14 marzo 2014

M, Il mostro di Dusseldorf (Fritz Lang, 1931)

L’immaginario espressionista di Wiene (II gabinetto del dottor Caligari, 1919) e di Murnau (Nosferatu, 1922) avevano portato l’horror nel territorio della metafisica. Agli inizi degli anni Trenta, Fritz Lang scelse di spingersi in tutt’altra direzione, puntando sul realismo sociale e sulle implicazioni quotidiane della malvagità in un contesto urbano. Il critico americano Jonathan Rosenbaum ha definito M “il miglior film mai realizzato su un serial killer”.

Ambientato nei giorni finali della precaria repubblica di Weimar – che fa da sfondo politico oltre che da scenario in dissoluzione, abitato da ogni sorta di inquietudine interiore – il film è uno studio magistrale sul desiderio irrefrenabile e sulla sua punizione. La passione di Lang per l’architettura fa sì che la città intera diventi scenografia; l’assassino di bambini Hans Beckert (Lorre) è ricercato sia dalla polizia sia dai criminali. Entrambi organizzano la propria caccia, al termine della quale Beckert subisce due processi. L’affascinante aspetto documentaristico del film viene dalla rappresentazione dettagliata delle due procedure legali, investigative e tecniche, come nella scena della conferenza della polizia che sfuma impercettibilmente nell’incontro tra i boss della malavita. M scandaglia e rivela la mente dell’assassino seriale situandolo nel tessuto sociale. Visivamente, man mano che la storia va avanti, Beckert è sempre più presente: dapprima ne vediamo solo l’ombra sui manifesti, poi lo vediamo di spalle, poi la smorfia nello specchio, quindi alle prese con i bambini, per giungere al momento finale della confessione in tribunale. La mostruosità della sua traiettoria criminale si rivela per accumulo: prima uomo e abietta personificazione del male, infine patetica vittima delle proprie pulsioni. AI termine del film, una madre in lutto afferma che il fallimento dei genitori è stato di non aver controllato i figli (La cosa da un altro mondo, 1951, di Howard Hawks, si conclude con la famosa morale “tenete d’occhio il cielo”). M è una meditazione su un destino inevitabile, la più pessimista delle opere di Lang. Laddove La cosa proietta nel futuro la paura di un’invasione di extraterrestri, M situa la disperazione nel fatto che non esiste futuro se i bambini, che ne sono l’incarnazione, vengono violentati e uccisi. L’omicidio della bambina è simboleggiato dal palloncino intrappolato tra i cavi del telegrafo, un messaggio agghiacciante e senza speranza.

Titolo Originale: M Regia: Fritz Lang Interpreti: Peter Lorre, Ellen Widmann, Otto Wernicke, Inge Landgut, Theodor Loos Durata: h 1.57 Nazionalità: Germania 1931



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Posted By: HDMAN

M, Il mostro di Dusseldorf (Fritz Lang, 1931)

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