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31 marzo 2014

Fargo (F.lli Coen, 1996)

Minnesota: il venditore d’auto Jerry Lundegaard (Macy) fa rapire sua moglie da due balordi. Carl Showalter (Buscemi) e Gaear Grimsrud [Stormare], per chiedere un milione di dollari di riscatto al ricco suocero (Presnell). Ma niente va come previsto, e la polìziotta incinta Marge Gunderson (McDormand), pur scoprendo la verità, non potrà impedire un massacro. Ispirandosi a un fatto di cronaca, i Coro tornano a calarsi, dopo Blood Simple, negli orrori della provincia americana, prendendo atto che nel frattempo ci sono stati Twin Peaks e Quentin Tarantino. Convincenti nel descrivere la stupidità del male levandovi ogni alone maledetto, i Coen lo sono meno quando livellano ogni personaggio (compreso quello della poliziotta golosa c impicciona come ìl tenente Colombo) al loro sguardo cinico e distaccato, sempre alla ricerca dell’humour nero: ed è con vero odio che trattano sia la moglie rapita (poi uccisa fuori scena, senza una parola di commento) che il disgustoso marito dalla faccia perbene. Su tutto domina lo spaccato inquietante di un mondo dominato dal caso e dall’assurdo. ricostruito con perizia chirurgica e notevole talento narrativo, dove il dramma sfiora la farsa e la commedia diventa tragedia, come se non esistesse più un modo (e un genere) per raccontare lo squallore della vita. La fotografia è di Roger Deakins, la musica di Carter Burwell, Oscar come migliore attrice a Frances McDonnand che nel film era davvero incinta del marito Joel Coen.  il Mereghetti

Titolo Originale: FARGO Regia: Joel Coen, Ethan Coen Interpreti: Frances McDormand, William H. Macy, Steve Buscemi, Peter Stormare, Kristin Rudrüd, Harve Presnell,Tony Denman Durata: h 1.38 Nazionalità: USA, Gran Bretagna 1996




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Rififi (Jules Dassin,1954)

Tony, detto "il laureato", è un gangster sulla quarantina che è appena uscito dalla prigione, dove ha scontato una condanna di cinque anni. La sua amica Mado, durante questi anni, ha vissuto con Pierre Gruter, un trafficante di droga e proprietario di un locale notturno. Tony somministra una severa lezione a Mado e poi organizza un audace colpo ai danni di una celebre gioielleria con tre complici: Mario, Cesare, un esperto di casseforti e Jo lo svedese, un ragazzone sposato e con un figlio, che Tony considera come un pupillo e che ha deciso di proteggere scontando in sua vece i cinque anni di prigione. I quattro, dopo una preparazione quasi scientifica del piano, riescono ad impadronirsi del prezioso bottino. Purtroppo Cesare commette un passo falso e regala un meraviglioso anello ad una cantante del locale notturno di Pierre , che quando vede l'anello intuisce la verità. Così tra le due gang rivali, quella di Pierre e quella del "laureato", scoppia una lotta accanita per il possesso del bottino: Cesare rivela il nome dei complici, Pierre sequestra Mario che, rifiutandosi di parlare, viene eliminato eTony uccide Cesare. Per raggiungere il suo scopo, Pierre decide di rapire il bimbo di Jo e ricatta il padre con la consegna dei gioielli in cambio della vita del bambino. Tony, aiutato da Mado, dà la caccia ai rapitori e in un susseguirsi di drammatici avvenimenti i malfattori si eliminano a vicenda. Tony, unico superstite della strage anche se gravemente ferito, prima di morire trova la forza di riconsegnare l'orfano di Jo alla madre.

Titolo Originale: DU RIFIFI CHEX LES HOMMES Regia: Jules Dassin Interpreti: Robert Manuel, Jean Servais, Carl Möhner, Claude Sylvain Durata: h 1.56 Nazionalità: Francia 1954



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30 marzo 2014

Rapina a Mano Armata (Stanley Kubrick,1956)

Johnny Clay, ex carcerato, progetta un grosso colpo: impadronirsi dell’ingente somma, custodita negli uffici di un ippodromo in un’importante giornata di corse. Il piano viene studiato in tutti i suoi particolari, e a ciascuno dei complici è affidato un compito. Gli esecutori principali sono quattro, Kennan, un poliziotto assillato dalla necessità di pagare dei debiti di gioco; O’Reilly, un barista che ha la moglie ammalata e bisognosa di cure, Unger, vecchio allibratore alcoolizzato; Peatty, un modesto cassiere dell’ippodromo, vittima dell’amore non corrisposto per la moglie, Sherry, donna ambiziosa ed avida. Ci sono inoltre due collaboratori che non conoscono il piano di Johnny. Gli ingranaggi predisposti funzionano perfettamente e Johnny riesce a mettere le mani su un due paio di milioni di dollari. Nel luogo stabilito i complici stanno aspettando Johnny per la spartizione del bottino. Invece del capo, si presenta un giovanotto armato: è l’amante di Sherry, la moglie del cassiere, che, venuto a conoscenza dell’impresa, vuole impadronirsi dell’ingente somma. Ha luogo una sparatoria, nella quale tutti restano uccisi, meno Peatty, che trova la forza di correre a casa per uccidere la moglie. Johnny, accortosi della strage, tenta di fuggire in aeroplano col bottino, insieme alla fidanzata, ma la vecchia valigia, in cui ha chiuso le banconote rubate, cade a terra, s’apre e i biglietti si disperdono, spinti in ogni direzione dal soffio potente dei motori di un aereo. Il colpo inaspettato toglie a Johnny ogni possibilità di reazione ed egli si lascia arrestare senza opporre resistenza.

"Memorabile poliziesco del giovane Stanley Kubrick, un genio del cinema dal talento e dall'eclettismo pari solo a grandissimi come Billy Wilder. Un film secco, tagliente, senza orpelli né chiacchiere inutili, con una sbalorditiva tensione. A Sterling Hayden dal volto di pietra basta un'occhiata per mettere in riga un manipolo di straordinari caratteristi". (Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 7 aprile 2003)

Titolo Originale: THE KILLING Regia: Stanley Kubrick Interpreti: Sterling Hayden, Vince Edwards, Coleen Gray, Jay C. Flippen, Ted De Corsia Durata: h 1.23 Nazionalità: USA 1956



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Il bacio dell'assassino (Stanley Kubrick, 1955)

Davey Gordon, un pugile la cui carriera sta seguendo una curva discendente, perde un importante match e decide di ritirarsi da uno zio. Mentre, dopo lo sfortunato incontro, si trova in preda ad un sonno agitato, viene svegliato dalle grida di una donna che abita nell'appartamento di fronte. Egli accorre in tutta fretta per offrirle il suo aiuto: la donna, che si chiama Gloria, essendosi calmata, finisce per raccontare a Davey la storia della propria vita. Orfana di madre, si era convinta poco a poco che tutto l'affetto del padre era dedicato a sua sorella Iris: questa convinzione aveva determinato il sorgere di sentimento di gelosia, di un odio implacabile contro la sorella, che, esploso violentemente il giorno della morte del padre, aveva causato il suicidio di Iris. Ora, per vivere, Gloria si produce in un dancing e deve subire la persecuzione di Raphael, proprietario del locale, che la tormenta con le sue insistenze amorose e giunge fino ad introdursi di notte in casa sua. Dall'incontro casuale tra Gloria e Davey ha origine un, reciproco sentimento d'amore, e i due decidono di partire insieme. Ma Raphael fa rapire Gloria ed ordina a due sgherri di uccidere Davey: questi sfugge per caso alla morte, mentre viene ucciso il suo procuratore. Benché la polizia inclini a ritenere Davey responsabile dell'assassinio di quest'ultimo, il pugile riesce a seguire le tracce di Raphael ed accerta che Gloria è tenuta prigioniera in una soffitta. Per sottrarsi alla morte Davey deve fuggire, inseguito da Raphael, col quale, dopo una corsa sui tetti, ingaggia una violenta lotta, che finisce con l'uccisione del malvagio. La polizia cattura gli sgherri di Raphael e li induce a confessare i loro crimini: risulta così provato che Davey non è reponsabile della morte del suo procuratore, e che ha ucciso Raphael per legittima difesa. Il pugile può quindi partire: alla stazione viene raggiunto da Gloria.

Titolo Originale: KILLER'S KISS Regia: Stanley Kubrick Interpreti: Frank Silvera, Jamie Smith, Irene Kane, Jerry Jarret, Ruth Sobotka Durata: h 1.16 Nazionalità: USA 1955



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29 marzo 2014

Il sospetto (Alfred Hitchcock, 1941)

Lina è una ragazza timida e ricca. Un giorno conosce in treno Johnnie Aysgart, dongiovanni e giocatore. Nonostante venga a conoscenza di questi particolari, Lina si innamora di lui e lo sposa, rompendo per questo anche con la famiglia, contraria alle nozze. Johnnie continua la sua vita anche dopo il matrimonio; dopo aver perso il posto a causa di un piccolo furto, si mette in affari con l'amico Beaky. Lina sospetta che Johnnie voglia liberarsi di Beaky per impadronirsi della società e in effetti Beaky muore mentre è in viaggio con l'amico. Il film, tratto da un bel romanzo di Francis Iles, resta uno dei più proverbialmente hitchcockiani (l'inquadratura di Cary Grant che sale le scale portando il bicchiare di latte luminescente). Premio Oscar a Joan Fontaine.

Titolo Originale: SUSPICION Regia: Alfred Hitchcock Interpreti: Cedric Hardwicke, Dame May Whitty, Joan Fontaine, Cary Grant, Leo G. Carroll, Nigel Bruce Durata: h 1.39




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Nodo alla gola (Alfred Hitchcock,1948)

Due studenti universitari, Brandon Shaw e Phillip Morgan, uccidono un amico solo per verificare le loro teorie da superuomini. Dopo averlo strangolato con una corda, nascondono il cadavere all'interno di una cassapanca che utilizzano in seguito come tavola imbandita per un piccolo party a cui hanno invitando i parenti e la fidanzata dell'ucciso e Rupert Cadell, un loro professore che provocherà la confessione dei due giovani.

"La vicenda si svolge tutta fra quattro pareti, mentre la macchina da presa è in continuo movimento. Buona la regia, ottima l'interpretazione, specialmente per quanto riguarda i personaggi principali." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 40, 1956)

Titolo Originale: ROPE Regia: Alfred Hitchcock Interpreti: James Stewart, Farley Granger, John Dall, Joan Chandler, Dick Hogan Durata: h 1.20 Nazionalità: USA 1948




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La morte corre sul fiume (Charles Laughton, 1955)

Harry Powell, pastore protestante, uccide alcune vedove per denaro. Uccide anche Willa Harper, ma i suoi due figlioletti gli danno filo da torcere. Riescono a fuggire da lui allontanandosi sul fiume con una barca. In loro soccorso giunge una cara vecchietta, Rachel, che dà rifugio ai bambini abbandonati. Grande fiaba orrorifica, più per atmosfera che per scene violente, resa convincente da una regia secca e originale. Harry come orco, Rachel come fata e i due fratelli come Hansel e Gretel. La fotografia in bianco e nero di Stanley Cortez è una festa per gli occhi. Le inquadrature grazie alle luci maniacalmente posizionate sono una rilettura dell'espressionismo. Stupenda la sequenza in cui il vecchio scopre il cadavere di Willa, interpretata volutamente sopra le righe da Shelley Winters. La donna è legata alla guida dell'auto sul fondo del fiume e i suoi capelli lunghi si confondono con le alghe. Prima e unica regia dell'attore Charles Laughton che, con grande misoginia, mostra quasi tutte le figure femminili come ingenue e stupide. Si salva solo Rachel, interpretata da una grande Lillian Gish. Atto d'accusa contro il fanatismo nella religione cristiana e i falsi profeti, con riferimento al sud degli Stati Uniti. Forse la più grande e sfaccettata interpretazione di Mitchum, che sette anni dopo, ne Il promontorio della paura, si calerà in un personaggio molto simile. Tratto dal romanzo di Davis Grubb e girato in poco più di un mese. Laughton, a causa dell'insuccesso commerciale, non poté realizzare la sua trasposizione de Il nudo e il morto di Mailer. Oggetto di culto di molti cinefili è citato apertamente da Neil Jordan nel suo In compagnia dei lupi.

Unica regia dell’attore Charles Laughton, La morte corre sul fiume è una fiaba nera, nella quale i due fratelli Harper vengono trascinati in un vortice di solitudine e terrore dallo psicopatico Harry Powell (Robert Mitchum) – che raggiunge in questo film il punto più alto della sua carriera nel noir – dà vita a un personaggio crudele e inquietante, del quale rimangono scolpite nella memoria le dita delle mani tatuate con le parole “love” e “hate” (amore e odio), insieme al sorriso sornione, alla voce suadente e agli improvvisi scoppi di ira.


Titolo Originale: THE NIGHT OF THE HUNTER Regia: Charles Laughton Interpreti: Robert Mitchum, Shelley Winters, Lillian Gish, Billy Chapin, Sally Jane Bruce Durata: h 1,30 Nazionalità: USA 1955




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Quo vadis, Baby? (Gabriele Salvatores, 2005)

Giorgia è un'investigatrice privata che ama un po' troppo l'alcol. Passando le notti in locali dove si suona e si beve, viene assalita dal dubbio di aver sprecato la sua vita. Comincia così a scavare nel suo passato grazie alle lettere contenute in una scatola di scarpe consegnatale da Aldo, amico e confidente di sua sorella maggiore Ada che si è suicidata sedici anni prima. Questo viaggio tra ricordi e segreti di famiglia sarà la sua indagine più difficile.

Quo vadis baby?, tratto dal romanzo di Grazia Verasani, è un noir in piena regola, ma anche un omaggio al cinema d'autore, che va da Ultimo tango a Parigi a M il mostro di Düsseldorf fino a Jules e Jim.

"Il noir non si limita a raccontare una storia, un pezzo di realtà, un pezzo di vita, ma guarda queste cose con un occhio deformato, obliquo, noir appunto. Tu vedi i personaggi che puoi riconoscere perchè sono le persone che ti vivono vicino o che incontri per strada, ma che sono inserite in una storia fortemente condizionata da un evento che è nascosto (Gabriele Salvatores)

Titolo Originale: QUO VADIS, BABY? Regia: Gabriele Salvatores Interpreti: Gigio Alberti, Angela Baraldi, Luigi Maria Burruano, Elio Germano, Andrea Renzi, Claudia Zanella Durata: h 1.42 Nazionalità: Italia 2005




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28 marzo 2014

Quinto: non ammazzare (Robert Siodmak, 1944)

L'innocuo Philip (Laughton) è sposato a una moglie dispotica e oppressiva (Ivan) ed è segretamente innamorato della bella e dolce segretaria (Raines). Un giorno la moglie, ostacolo di tutti i suoi sogni d'Amore, muore cadendo dalle scale. Sembra un incidente, ma l'ispettore di polizia non è convinto.

Rappresentazione della faccia d'angelo del male e fredda riflessione sulle applicazioni dell'omicidio. Laughton, grandissimo.

Titolo Originale: THE SUSPECT Regia: Robert Siodmak Interpreti: Charles Laughton, Ella Raines, Henry Daniell, Dean Harens Durata: h 1.24 Nazionalità: USA 1944








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27 marzo 2014

La Donna del Ritratto (Fritz Lang, 1944)

Opera del periodo americano del viennese Fritz Lang, uno dei padri del noir, affronta un tema caro alla poetica del regista: l’incombenza del male, elemento dinanzi al quale sono labili i confini tra responsabilità dell’uomo e casualità, innocenza e colpevolezza. Il film è la storia di un incubo vissuto da un professore, Richard Wanley (Edward G. Robinson) che, in seguito all’incontro con una bella donna, già ammirata in un ritratto, vede crollare tutte le sue sicurezze, uccidendo per legittima difesa un potente uomo politico, amante della donna, che li ha sorpresi insieme in casa. A fatto accaduto il professore, anziché chiamare la polizia e chiarire tutta la situazione, si lascia guidare dalla fatalità, commettendo azioni riprovevoli rispetto ai suoi codici morali: nasconde il cadavere e medita anche di uccidere la guardia del corpo dell’uomo assassinato, pur di evitare di essere ricattato. Quando tutto sembra precipitare, Lang offre allo spettatore un finale a effetto: la storia è solo un sogno, quasi un viaggio tra dimensione onirica e realtà, nell’inconscio di un uomo che perde improvvisamente le sue più salde convinzioni. Per quanto riguarda il finale, apparentemente banale, Lang scrisse: ⟪Se avessi continuato la storia fino alla sua logica conclusione, un uomo sarebbe stato giustiziato per omicidio perché per un momento solo non era stato in guardia [...] Io respinsi questa conclusione logica perchè mi sembrava fatalistica, una tragedia inutile provocata da un fato implacabile, un finale pessimista per un problema che non è universale, una tretaggine inutile che il pubblico avrebbe respinto⟫.


Titolo Originale: THE WOMAN IN THE WINDOW Regia: Fritz Lang Interpreti: Edward G. Robinson, Joan Bennett, Raymond Massey, Dan Duryea Durata: h 1.39



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26 marzo 2014

Cosa fare a Denver quando sei morto (Gary Fleder, 1995)

Jimmy "The Saint", ex gangster, è il proprietario di un'agenzia, "Afterlife Advice", dove i malati terminali registrano in video messaggi d'addio per i loro familiari. Gli affari tuttavia non vanno molto bene, per cui Jimmy è costretto ad accettare un "lavoretto" per conto del suo vecchio Boss, un padrino potente e malvagio immobilizzato su una sedia a rotelle. Si tratta di intimorire un giovane per il quale la fidanzata ha lasciato il figlio del Boss. Jimmy ritrova così i suoi vecchi compari, una pietosa armata brancaleone composta di scarti del crimine: un Rambo psicopatico, un porno-proiezionista con le mani devastate dalla lebbra, un gigante nero e un capellone tutto tatuato. Ma il piano fallisce e il Boss ora vuole che chi ha sbagliato paghi...

"È difficile non evocare Tarantino vedendo 'Cosa fare a Denver quando sei morto'; ma il regista Gary Fleder non può essere considerato un imitatore, dato che girò il film prima del successo di 'Pulp Fiction'. Però i due cineasti devono aver respirato la stessa aria del tempo. Con Quentin Fleder condivide la tendenza a produrre 'derive' su personaggi e luoghi narrativi di un genere codificato come il crime-film; come lui, è magari, un po' caotico e sovrabbondante. Però riesce a dare continuità al tutto grazie a un tono costante di commedia nera e violenta, sostiene le situazioni con dialoghi più brillanti della media, ci offre un cast imperdibile. E ha la sapienza di raccontarci, tra uno scoppio violento e l'altro, una struggente storia d'amore impossibile che sta alla pari con quella del Carlito Brigante di De Palma". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 6 aprile 1997).

Titolo Originale: THINGS TO DO IN DENVER WHEN YOU'RE DEAD Regia: Gary Fleder Interpreti: Andy Garcia, Christopher Walken, Gabrielle Anwar, Christopher Lloyd Durata: h 1.35 Nazionalità: USA 1995



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La sposa in nero (Francois Truffaut, 1967)

Subito dopo la celebrazione del matrimonio, mentre Julie sta uscendo dalla Chiesa al braccio del marito David, improvvisamente quest'ultimo viene ucciso da una fucilata sparata da una finestra antistante. L'incidente, involontario, deriva dalla scommessa di cinque amici che, tra una mano e l'altra di poker, volevano provare con un fucile a cannocchiale a colpire il parafulmine della chiesa dirimpetto. Da quel momento la vita di Julie è legata alla memoria del marito e al proposito di vendicarne la morte. Rintraccia dapprima Bliss, che sta festeggiando il suo fidanzamento, e lo fa precipitare da un terrazzo. Successivamente trova Robert e lo avvelena; è poi la volta di Renè, che la donna chiude in una piccola stanza nella quale muore soffocato. In tutti i casi la polizia non riesce a rintracciare il colpevole. Fergur, un pittore, è il quarto uomo, che Julie, dopo essere riuscita a posare per lui come modella, uccide con una freccia. Infine poichè il quinto personaggio, Holmes, è in prigione, la donna confessa i suoi delitti alla polizia, si fa imprigionare e riesce finalmente ad uccidere con una coltellata l'ultimo responsabile.

"Gelido eppur eccitante thriller di François Truffaut che ha rivoltato a suo modo lo stupendo romanzo di Cornell Woolrich per trarne un raffinato esercizio di stile dai bagliori ironici anche se privo di autentica suspense. L'altera Jeanne Moreau, cocciuta assassina per debito d'amore, ruba la scena agli attoniti partner maschili". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 8 febbraio 2001)

Titolo Originale: LA MARIÉE ÉTAIT EN NOIR Regia: Francois Truffaut Interpreti: Jeanne Moreau, Michel Bouquet, Jean-Claude Brialy, Michel Lonsdale Durata: h 1.47 Nazionalità: Francia 1967



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25 marzo 2014

Professione: reporter (Michelangelo Antonioni, 1974)

David Locke è un reporter 37enne, nato in Inghilterra e cresciuto in America, apprezzato nei suoi servizi televisivi perché dotato di uno straordinario spirito di osservazione, come dichiara il suo produttore Martin Knight. Mentre si trova in uno sperduto e sinistro alberghetto sahariano scopre casualmente il cadavere di un certo Robertson al quale, approfittando di certe somiglianze somatiche, si sostituisce. Entrato in questo giuoco per fuggire dal passato e dal presente che l'hanno nauseato, seguendo le indicazioni di un libretto d'appunti dello scomparso - che scopre essere un mercante d'armi schierato dalla parte del Fronte Unitario di Liberazione di un nuovo Paese africano - vaga da Monaco a Ginevra a Barcellona. Sua moglie, decisa a rintracciare Robertson per saperne di più sulla scomparsa del marito, involontariamente muove attorno al marito il meccanismo della polizia e della diplomazia.

"Nella meccanica di un racconto apparentemente poliziesco, assai significativamente Antonioni trova il modo di delineare a tutto tondo personaggi che non sono nulla e li fa vagabondare - tra una morte e un'altra - in vicende che sono in definitiva un nulla di fatto: l'intellettuale brillante, il reporter che registra tutto con acume, l'uomo votato per professione alla comunicazione di massa, diviene così per radicale contrasto il simbolo di un mondo culturale, politico, sociale e spirituale privo di significati apprezzabili. Le eclettiche nonché coinvolgenti architetture del Gaudì sono inespressive come quelle di un alberghetto africano; la frenesia multicolore dei grossi aeroporti è muta come l'immobilità delle sabbie del Sahara; la giovane studentessa hippie finisce per non dare alcun aiuto, proprio come la moglie, il datore di lavoro, il rappresentante consolare, la guardia civica della Spagna. Il protagonista rimane solo e senza risposte di fronte alla propria coscienza inquieta e insoddisfatta: la sua vita è un guazzabuglio di problemi cui non riesce ad attribuire una sola soddisfazione; la fuga, l'avventura, il rapporto occasionale come quello istituzionalizzato!" ("Segnalazioni Cinematografiche", vol. 78, 1975)

Titolo Originale: PROFESSIONE: REPORTER Regia: Michelangelo Antonioni Interpreti: Jack Nicholson, Maria Schneider, Jenny Rinacre, Ian Hendry Durata: h 2.05 Nazionalità: Italia, Francia, Spagna 1974



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24 marzo 2014

Mulholland Drive (David Lynch, 2001)

Hollywood. I due autisti di una Cadillac nera, che viaggia lungo Mulholland Drive, minacciano con una pistola la donna bruna che è sull'auto con loro. Improvvisamente la vettura viene travolta da un'altra auto e l'unica sopravvissuta al terribile incidente è la donna che, però, perde la memoria. Questa, assumendo il nome di Rita, si rifugia impaurita nell'appartamento della bionda Betty, una giovane attrice dall'aria ingenua appena arrivata a Los Angeles. Betty comincia ad aiutare Rita a svelare il mistero sulla propria identità. Nel frattempo: un uomo è spaventato a morte dai propri incubi; un regista, Adam Kesher, viene costretto da due uomini e da uno strano cowboy ad affidare il ruolo della protagonista del suo prossimo film ad una misteriosa attrice, Camilla; un killer maldestro semina vittime. Durante le loro ricerche, Rita e Betty scoprono il cadavere di Diane. Le due donne, dopo essere diventate amanti, vanno a vedere uno spettacolo teatrale, a seguito del quale entrano in possesso di una scatola blu. Aperta la scatola, i personaggi si scambiano di ruolo: Betty diviene Diane e Rita diviene Camilla. Diane è innamorata di Camilla la quale, però, preferisce il regista Adam. Diane allora paga un killer per uccidere la sua ex amante. Dalla scatola blu fuoriescono, miniaturizzati, i due vecchietti che avevano accolto con entusiasmo Betty all'aeroporto di Los Angeles. I due spaventano Diane, e la inducono al suicidio. Si torna al teatro, e lì un attore pronuncia la parola: "Silenzio".

"David Lynch torna al suo stile più personale per raccontare una bella metafora sul cinema. Tensione, mistero, sensualità, eleganza d'epoca, romanticismo alla Raymond Chandler, storie inestricabili e confuse ma grande atmosfera, emozioni vissute come in sogno, la vita ingenua e torbida delle ragazze." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 15 febbraio 2002)

Titolo Originale: MULHOLLAND DRIVE Regia: David Lynch Interpreti: Naomi Watts, Laura Harring, Justin Theroux, Ann Miller, Chad Everett, Robert Forster, Wayne Grace Durata: h 2.26 Nazionalità: USA 2001



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22 marzo 2014

Il buio nella mente (Claude Chabrol, 1995)

La ricca borghese Catherine Lelievre assume la taciturna Sophie Bonhomme come governante nella isolata villa dove vive con la famiglia. La giovane è impeccabile, anche se non ha la patente e rifiuta di prenderla, e va in crisi se le si comunica qualcosa per iscritto: è analfabeta. Melinda, la figlia maggiore di Catherine, tenta di far breccia in Sophie ma invano. Unica amicizia per Sophie, che passa tutto il tempo libero davanti al televisore, è la postina Jeanne Marchal, tipo vivace e impiccione, che la coinvolge nella cernita e nella distribuzione dei vestiti usati in parrocchia, ma la istiga anche a ribellarsi. La presenza della spregiudicata Jeanne fa colpo sulla timida Sophie che la invita in casa, finché George Lelievre, che odia la postina perché gli apre la corrispondenza, non le proibisce di vederla. Le due giovani ormai intime, parlano dei loro trascorsi: pur essendo state accusate l'una di aver ucciso la figlioletta di 4 anni e l'altra di aver appiccato fuoco alla casa in cui è bruciato il padre, sono state rilasciate per mancanza di prove. Poi Melinda per caso scopre l'analfabetismo di Sophie, che anziché accettare i suoi inviti a prendere delle lezioni, la minaccia di rivelare la di lei maternità, captata spiandola mentre era al telefono col fidanzato. Dopo aver licenziato Sophie dandole una settimana per andar via, la famiglia Lelievre si riunisce davanti alla televisione per ascoltare e registrare l'opera "Don Giovanni" di Mozart. Improvvisamente attirato dal fracasso che Sophie e Jeanne fanno devastando la casa, Georges entra in cucina ma Sophie, che ha caricato il fucile da caccia, lo uccide; poi le due giovani uccidono sia Catherine sia i suoi figli Melinda e Gilles. Mentre Sophie rimette in ordine la villa, Jeanne ruba la radio stereo di Melinda e si allontana, ma muore in un incidente d'automobile. Un poliziotto, recuperata la radio stereo, trova incise insieme alla musica del "Don Giovanni" le parole sprezzanti e ciniche dette da Sophie e Jeann e durante il massacro della famiglia Lelievre.

Claude Chabrol, maestro del thriller psicologico, firma uno dei suoi film più "neri", un'opera magistrale e cupa, nella quale gli elementi della psicosi e del crimine vengono gradualmente inseriti in un contesto di assoluta normalità. La discesa agli inferi delle due protagoniste - interpretate magnificamente dalle bravi attrici francesi - è lenta e inesorabile, fino all'esplosione di ribellione e follia.

Titolo Originale: LA CÉRÉMONIE Regia: Claude Chabrol Interpreti: Sandrine Bonnaire, Isabelle Huppert, Jacqueline Bisset, Jean-Pierre Cassel Durata: h 1.51 Nazionalità: Francia 1995



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Giungla d’asfalto (John Huston, 1950)

Una giungla d’asfalto è la grande città nei cui bassifondi si sfrena la lotta per la conquista dell’oro, della ricchezza. Doc, ladro in guanti gialli, ha studiato, negli ozi del carcere dove scontava la pena inflittagli, un astuto piano per impadronirsi d’una partita di gioielli custodita nella cassaforte di una gioielleria. Uscito di prigione prende contatto con Alonzo Emmerich, losco avvocato e raffinato gaudente, che gli procura i denari necessari all’esecuzione del piano prendendoli a prestito da uno strozzino, Cobby. L’operazione è condotta con molta abilità ma un colpo di pistola, sparato da un guardiano notturno, uccide Ciavelli, il principale esecutore. La divisione del bottino provoca una sparatoria tra i componenti della banda: un altro bandito resta ucciso, un terzo, Handley, viene ferito. Infine Doc affida ad Emmerich l’incarico di trattare la cessione dei gioielli alla compagnia presso la quale sono assicurati. Fermato dalla polizia e sospettato di complicità, Emmerich si uccide, mentre lo strozzino, arrestato, confessa. La polizia dà la caccia agli ultimi due: Doc fugge, ma, riconosciuto durante la fuga, viene catturato. Handley è costretto a farsi medicare la ferita e, riconosciuto dal medico, fugge e muore dissanguato.

Il capolavoro di John Huston, all’epoca considerato un film di serie B, è il capostipite dei “caper film”, un sottogenere cinematografico che si sviluppa tutto attorno al tema della rapina

Titolo Originale: THE ASPHALT JUNGLE Regia: John Huston Interpreti: Sterling Hayden, Louis Calhern, Jean Hagen, James Whitmore, Sam Jaffe, John McIntire, Marilyn Monroe Durata: h 1.52 Nazionalità: USA 1950




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21 marzo 2014

La Strada Scarlatta (Fritz Lang, 1945)

La strada scarlatta è il primo film a essere prodotto dalla Diana Productions, casa di produzione fondata da Fritz Lang, Joan Bennett e Walter Wagner. Ritenuto il più europeo dei film di Lang e uno dei suoi più significativi, è il rifacimento di La cagna di Renoir (1931), ispirato a un romanzo di Georges de La Fouchardière, del quale conserva l’atmosfera cupa di un mondo urbano anonimo e dominato dall’incubo e dalla notte. Protagonista è il timido Chris Cross (Edward G. Robinson) che nell’incontro con Kitty March (Joan Bennett) vede la possibilità di evadere da una vita scialba e dalle angustie del matrimonio, dedicandosi anche alla sua grande passione, la pittura. Ma la donna, prostituta di classe, contrariamente alla popolana del film di Renoir, è avida e senza scrupoli, capace di trascinarlo in una tragedia senza via d’uscita. Infatti Kitty, d’accordo con l’uomo che ama, il suo protettore Johnny Prince (Dan Duryea), riesce a carpire a Chris ingenti somme di denaro procurate anche col furto e con la vendita dei quadri dello sventurato pittore. Quando il protagonista si rende conto degli inganni subiti, e soprattutto dell’amore della donna verso Johnny, in un impeto di rabbia la uccide. L’omicidio, per una serie di eventi, verrà attribuito a Johnny, punito con la sedia elettrica e Chris, ossessionato dal senso di colpa, ma ancora più dall’idea di aver perso tutto, si avvierà verso un ineluttabile declino.


Titolo Originale: SCARLET STREET Regia: Fritz Lang Interpreti: Joan Bennett, Edward G. Robinson, Dan Duryea, J. Fontaine Durata: h 1.35 Nazionalità: USA 1945



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20 marzo 2014

La Chiave di Vetro (Stuart Heisler, 1942)

Paul Madvig (Brian Donlevy), un politico corrotto, viene accusato dell’omicidio del figlio di un suo avversario politico. Ed Beaumont (Alan Ladd), un giovane avvocato suo uomo di fiducia, indagherà per dimostrare la sua innocenza. E per questo non esiterà a infiltrarsi nella banda del gangster Nick Varna (Joseph Calleia), dalla quale subirà atroci violenze, come nella scena in cui viene sbattuto in una vasca piena d’acqua. Memorabile l’interpretazione di una misteriosa e seducente Veronica Lake.

 Il film è tratto dal romanzo omonimo di Dashiell Hammett, che aveva già avuto una versione cinematografica di Frank Tuttle nel 1935.

Titolo Originale: THE GLASS KEY Regia: Stuart Heisler Interpreti: Alan Ladd, Brian Donlevy, Veronica Lake, Bonita Granville, Richard Denning Durata: h 1.25 Nazionalità: USA 1942




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Che fine ha fatto Baby Jane? (Robert Aldrich, 1962)

Baby Jane è una bambina prodigio che si esibisce sui palcoscenici dei teatrini e del varietà. Il successo però la fa diventare viziata e prevaricatrice nei confronti della sorella Blanche. Le parti si invertono quando, da adulte, è Blanche ad avere successo come stella del cinema, mentre Jane viene dimenticata. Un incidente interrompe la carriera di Blanche, costringendo le sorelle a una convivenza forzata piena di rimpianti, di odio e di acredine. Ottima interpretazione di Bette Davis e di Joan Crawford, dirette da un grande regista, Robert Aldrich, in una cruento duello sadomaso tra personaggi femminili.

Titolo Originale: WHATEVER HAPPENED TO BABY JANE? Regia: Robert Aldrich Interpreti: Bette Davis, Joan Crawford, Victor Buono, Anna Lee Durata: h 2.13 Nazionalità: USA 1962




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Il diavolo probabilmente (Robert Bresson, 1977)

Charles è uno studente parigino che vive per contro proprio. È anticonformista, pacifista ed ecologista. Mentre altri giovani si riuniscono per discutere di politica, manifestare o sensibilizzare l'opinione pubblica, lui capisce che tutto questo è inutile perché il male del mondo è inestirpabile e gli uomini viaggiano su una nave di folli. Comprata una pistola, chiede a un amico drogato di ucciderlo, di notte, nel cimitero del "Père Lachaise" a Parigi.

[...] “ Quello che mi ha spinto a fare questo film è lo spreco che si fa di tutto. È questa civiltà di massa dove ben presto l’individuo non esisterà più. Questa folle agitazione, questa immensa impresa di demolizione dove moriremo per colpa di ciò per cui avevamo sperato di vivere. È anche la stupefacente indifferenza della gente, con l’esclusione di alcuni dei giovani più lucidi”: il film di Bresson (costruito come un unico flashback che parte dall’annuncio della morte di Charles) a tratti è agghiacciante e nel suo pessimismo non risparmia nessuno. Il Mereghetti

Titolo Originale: LE DIABLE PROBABLEMENT Regia: Robert Bresson Interpreti: Antoine Monnier, Tina Irissari, Henri de Maublanc Durata: h 1.38 Nazionalità: Francia 1977


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19 marzo 2014

Il posto delle fragole (Ingmar Bergman, 1957)

Un noto medico e professore, giunto alla tarda vecchiaia, pur avendo ottenuto, nella sua attività professionale, i più ambiti riconoscimenti, si rende conto, a poco a poco, che il suo radicato egoismo ha fatto sì ch'egli si trovi ora nella più gelida solitudine. Un sogno angoscioso lo induce a riconsiderare l'atteggiamento di larvata ostilità, da lui tenuto, durante la sua lunga vita, nei confronti del prossimo, e lo porta all'implicito riconoscimento del suo errore. Un incontro casuale con un gruppo di giovani fervidi e pieni di vita fa comprendere al vecchio medico l'infinito vantaggio che può recare al suo spirito una maggior comprensione del problemi di quanti gli vivono accanto; a cominciare da quelli che a lui sono legati da stretti vincoli: il suo figliolo (anch'egli sulla via della cristallizzazione in un altrettanto gelido egoismo) e la tenera e trepida moglie di questo, in procinto di divenire madre.

"Il film che presenta un'acuta introspezione psicologica, affidata a un'attenta regìa, raggiunge effetti di poesia e di notevole efficacia suggestiva, grazie anche alla bellissima fotografia ed all'ottima recitazione dei protagonisti." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 45, 1959).

Titolo Originale: SMULTRONSTÄLLET Regia: Ingmar Bergman Interpreti: Victor Sjöström, Bibi Andersson, Ingrid Thulin, Gunnar Björnstrand, Jullan Kindahl, Folke Sundquist, Björn Bjelfvenstam, Max Von Sydow Durata: h 1.31 Nazionalità: Svezia 1957



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18 marzo 2014

L'angelo sterminatore (Luis Buñuel, 1962)

Tratto da un soggetto teatrale scritto da José Bergamin intitolato Los naufragos e sceneggiato oltre che dallo stesso Buñuel anche da Luis Arcoriza, L'angelo Sterminatore è uno dei film più belli diretti dal grande maestro spagnolo. La trama è solo un pretesto per scavare nei meandri della psicologia umana del mondo borghese la cui morale, per Buñuel, diventa antimorale. Dopo una prima teatrale, una comitiva dell'alta borghesia viene invitata a cena in una villa di amici. Sul tardi, mentre ascoltano una pianista, si accorgono che la servitù si è inspiegabilmente eclissata. Cercano di uscire dalla villa ma qualcosa li trattiene. Sono prigionieri di loro stessi e improvvisamente si ritrovano, quasi fosse il giorno dell'Apocalisse, a piangere sul loro destino. La situazione si fa sempre più tesa, i loro dialoghi sempre più amari e violenti fino al "sacrificio carnale" di una giovane ragazza che viene posseduta dal loro ospite. Solo allora crederanno di essersi liberati dal loro incubo.

Titolo Originale: EL ANGEL EXTERMINADOR Regia: Luis Buñuel Interpreti: Jacqueline Andère, Silvia Pinal, Enrique Rambal, Claudio Brook Durata: h 1.35 Nazionalità: Messico 1962




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17 marzo 2014

Grisbi (Jacques Becker, 1954)

Max e Riton, due gangsters legati da intima amicizia, hanno fatto un grosso colpo, che ha fruttato loro cinquanta milioni. Max, uomo di una certa età, ha deciso di ritirarsi ormai dalla vita attiva: è un tipo duro, calcolatore, poco amante del chiasso e dei divertimenti, ma è molto attaccato a Riton, uomo di carattere debole e fiacco. Collegati con altri lestofanti della stessa specie, tenutari di locali notturni, spacciatori di droghe, rapinatori, i due amici conducono i loro affari in modo indipendente. Accade però che per l'indiscrezione dell'amante di Riton, della quale Max aveva consigliato da tempo l'amico di liberarsi, uno dei compari, Angelo, viene a conoscenza del grosso colpo fruttuoso compiuto dai due e immediatamente si dà da fare coi suoi collaboratori per costringere i due a consegnare il "grisbì", cioè i denari. Angelo tenta il colpo con Max e, non essendogli riuscito, s'impadronisce di Riton e ricatta Max, minacciando di sopprimere l'amico, qualora non gli venga consegnato il "grisbì". Dopo lunghe trattative, Riton ritorna libero da Max, mentre l'oro viene consegnato ad Angelo. Questi però ha assoldato alcuni sicari, che dovranno sopprimere Max e Riton, ma le cose vanno diversamente e i sicari ci lasciano la pelle. Angelo, inseguito, viene ucciso durante una sparatoria e l'auto con l'oro va in fiamme. La polizia trova l'oro e il cadavere di Angelo. Anche Riton muore e Max, più amareggiato che mai, riprende la sua losca attività.

Tratto da un romanzo della "Série noire", il film è diretto magistralmente da Jacques Becker, con stile secco e rapido, bei chiaroscuri e interpretato da un grande Gabin (premiato a Venezia), insuperabile nel tracciare ritratti di vecchi ragazzi disincantati dalla vita. Una Jeanne Moreau alle prime armi completa il cast.

Titolo Originale: TOUCHEZ PAS AU GRISBI Regia: Jacques Becker Interpreti: Jean Gabin, Jeanne Moreau, René Dary, Dora Doll, Lino Ventura Durata: h 1.34 Nazionalità: Francia 1954




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16 marzo 2014

La Grande illusione (Jean Renoir, 1937)

A volte occorrono gli orrori della guerra per far venire a galla cose di cui siamo tutti partecipi. Questa umanissima ironia è alla base del capolavoro di jean Renoir La grande illusione, un film ambientato durante la Prima guerra mondiale in un campo di prigionia tedesco. Il tenente Maréchal (Jean Gabin) e il capitano de Boëldieu (Pierre Fresnay) sono due ufficiali francesi tenuti sotto attenta sorveglianza insieme ai loro uomini dall'affabile comandante tedesco von Rauffenstein (Erich von Stroheim). Questi personaggi rispecchiano in pieno i valori aristocratici dell'onore e dell'ordine, in un sistema di rispetto reciproco e di procedura protocollare basata su anni di tradizione.

Si tratta, però, solo di un'oasi - o meglio di un miraggio - nel bel mezzo di un conflitto devastante. Da ciò prende spunto il film: il rango di questi ufficiali, la loro educazione e i loro valori non bastano a sollevarli dalla profonda iniquità della guerra, dove le pallottole non fanno distinzioni. I francesi cercano instancabilmente di scavare un tunnel per fuggire, senza considerare che, una volta tornati in libertà, il falso cameratismo dovuto alla prigionia si dovrà inevitabilmente scontrare con la dura realtà della vita.

Uno degli aspetti più incisivi de La grande illusione è la sensazione che i personaggi desiderino inconsciamente un diverso stato di cose. Si percepisce che il malinconico comandante von Rauffenstein vorrebbe poter socializzare con gli ufficiali francesi, in circostanze diverse e meno gravi.

Nel campo di prigionia, Rosenthal (Marcel Dalio), un giovane ebreo, rappresenta un forte avvertimento degli orrori che si sarebbero compiuti da lì a pochi anni nella Seconda guerra mondiale. Non a caso, durante l'occupazione della Francia, i tedeschi bandirono La grande illusione, tanto chiara appariva la sua visione della realtà. Questo indimenticabile film di Renoir, con i suoi splendidi personaggi, i temi profondi e i dialoghi coinvolgenti, poteva andare perduto per sempre a causa della sua profetica visione politica: è una chiara dimostrazione della forza del cinema e della sua capacità di trasmettere verità universali e insegnamenti morali.

Titolo Originale: LA GRANDE ILLUSION Regia: Jean Renoir Interpreti: Pierre Fresnay, Erich von Stroheim, Jean Gabin, Gaston Modot Durata: h 1.57 Nazionalità: Francia 1937



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15 marzo 2014

L.A. Confidential (Curtis Hanson, 1997)

A Los Angeles, agli inizi degli anni Cinquanta, domina una grande voglia di muoversi, divertirsi, fare
affari, anche in relazione al progressivo affermarsi del nuovo mezzo televisivo. Tre poliziotti, l'ambizioso Ed Exley, il simpatico Jack Vincennes, l'ingenuo Bud White, cercano in modi diversi di fare carriera e di ottenere un successo personale. Jack organizza arresti spettacolari di personaggi del mondo dello spettacolo per conto di Sid, editore di una rivista senza scrupoli. Ed, poliziotto incorruttibile che crede che chi sbaglia debba pagare, denuncia gli eccessi di violenza di alcuni colleghi durante la notte di Natale, ottenendo una promozione. Bud, si trova di fronte alla morte del suo collega appena mandato in prepensionamento e inizia una serrata indagine che alla fine fa luce sulle trame criminali che legano i malviventi alle forze dell'ordine. A fare da tramite, c'è anche Lynn, una ragazza che assomiglia a Veronica Lake e che appartiene ad una scuderia di sosia di attrici diretta dal magnate Pierce. Il cerchio si stringe e Bud ed Ed si trovano di fronte a una terribile verità...

"Il mondo di 'L.A. Confidential' è quello di James Ellroy: duro, nero, sanguinolento, corrotto. Ma nel film di Curtis Hanson le storie e il linguaggio duro e debordante di Ellroy sono tradotte in una messinscena scattante ed energica, che calca il pedale dell'ironia e della citazione e perde il sentimento di disperazione e follia tipico del mondo dello scrittore. E se per un attimo si può avere l'impressione che il film cresca tanto da assomigliare a Chinatown, la speranza dura poco. 'L.A. Confidential' è un brillante film di genere, con una bella ricostruzione d'epoca di Jeannine Oppewall, una splendida fotografia di Dante Spinotti, e una notevole squadra di attori in cui, accanto alle star Kim Basinger, Kevin Spacey e Danny De Vito, sono protagonisti due efficaci attori australiani, Russell Crowe e Guy Pearce: poliziotto violento il primo, incorruttibile il secondo. Niente di nuovo, poche emozioni, ma tutto ben impacchettato, e con qualche risata cinefila come ciliegina". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 15 maggio 1997)

Titolo Originale: L.A. CONFIDENTIAL Regia: Curtis Hanson Interpreti: Kevin Spacey, Russell Crowe, Guy Pearce, Kim Basinger, James Cromwell, Danny DeVito, David Strathairn, Ron Rifkin, Simon Baker, Amber Smith Durata: h 2.07 Nazionalità: USA 1997




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14 marzo 2014

M, Il mostro di Dusseldorf (Fritz Lang, 1931)

L’immaginario espressionista di Wiene (II gabinetto del dottor Caligari, 1919) e di Murnau (Nosferatu, 1922) avevano portato l’horror nel territorio della metafisica. Agli inizi degli anni Trenta, Fritz Lang scelse di spingersi in tutt’altra direzione, puntando sul realismo sociale e sulle implicazioni quotidiane della malvagità in un contesto urbano. Il critico americano Jonathan Rosenbaum ha definito M “il miglior film mai realizzato su un serial killer”.

Ambientato nei giorni finali della precaria repubblica di Weimar – che fa da sfondo politico oltre che da scenario in dissoluzione, abitato da ogni sorta di inquietudine interiore – il film è uno studio magistrale sul desiderio irrefrenabile e sulla sua punizione. La passione di Lang per l’architettura fa sì che la città intera diventi scenografia; l’assassino di bambini Hans Beckert (Lorre) è ricercato sia dalla polizia sia dai criminali. Entrambi organizzano la propria caccia, al termine della quale Beckert subisce due processi. L’affascinante aspetto documentaristico del film viene dalla rappresentazione dettagliata delle due procedure legali, investigative e tecniche, come nella scena della conferenza della polizia che sfuma impercettibilmente nell’incontro tra i boss della malavita. M scandaglia e rivela la mente dell’assassino seriale situandolo nel tessuto sociale. Visivamente, man mano che la storia va avanti, Beckert è sempre più presente: dapprima ne vediamo solo l’ombra sui manifesti, poi lo vediamo di spalle, poi la smorfia nello specchio, quindi alle prese con i bambini, per giungere al momento finale della confessione in tribunale. La mostruosità della sua traiettoria criminale si rivela per accumulo: prima uomo e abietta personificazione del male, infine patetica vittima delle proprie pulsioni. AI termine del film, una madre in lutto afferma che il fallimento dei genitori è stato di non aver controllato i figli (La cosa da un altro mondo, 1951, di Howard Hawks, si conclude con la famosa morale “tenete d’occhio il cielo”). M è una meditazione su un destino inevitabile, la più pessimista delle opere di Lang. Laddove La cosa proietta nel futuro la paura di un’invasione di extraterrestri, M situa la disperazione nel fatto che non esiste futuro se i bambini, che ne sono l’incarnazione, vengono violentati e uccisi. L’omicidio della bambina è simboleggiato dal palloncino intrappolato tra i cavi del telegrafo, un messaggio agghiacciante e senza speranza.

Titolo Originale: M Regia: Fritz Lang Interpreti: Peter Lorre, Ellen Widmann, Otto Wernicke, Inge Landgut, Theodor Loos Durata: h 1.57 Nazionalità: Germania 1931



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Il Mistero Del Falco (John Huston, 1941)

L’ottima sceneggiatura scritta da John Huston, ispirata al romanzo Il falco maltese di Hammett,
l’atmosfera cupa e grigia di una San Francisco notturna, la scelta accurata degli interpreti, in particolare per il detective e la donna fatale, fanno di Il mistero del falco il primo chiaro esempio di quei film realizzati dal 1941 al 1958 negli Stati Uniti e codificati in seguito dalla critica francese come noir classici.

John Huston, già giovane e affermato sceneggiatore, è chiamato a girare questo film in un periodo in cui la puritana America avverte la necessità di porre un freno al genere gangster degli anni trenta, nel quale polizia corrotta e delinquenti finivano quasi sempre per diventare eroi. Sarà proprio il regista, seguendo fedelmente l’opera di Dashiell Hammett, a consacrare il personaggio dell’investigatore così caro al noir, un intenso Humphrey Bogart nelle vesti di Sam Spade. Tutta la vicenda ruota intorno al ritrovamento di una preziosa statuetta a forma di falco.

È l’ambigua Brigid O’Shaughnessy (Mary Astor) a mettere l’investigatore e il suo socio sulle tracce del falco a cui sono interessati anche il losco Kasper Gutman (Sydney Greenstreet) e il suo assistente Joel Cairo (Peter Lorre). Ma l’oggetto prezioso, rivelatosi in seguito un falso, sarà causa di una serie di avvenimenti tragici e violenti. A tessere la trama di tutta la vicenda è Brigid, colpevole anche dell’omicidio del socio di Sam e intenzionata a ricavare da questa operazione un’ingente somma di denaro. Sam, sebbene conquistato dal fascino della donna che lo ha raggirato, non potrà che consegnarla alla giustizia perché, come lui stesso afferma, anche gli investigatori, pur costretti a vivere borderline tra legalità e illegalità, hanno i loro valori morali.

Titolo Originale: THE MALTESE FALCON Regia: John Huston Interpreti: Humphrey Bogart, Mary Astor, Gladys George, Peter Lorre, Barton MacLane, Lee Patrick Durata: h 1.41 Nazionalità: USA 1941





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13 marzo 2014

Il terrore corre sul filo (Anatole Litvak, 1948)

Un uomo di campagna, Henry Stevenson, ha sposato la figlia di un ricchissimo industriale. In seguito al matrimonio egli diventa ricco e viene nominato vice-presidente della Società di prodotti farmaceutici del suocero; ma dipende da questi e tale circostanza gli riesce insopportabile. Per conquistare l'indipendenza non esita a derubare la società, sottraendo forti quantità di stupefacenti, coi quali inizia un contrabbando in grande stile. Presto egli si trova nelle reti dei suoi associati, i quali gli chiedono una forte somma, ch'egli potrà ottenere solo riscuotendo l'assicurazione sulla vita della moglie Lena. E poichè questa, gravemente ammalata, tarda a morire, viene accuratamente organizzata la sua soppressione. Lena, che è a letto ed è quasi paralizzata, captando casualmente una telefonata, si rende conto del pericolo imminente. Essa telefona disperatamente, invocando aiuto, ma nessuno la prende sul serio. Il marito intanto è braccato dalla polizia tributaria e quando sta per essere catturato, preso da un tardivo rimorso, telefona alla moglie di fuggire. Ma è troppo tardi: la macchina, messa in moto per sopprimerla, è...

Titolo Originale: SORRY, WRONG NUMBER Regia: Anatole Litvak Interpreti: Barbara Stanwyck, Burt Lancaster, Tina De Mola Durata: h 1.29 Nazionalità: USA 1948



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12 marzo 2014

Le catene della colpa (Jacques Tourneur, 1947)

Una brillante sceneggiatura ed una fantastica regia per uno dei più classici noir anni quaranta firmato Jaques Tourneur

Jeff Bailey gestisce una stazione di servizio e vive con la sua amata Ann. Tutto sembra andare per il verso giusto, ma il passato torna a condizionare le loro vite. Anni prima , infatti, Jeff (Il suo vero nome è Markham) lavorava a New York come detective ed era stato incaricato da un losco individuo di nome Sterling di ritrovare l’affascinante e pericolosa Kitty Maffy. Dopo averla rintracciata, Jeff se ne era innamorato ed insieme erano fuggiti facendo perdere le tracce anche al socio di Jeff, Jack Fisher. Una volta ucciso Fisher per mano di Kitty, Jeff decise di lasciarla sola e di rifarsi una vita altrove. Caso vuole che viene ritrovato da un collaboratore di Starling ed incaricato da quest’ultimo di recuperare alcune carte compromettenti in mano ad un avvocato di San Francisco. Bailey intuisce che si tratta di una trappola organizzata dallo stesso Sterling a suo danno, ma sottovaluta il ruolo della bella Kitty tornata anche le dal passato per vendicarsi.


[...] Uno dei più alti esempi di noir anni 40, dramma dell’ossessione e della predestinazione, nel quale un un tragico fatalismo sottolinea l’impotenza dell’individuo a liberarsi dall’influenza perversa e avvelenata che il passato ha sul presente. Ognuno dà il meglio id sè, e l’acme è raggiunto nella scena in cui Mitchum aspetta la dark lady in un bar messicano: non accade nulla, ma c’è tutto il senso del film […] *

*Il Mereghetti


Titolo Originale: OUT OF THE PAST Regia: Jacques Tourneur Interpreti: Robert Mitchum, Kirk Douglas, Rhonda Fleming, Jane Greer Durata: h 1.37 Nazionalità: USA 1947



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10 marzo 2014

Alba tragica (Marcel Carné, 1939)

Parigi, anni Trenta. François, un tranquillo e onesto operaio, si innamora follemente di una giovane fioraia al punto da uccidere Valentin, l'uomo che da tempo la perseguita. Dopo l'omicidio François si barrica in casa, circondato dalle forze di polizia, e passa l'intera nottata a ripensare agli avvenimenti che l'hanno condotto a tale drammatica circostanza. Scorre così, lentamente, tutta la sua vita passata.

Un capolavoro del realismo poetico francese con una splendida fotografia in bianco e nero e con Jean Gabin in gran forma. La sceneggiatura di Jacques Prevert, con il suo celebre uso del flash-back, è un monumento di pessimismo e malinconia, tanto che il film (uscito alla vigilia della seconda guerra mondiale) fu ritirato perché "demoralizzante".

Titolo Originale: LE JOUR SE LÈVE Regia: Marcel Carné Interpreti: Jean Gabin, Jules Berry, Arletty, Jacqueline Laurent, Bernard Blier Durata: h 1.27 Nazionalità: Francia 1939




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9 marzo 2014

Il Grande Sonno - (Howard Hawks, 1946)

Battute e performance attoriali che brillano come gioielli, una fotografia meravigliosa e una delle trame più labirintiche mai viste prima in un film hollywoodiano: Il grande sonno è certamente il titolo più rappresentativo e mitico del genere gangster/noir.

A far diventare quest’opera un film di culto c’è, prima di tutto, Bogart nei panni di Philip Marlowe: sardonico, disilluso, ingegnoso, cinico ma anche capace di grande nobiltà d’animo. C’è poi Lauren Bacall nella sua seconda apparizione sul grande schermo assieme a Bogart, che lascia trapelare la tensione sessuale e l’affiatamento tra i due. C’è, infine, l’universo noir – costruito in quegli anni attraverso i film della Warner – fatto di ambientazioni ombrose e piovose, di cappelli di feltro e baveri alzati, di criminali da quattro soldi e ragazze facili, dove è meglio non fidarsi di nessuno e dove tutti sono bravissimi a mentire.

Il grande sonno è uno di quei film di cui si potrebbe citare a memoria ogni singola battuta e ricordare ciascun personaggio per la sua incisività, un film in cui ogni scena è un momento di piacere puro. Notevoli alcune interpretazioni femminili: il cameo di Dorothy Malone nei panni della ragazza della libreria con cui Marlowe trascorre un pomeriggio ad alta gradazione alcolica; Elisha Cook Jr. nel ruolo di Jonesy, una sempliciotta i cui sforzi di essere parte dell’azione mettono a repentaglio la vita di Marlowe, e Martha Vickers nei panni di Carmen, la sorella ninfomane della donna interpretata dalla Bacall. Rimangono memorabili anche personaggi che restano in scena pochi minuti, come il generale Sternwood (Charles Waldron), ormai ritiratosi in casa dopo una vita vissuta al massimo, o come la sfortunata Agnes interpretata da Sonia Darrin, neppure citata nei titoli di coda.

Forse è una leggenda, ma pare che nemmeno Chandler sapesse chi fosse l’assassino. Il tutto sembra un po’ esagerato (l’identità dell’omicida non è poi così difficile da decifrare), ma di certo è indicativo di come il film si basasse su una sceneggiatura intricata e densa, resa ancora più ostica dalla dittatoriale censura dell’epoca. Ad esempio, non è presente nessun riferimento esplicito al fatto che Carmen sia una tossicodipendente e che sia invischiata in un traffico di pornografia. L’intera pellicoJa è una lezione magistrale su come ottenere un film perfetto dal punto di vista stilistico, nei toni e nella capacità di coinvolgere il pubblico. Anche se non è facile star dietro ai meandri dalla trama, non ci si sente mai imbrogliati e si prova comunque grande soddisfazione davanti al finale teso e mozzafiato, uno dei momenti di violenza sottintesa più efficaci di Hollywood.

101 FILM GANGSTER a cura di STEVEN JAY SCHNEIDER

Titolo Originale: THE BIG SLEEP Regia: Howard Hawks Interpreti: Humphrey Bogart, Lauren Bacall, John Ridgely, Martha Vickers, Dorothy Malone, Peggy Knudsen Durata: h 1.54 Nazionalità: USA 1946





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