nella forma di un corpo deturpato dalla peste prima di incontrare l'implacabile Mietitrice. La partita a scacchi giocata dalla Morte e dal cavaliere ha in palio la vita del crociato ma simboleggia i suoi sentimenti verso Dio, la religione e l'umanità. Alla fine, l'alternativa giunge da una Sacra famiglia sui generis - un saltimbanco (Nils poppe), sua moglie sensualmente terrena (Gunnel Lindblom) e il loro innocente figliolo - che Block salva dalla peste unendosi volontariamente alla danza della Morte che pretende personaggi più corrotti e venali.

Se il cavaliere, che è costantemente tormentato da interrogativi su Dio e il vuoto (egli visita persino una presunta strega sul punto di essere bruciata per chiederle cosa sappia il diavolo di Dio), rappresenta un lato di Bergman, l'ingenuo girovago bonariamente rimproverato dalla sua pratica consorte ne rappresenta un altro, alla ricerca della redenzione nell'onesto intrattenimento e spaventato quando il suo innocente spettacolo viene eclissato da quello orribile - e approvato dalla Chiesa - di una folla di penitenti flagellati e torturati. Bergman prova sempre rabbia e tristezza per le cattiverie umane, specialmente quando sottostanno a presupposti religiosi, ma il film celebra anche l'amore fisico e spirituale, l'espressione artistica collettiva, il mangiare e il bere e la bellezza della natura. KN

Titolo Originale: DET SJUNDE INSEGLET Regia: Ingmar Bergman Interpreti: Gunnar Björnstrand, Bengt Ekerot, Nils Poppe, Max von Sydow, Bibi Andersson, Inga Gill, Maud Hansson Durata: h 1.36 Nazionalità: Svezia 1957






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Velluto blu (David Lynch, 1986)



La cruda violenza sessuale e l'impressionante ritratto di Dennis Hopper nei panni di uno psicopatico sadico che tiene in ostaggio la famiglia di una cantante per maltrattarla brutalmente ha provocato un uragano di controversie intorno a questo film oscuro, inquietante e irreale di David Lynch. La descrizione di Lynch della crudeltà, della perversione e dell'orrore che stanno appena sotto la superficie nell'America del ceto medio è spietata e avvincente. Velluto blu combina il mistero all'ironia e alla satira sulla cultura americana con un tono originale, allegro e leggermente stilizzato. Lo stesso mix vincente di stranezze inquietanti e oggetti familiari, dell'artistico e del commerciale, ha fatto della serie televisiva Twin Peaks il fenomeno culturale del 1990, generando numerose imitazioni.

Kyle MacLachlan e Laura Dern sono affascinanti nei ruoli di Jeffrey Beaumont e Sandy Williams, i giovani ingenui coinvolti nella macabra relazione fra il pazzo sequestratore omicida interpretato da Hopper (fra gli psicotici più indimenticabili del grande schermo) e la malconcia Dorothy Vallens (una coraggiosa Isabella Rossellini), la tormentata cantante di cabaret alla mercé di Booth, il quale tiene prigionieri suo marito e suo figlio. Lumberton è una qualunque cittadina americana, assolata, monotona, con i prati e le aiuole ben curati, una zona industriale e un anonimo ristorantino dove Jeffrey e Sandy uniscono le forze in qualità di detective dilettanti mentre tra di loro sboccia l'amore. Ma tutto è alquanto irreale: dalla scoperta di un orecchio umano in un prato da parte del curioso studente Jeffrey, alla sua ambigua lotta contro la criminalità, fino alla sua implicazione in uno strano disegno di morte.

La scena in cui Jeffrey, nascosto nell'armadio, è testimone dello stupro di Dorothy che indossa un abito blu è assolutamente controversa, ma anche un classico esempio del sangue freddo di Lynch. L'utilizzo ingegnoso di innocue ballate pop - la più ossessionante è quella del titolo originale, Blue Velvet - a integrare la colonna sonora da brivido di Angelo Badalamenti fa aumentare la suspense. AE

Titolo Originale: BLUE VELVET Regia: David Lynch Interpreti: Kyle MacLachlan, Dennis Hopper, Isabella Rossellini, Laura Dern, Dean Stockwell, Jack Nance, Brad Dourif, Hope Lange Durata: h 2,00 Nazionalità: USA 1986



20 giugno 2014

Ordet (Carl Theodor Dreyer, 1955)

Titolo Originale: ORDET
Regia: Carl Theodor Dreyer
Interpreti: Ann Elisabeth Rud, Birgitte Federspiel, Henrik Malberg, Preben Lerdorff Rye
Durata: h 1.59
Nazionalità: Danimarca 1955

Opera straordinaria e probabilmente migliore risultato del grande regista, l'adattamento di Carl Theodor Dreyer della commedia di Kaj Munk è davvero una rarità cinematografica.






Con scarsità di mezzi e nessun effetto speciale, Ordet riesce a convincere il pubblico che un miracolo possa accadere davvero. Il film racconta la storia dei Borgen, una famiglia di contadini uniti e amorevoli ma minacciati da tensioni interne, soprattutto a causa dell'indocile carattere di uno dei fratelli maggiori, che sembra aver perso la ragione dopo gli approfonditi studi di teologia. Non tutti però pensano che Johannes (Preben Lerdorff Rye) sia pazzo, e quando Inger (Birgitte Federspiel), la moglie di un altro fratello, muore, il figlio gli chiede di resuscitarla, cosa che Johannes farà per davvero alla fine del film. Di fatto, Dreyer lascia decidere allo spettatore se il riaprire gli occhi della donna sia semplicemente una questione spiegabile scientificamente o piuttosto frutto della forza della fede, ma la scena è straordinariamente potente, proprio perché il regista non dà spiegazioni né accentua il meccanismo drammatico del film: la scena persuade per il suo tono di quiete e per tutto ciò che la precede.

Per molti aspetti questo è davvero il più "realistico" o  "naturalistico" dei film che riguardano il potere della fede, dell'amore (in tutti i sensi) e dell'ultraterreno; Dreyer evita ogni trucco. Se le consumate ma ancora bellissime immagini in bianco e nero di Henning Bendtsens donano al cottage e ai campi dei Borgen una brillante qualità, i lunghi piani sequenza dal ritmo lento di Dreyer e la regia essenziale possono far pensare che il film sia un ordinario "dramma da camera". Solo la voce un po' infantile di Johannes pare strana, facendo dubitare della sua sanità mentale. La grandezza di Ordet si trova qui: quando avviene il "miracolo", il film ha già guadagnato il rispetto del pubblico per il suo carattere intimista: capiamo le persone sullo schermo perché le loro azioni, le emozioni, i pensieri e i dubbi sono i nostri. Quando Inger riapre gli occhi, siamo stupiti, felici, veramente sorpresi, proprio come i personaggi del film. Anche se Ordet non converte alla fede, siamo certi di aver assistito a un momento di arte cinematografica al suo grado più alto. GA

1001 FILM - I GRANDI CAPOLAVORI DEL CINEMA - a cura di STEVEN JAY SCHNEIDER - pubblicato da ATLANTE srl








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18 maggio 2014

Boudu salvato dalle acque (Jean Renoir, 1932)

Titolo Originale: BOUDU SAUVÉ DES EAUX 
Regia: Jean Renoir I
nterpreti: Michel Simon, Charles Granval, Marcelle Hainia Durata: h 1.30 
Nazionalità: USA 1932

Con Boudu salvato dalle acque, Renoir, al suo undicesimo film, viene scelto da Michel Simon, che aveva deciso di produrre questo adattamento di una commedia di René Fauchois. La coppia aveva già lavorato insieme tre volte, entrambi avevano alle spalle lo stesso numero di anni di cinema ed erano personalità emergenti con un grande senso di libertà e un desiderio di esplorare territori sconosciuti.






Con Boudu salvato dalle acque, Renoir, al suo undicesimo film, viene scelto da Michel Simon, che aveva deciso di produrre questo adattamento di una commedia di René Fauchois. La coppia aveva già lavorato insieme tre volte, entrambi avevano alle spalle lo stesso numero di anni di cinema ed erano personalità emergenti con un grande senso di libertà e un desiderio di esplorare territori sconosciuti.

Come una mostruosa Venere, il vagabondo Boudu rinasce dalle acque, riportato a una vita che voleva abbandonare dalla gentilezza e dalla generosità della ricca famiglia Lestingois. Viene spontaneo fare paragoni con situazioni simili del più famoso personaggio di Charlie Chaplin. I due vagabondi hanno molto in comune: il senso di sopravvivenza, la relazione amorale con le norme sociali, la focalizzazione del divario ricchi-poveri e l'impellente bisogno sessuale. Ma sono le differenze che rivelano la qualità della ricetta di Renoir e Simon: il richiamo e la rottura delle regole del teatro borghese, il corpo e la dizione dello stesso Simon - uno dei più grandi attori francesi dell'epoca, già protagonista de La cagna un anno prima.

Nel personaggio di Boudu, la voce e la presenza fisica si fondono insieme come un'eruzione di carnalità, un'affascinante dissonanza che disturba il felice quartetto di violini nella casa piena di bella gente che spera che il mondo continui a girare allo stesso modo. L'estremo ritorno di Boudu a una primavera arcaica non è solo il sorridente ribaltamento di un racconto ma simboleggia anche la faticosa continuità tra il passato più remoto e il futuro verso cui scorre il fiume. J-MF

Titolo Originale: BOUDU SAUVÉ DES EAUX Regia: Jean Renoir Interpreti: Michel Simon, Charles Granval, Marcelle Hainia Durata: h 1.30 Nazionalità: USA 1932

1001 FILM - I GRANDI CAPOLAVORI DEL CINEMA - a cura di  STEVEN JAY SCHNEIDER - pubblicato da ATLANTE srl





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Una rosa bianca per Giulia (John Farrow, 1950)





Da un racconto di Leo Rosten. Bellissima e psicopatica fa perdere la testa a un medico di San Francisco, uccide il marito, fa ricadere la colpa su di lui e lo convince a fuggire in Messico con lei. Destinato a lanciare l'ultima scoperta di Howard Hughes _ F. Domergue _ e accolto tiepidamente da pubblico e critica, è un noir RKO convenzionale con un R. Mitchum, reduce dalla galera per possesso abusivo di marijuana, nel ruolo familiare di ingenuo credulone che cade nella rete di una verace dark lady.  iL Morandini

Un "nero" d'atmosfera con tutte le carte in regola: dallo script alla regia, passando per un cast di gran classe.

Titolo Originale: WHERE DANGER LIVES Regia: John Farrow Interpreti: Robert Mitchum, Claude Rains, Maureen O'Sullivan, Faith Domergue, Charles Kemper Durata: h 1.24 Nazionalità: USA 1950

15 maggio 2014

Il segreto del medaglione (John Brahm, 1946)


In seguito a un'ingiusta accusa che fu rivolta a sua madre, una donna ha crisi di cleptomania che le causano infelicità e problemi. Melodramma psicologico "nero" in perfetto stile RKO, interessante per la complessa costruzione con i flashback a scatole cinesi fino all'ultimo che svela la verità e per il racconto fatto da una terza e persino da una quarta persona. L. Day è ottima in un personaggio che anticipa, con minore affettazione, la protagonista di Marnie di Hitchcock. Se non uno stile, J. Brahm aveva una maniera. Bianconero dell'ottimo Nicholas Musuraca. R. Mitchum ha la parte di un pittore suicida. iL Morandini



Impareggiabile per l’originalissima struttura narrativa a gomitolo che si svolge alternativamente avanti e indietro nel tempo, il film, intenso, carico di suspense e di struggente passione, ruota intorno alla straordinaria figura di Nancy (Laraine Day) che, dimentica dei furti compiuti e delle bugie che racconta, da vera dark lady, prima spinge al suicidio Norman (Robert Mitchum) e successivamente Harry (Brian Aherne) alla disperazione.

Titolo Originale: THE LOCKET Regia: John Brahm Interpreti: Robert Mitchum, Gene Raymond, Brian Aherne, Laraine Day Durata: h 1.26 Nazionalità: USA 1947





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L'urlo della città (Robert Siodmak, 1948)



Protagonisti di questo dramma criminale tratto dal romanzo The Chair for Martin Rome di Henry Helseth e sceneggiato da Richard Murphy, sono il gangster Martin Rome (Conte) che ha ucciso un poliziotto in uno scontro a fuoco, un avvocato disonesto(Kroeger) che gli ha rifiutato il denaro necessario per una fuga in Sudamerica e il tenente Candella (Mature) che gli dà la caccia, cercando anche di recuperare gioielli rubati. L'epilogo sanguinoso avviene in una chiesa. Sono importanti anche i personaggi di contorno, soprattutto nel reparto femminile, e la descrizione del quartiere italoamericano, senza stereotipi. Pur non trovandosi a suo agio in esterni autentici, Siodmak cerca di conciliare il noir di taglio espressionista che gli era abituale e la tendenza allo stile semidocumentario in voga nel dopoguerra a Hollywood. Ci riesce in parte, ma comunque il prudente rifiuto del manicheismo, la complessità della tematica, il disegno dei personaggi garantiscono la qualità del prodotto. 1° film di D. Paget. Per una pruderie di eredità fascista il cognome del gangster è diventato Rosky nell'edizione italiana. Rifatto da J. Giovanni con Sola andata (1970).    iL Morandini

Andando a lavorare alla 20th Century Fox, anche Siodmak dovette adattarsi ai principi del poliziesco semidocumentaristico tipico della compagnia, rinunciando alle riprese in studio per girare on location. Lo fece però a modo suo. Gran parte di L'urlodella città si svolge infatti in interni, che rispecchiano solo un maggior realismo rispetto alle, abitudini del regista: una grande corsia d'ospedale, una stanza luminosa nell'infermeria, la casa di «Mamma Roma» che testimonia tutta l'angustia e la miseria dell'ambiente italoamericano. Al massimo, Siodmak ricorre all'uso di rumori fuori campo (lo sferragliare di una metropolitana indica la povera vita di quartiere), e quando finalmente ambienta in strada un'ampia sequenza è per scendere in una via notturna, con luci al neon intermittenti e marciapiedi bagnati: «ho bisogno di luce», griderà significativamente il medico chiamato a curare in auto Richard Conte ferito. [...] Tra le sequenze memorabili: il pezzo di bravura della fuga di Conte dal carcere, ma anche l'impietoso esame dei medici immigrati o l'ingresso in scena della corpulenta massaggiatrice (Hope Emerson, la carceriera sadica di Prima colpa). Tra le immagini: Mature riconosciuto per l'ombra del cappello in casa Rome, il viso da Madonna di Debra Paget in chiesa, la sedia che gira a vuoto dopo che il corpo dell'avvocato ucciso è scivolato a terra.

da POLIZIESCO AMERICANO IN CENTO FILM di RENATO VENTURELLI

Titolo Originale: CRY OF THE CITY Regia: Robert Siodmak Interpreti: Shelley Winters, Victor Mature, Debra Paget, Richard Conte Durata: h 1.37 Nazionalità: USA 1948





Neve rossa (Nicholas Ray, 1952)




I poliziotti Jim (Robert Ryan), Daly (Charles Kemper) e Santos (Anthony Ross) percorrono in auto, di notte, le strade di New York; il loro è un mondo desolante, fatto di piccoli criminali, indagini e pestaggi per ottenere informazioni. Dei tre è Jim a soffrire di più; non riesce infatti a dare un senso a questo tipo di vita e reagisce assumendo un comportamento schivo e violento. Per questo motivo viene allontanato dal Dipartimento e inviato dal suo capo in un paese di montagna, per catturare il colpevole dell'omicidio di una ragazza. Le indagini si concentrano su un giovane mentalmente disturbato, Danny (Summer Williams), fratello di Mary (Ida Lupino), una donna cieca che accoglie in casa Jim e il padre della giovane uccisa. Sarà Mary a permettere al poliziotto di catturare il fratello, destinato però a morire precipitando da una collina, durante un inseguimento. Se il destino di Danny è segnato, una speranza ci sarà per Jim, grazie al sentimento di tenerezza e amore suscitato nel suo cuore da Mary. Così il protagonista, un cupo Robert Ryan, troverà proprio nella fuga dalla dimensione alienante della città la sua salvezza. La colonna sonora di Bernard Hermann, collaboratore di Alfred Hitchcock, amplifica il senso lirico del film: da notare l'utilizzo del corno nelle scene di inseguimento e della viola in occasione degli incontri tra Jim e Mary.
Nel 1954 Nicholas Ray firmerà uno dei capolavori del cinema western, Johnny Guitar, film nel quale, come in Neve rossa, spiccano personaggi emarginati, spesso sconfitti dalla vita, disperati e in fuga.

Titolo Originale: ON DANGEROUS GROUND Regia: Nicholas Ray, Ida Lupino Interpreti: Robert Ryan, Ward Bond, Ida Lupino Durata: h 1.22 Nazionalità: USA 1952



La gang (The Racket)



Il capitano della polizia McQuigg non si rassegna alla corruzione che lo circonda, ed è deciso a incastrare il gangster Nick Taylor, abituato da anni a spadroneggiare in città. A sua volta Taylor deve però fare i conti  anche con l'organizzazione criminale decisa a imporre metodi meno violenti per avere meno problemi e controllare più agevolmente le cariche pubbliche. Nonostante il procuratore distrettuale sia agli ordini dei gangster, che gli hanno promesso l'elezione a giudice, McQuigg riesce egualmente a incastrare Taylor.

Il film doveva essere diretto da Sam Fuller, la cui sceneggiatura non era però piaciuta alla produzione. Fu perciò scelto John Cromwell, che aveva recitato la pièce originaria insieme a Edward G. Robinson.

da GANGSTER IN CENTO FILM di RENATO VENTURELLI

Titolo Originale: THE RACKET Regia: John Cromwell Interpreti: Lizabeth Scott, Robert Ryan, Robert Mitchum Durata: h 1.26 Nazionalità: USA 1952



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