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18 maggio 2014

Boudu salvato dalle acque (Jean Renoir, 1932)

Titolo Originale: BOUDU SAUVÉ DES EAUX 
Regia: Jean Renoir I
nterpreti: Michel Simon, Charles Granval, Marcelle Hainia Durata: h 1.30 
Nazionalità: USA 1932

Con Boudu salvato dalle acque, Renoir, al suo undicesimo film, viene scelto da Michel Simon, che aveva deciso di produrre questo adattamento di una commedia di René Fauchois. La coppia aveva già lavorato insieme tre volte, entrambi avevano alle spalle lo stesso numero di anni di cinema ed erano personalità emergenti con un grande senso di libertà e un desiderio di esplorare territori sconosciuti.






Con Boudu salvato dalle acque, Renoir, al suo undicesimo film, viene scelto da Michel Simon, che aveva deciso di produrre questo adattamento di una commedia di René Fauchois. La coppia aveva già lavorato insieme tre volte, entrambi avevano alle spalle lo stesso numero di anni di cinema ed erano personalità emergenti con un grande senso di libertà e un desiderio di esplorare territori sconosciuti.

Come una mostruosa Venere, il vagabondo Boudu rinasce dalle acque, riportato a una vita che voleva abbandonare dalla gentilezza e dalla generosità della ricca famiglia Lestingois. Viene spontaneo fare paragoni con situazioni simili del più famoso personaggio di Charlie Chaplin. I due vagabondi hanno molto in comune: il senso di sopravvivenza, la relazione amorale con le norme sociali, la focalizzazione del divario ricchi-poveri e l'impellente bisogno sessuale. Ma sono le differenze che rivelano la qualità della ricetta di Renoir e Simon: il richiamo e la rottura delle regole del teatro borghese, il corpo e la dizione dello stesso Simon - uno dei più grandi attori francesi dell'epoca, già protagonista de La cagna un anno prima.

Nel personaggio di Boudu, la voce e la presenza fisica si fondono insieme come un'eruzione di carnalità, un'affascinante dissonanza che disturba il felice quartetto di violini nella casa piena di bella gente che spera che il mondo continui a girare allo stesso modo. L'estremo ritorno di Boudu a una primavera arcaica non è solo il sorridente ribaltamento di un racconto ma simboleggia anche la faticosa continuità tra il passato più remoto e il futuro verso cui scorre il fiume. J-MF

Titolo Originale: BOUDU SAUVÉ DES EAUX Regia: Jean Renoir Interpreti: Michel Simon, Charles Granval, Marcelle Hainia Durata: h 1.30 Nazionalità: USA 1932

1001 FILM - I GRANDI CAPOLAVORI DEL CINEMA - a cura di  STEVEN JAY SCHNEIDER - pubblicato da ATLANTE srl





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Una rosa bianca per Giulia (John Farrow, 1950)





Da un racconto di Leo Rosten. Bellissima e psicopatica fa perdere la testa a un medico di San Francisco, uccide il marito, fa ricadere la colpa su di lui e lo convince a fuggire in Messico con lei. Destinato a lanciare l'ultima scoperta di Howard Hughes _ F. Domergue _ e accolto tiepidamente da pubblico e critica, è un noir RKO convenzionale con un R. Mitchum, reduce dalla galera per possesso abusivo di marijuana, nel ruolo familiare di ingenuo credulone che cade nella rete di una verace dark lady.  iL Morandini

Un "nero" d'atmosfera con tutte le carte in regola: dallo script alla regia, passando per un cast di gran classe.

Titolo Originale: WHERE DANGER LIVES Regia: John Farrow Interpreti: Robert Mitchum, Claude Rains, Maureen O'Sullivan, Faith Domergue, Charles Kemper Durata: h 1.24 Nazionalità: USA 1950

15 maggio 2014

Il segreto del medaglione (John Brahm, 1946)


In seguito a un'ingiusta accusa che fu rivolta a sua madre, una donna ha crisi di cleptomania che le causano infelicità e problemi. Melodramma psicologico "nero" in perfetto stile RKO, interessante per la complessa costruzione con i flashback a scatole cinesi fino all'ultimo che svela la verità e per il racconto fatto da una terza e persino da una quarta persona. L. Day è ottima in un personaggio che anticipa, con minore affettazione, la protagonista di Marnie di Hitchcock. Se non uno stile, J. Brahm aveva una maniera. Bianconero dell'ottimo Nicholas Musuraca. R. Mitchum ha la parte di un pittore suicida. iL Morandini



Impareggiabile per l’originalissima struttura narrativa a gomitolo che si svolge alternativamente avanti e indietro nel tempo, il film, intenso, carico di suspense e di struggente passione, ruota intorno alla straordinaria figura di Nancy (Laraine Day) che, dimentica dei furti compiuti e delle bugie che racconta, da vera dark lady, prima spinge al suicidio Norman (Robert Mitchum) e successivamente Harry (Brian Aherne) alla disperazione.

Titolo Originale: THE LOCKET Regia: John Brahm Interpreti: Robert Mitchum, Gene Raymond, Brian Aherne, Laraine Day Durata: h 1.26 Nazionalità: USA 1947





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L'urlo della città (Robert Siodmak, 1948)



Protagonisti di questo dramma criminale tratto dal romanzo The Chair for Martin Rome di Henry Helseth e sceneggiato da Richard Murphy, sono il gangster Martin Rome (Conte) che ha ucciso un poliziotto in uno scontro a fuoco, un avvocato disonesto(Kroeger) che gli ha rifiutato il denaro necessario per una fuga in Sudamerica e il tenente Candella (Mature) che gli dà la caccia, cercando anche di recuperare gioielli rubati. L'epilogo sanguinoso avviene in una chiesa. Sono importanti anche i personaggi di contorno, soprattutto nel reparto femminile, e la descrizione del quartiere italoamericano, senza stereotipi. Pur non trovandosi a suo agio in esterni autentici, Siodmak cerca di conciliare il noir di taglio espressionista che gli era abituale e la tendenza allo stile semidocumentario in voga nel dopoguerra a Hollywood. Ci riesce in parte, ma comunque il prudente rifiuto del manicheismo, la complessità della tematica, il disegno dei personaggi garantiscono la qualità del prodotto. 1° film di D. Paget. Per una pruderie di eredità fascista il cognome del gangster è diventato Rosky nell'edizione italiana. Rifatto da J. Giovanni con Sola andata (1970).    iL Morandini

Andando a lavorare alla 20th Century Fox, anche Siodmak dovette adattarsi ai principi del poliziesco semidocumentaristico tipico della compagnia, rinunciando alle riprese in studio per girare on location. Lo fece però a modo suo. Gran parte di L'urlodella città si svolge infatti in interni, che rispecchiano solo un maggior realismo rispetto alle, abitudini del regista: una grande corsia d'ospedale, una stanza luminosa nell'infermeria, la casa di «Mamma Roma» che testimonia tutta l'angustia e la miseria dell'ambiente italoamericano. Al massimo, Siodmak ricorre all'uso di rumori fuori campo (lo sferragliare di una metropolitana indica la povera vita di quartiere), e quando finalmente ambienta in strada un'ampia sequenza è per scendere in una via notturna, con luci al neon intermittenti e marciapiedi bagnati: «ho bisogno di luce», griderà significativamente il medico chiamato a curare in auto Richard Conte ferito. [...] Tra le sequenze memorabili: il pezzo di bravura della fuga di Conte dal carcere, ma anche l'impietoso esame dei medici immigrati o l'ingresso in scena della corpulenta massaggiatrice (Hope Emerson, la carceriera sadica di Prima colpa). Tra le immagini: Mature riconosciuto per l'ombra del cappello in casa Rome, il viso da Madonna di Debra Paget in chiesa, la sedia che gira a vuoto dopo che il corpo dell'avvocato ucciso è scivolato a terra.

da POLIZIESCO AMERICANO IN CENTO FILM di RENATO VENTURELLI

Titolo Originale: CRY OF THE CITY Regia: Robert Siodmak Interpreti: Shelley Winters, Victor Mature, Debra Paget, Richard Conte Durata: h 1.37 Nazionalità: USA 1948





Neve rossa (Nicholas Ray, 1952)




I poliziotti Jim (Robert Ryan), Daly (Charles Kemper) e Santos (Anthony Ross) percorrono in auto, di notte, le strade di New York; il loro è un mondo desolante, fatto di piccoli criminali, indagini e pestaggi per ottenere informazioni. Dei tre è Jim a soffrire di più; non riesce infatti a dare un senso a questo tipo di vita e reagisce assumendo un comportamento schivo e violento. Per questo motivo viene allontanato dal Dipartimento e inviato dal suo capo in un paese di montagna, per catturare il colpevole dell'omicidio di una ragazza. Le indagini si concentrano su un giovane mentalmente disturbato, Danny (Summer Williams), fratello di Mary (Ida Lupino), una donna cieca che accoglie in casa Jim e il padre della giovane uccisa. Sarà Mary a permettere al poliziotto di catturare il fratello, destinato però a morire precipitando da una collina, durante un inseguimento. Se il destino di Danny è segnato, una speranza ci sarà per Jim, grazie al sentimento di tenerezza e amore suscitato nel suo cuore da Mary. Così il protagonista, un cupo Robert Ryan, troverà proprio nella fuga dalla dimensione alienante della città la sua salvezza. La colonna sonora di Bernard Hermann, collaboratore di Alfred Hitchcock, amplifica il senso lirico del film: da notare l'utilizzo del corno nelle scene di inseguimento e della viola in occasione degli incontri tra Jim e Mary.
Nel 1954 Nicholas Ray firmerà uno dei capolavori del cinema western, Johnny Guitar, film nel quale, come in Neve rossa, spiccano personaggi emarginati, spesso sconfitti dalla vita, disperati e in fuga.

Titolo Originale: ON DANGEROUS GROUND Regia: Nicholas Ray, Ida Lupino Interpreti: Robert Ryan, Ward Bond, Ida Lupino Durata: h 1.22 Nazionalità: USA 1952



La gang (The Racket)



Il capitano della polizia McQuigg non si rassegna alla corruzione che lo circonda, ed è deciso a incastrare il gangster Nick Taylor, abituato da anni a spadroneggiare in città. A sua volta Taylor deve però fare i conti  anche con l'organizzazione criminale decisa a imporre metodi meno violenti per avere meno problemi e controllare più agevolmente le cariche pubbliche. Nonostante il procuratore distrettuale sia agli ordini dei gangster, che gli hanno promesso l'elezione a giudice, McQuigg riesce egualmente a incastrare Taylor.

Il film doveva essere diretto da Sam Fuller, la cui sceneggiatura non era però piaciuta alla produzione. Fu perciò scelto John Cromwell, che aveva recitato la pièce originaria insieme a Edward G. Robinson.

da GANGSTER IN CENTO FILM di RENATO VENTURELLI

Titolo Originale: THE RACKET Regia: John Cromwell Interpreti: Lizabeth Scott, Robert Ryan, Robert Mitchum Durata: h 1.26 Nazionalità: USA 1952



14 maggio 2014

Odio implacabile (Edward Dmytryk, 1947)





Lo sceneggiatore John Paxton riadatta per questo film di Edward Dmytryk una storia tratta dal romanzo di Richard Brooks The Brick Foxhole. Dmytryk , reduce dal successo ottenuto appena l’anno precedente con Anime ferite, aveva bisogno di una storia che riprendesse vagamente gli stessi temi, il ritorno dei soldati in patria dopo il secondo conflitto mondiale, il loro sbandamento e i problemi sociali e psicologici legati al reinserimento nella vita di tutti i giorni. Il film, dalle atmosfere cupe tipiche del noir, fonde le vicende investigative con una riflessione e una forte condanna dell’antisemitismo. È la storia di quattro reduci tornati in patria, a San Francisco, che rimangono coinvolti nella misteriosa morte di Samuels (Sam Levene), un altro soldato che li aveva invitati a una festa: il vero omicida, il sergente Montgomery (Robert Ryan), violento e antisemita, cerca di far ricadere la colpa sui suoi commilitoni, e specialmente su Keeley (Robert Mitchum), che viene abilmente incastrato. Toccherà a un investigatore, Finlay, interpretato con efficacia da Robert Young, organizzare una micidiale trappola per smascherare il vero colpevole. Il film, sorprendentemente realizzato in meno di un mese, è considerato uno dei migliori dell’autore, un docu-noir stilisticamente vicino al neorealismo italiano ed esplicito nel lanciare accuse contro ogni forma di razzismo.

Titolo Originale: CROSSFIRE Regia: Edward Dmytryk Interpreti: Robert Mitchum, Gloria Grahame, Robert Young, Robert Ryan, Paul Kelly, Jacqueline White, George Cooper, Sam Levene Durata: h 1.26 Nazionalità: USA 1947





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13 maggio 2014

Mano pericolosa (Samuel Fuller, 1953)




La serie di film di spionaggio anticomunisti apparsa all'inizio della Guerra fredda produsse anche un capolavoro: Mano pericolosa. Un borseggiatore si trova a scegliere tra il patriottismo e il profitto dopo aver rubato un microfilm top secret. Mano pericolosa trascende il suo sottogenere grazie a uno stile dinamico e alla realistica rappresentazione della vita dei bassifondi di New York. Il regista Samuel Fuller mostra un numero prodigioso di invenzioni stilistiche, trovando idee visive innovative per quasi ogni scena. L'ingrediente principale è il primo piano, con la macchina da presa che si scaglia sulla faccia degli attori con così tanta aggressività, che è quasi possibile vedere il loro fiato che appanna l'obiettivo. Questa profusione di primi piani segnala la maggiore importanza attribuita alla dimensione interiore rispetto a quella ideologica, l'attenzione per le azioni motivate non da idee astratte ma dall'amore, dalla lealtà e, sul piano più intimo, dalla colpa.

Gli attori protagonisti non hanno mai recitato meglio: lo sfacciato e cinico Richard Widmark, la sciocca Jean Peters, la spia sudata Richard Kiley, e, soprattutto, l'informatrice Thelma Ritter. La scena più sensazionale vede una Ritter esausta di fronte al killer interpretato da Kiley. In un film così devoto alla sfera personale, è normale che la più grande paura della donna non sia la morte in sé ma una tomba al cimitero dei derelitti, come afferma in una delle battute del film: "Essere sepolta a Potter Field mi ucciderebbe". MR

Titolo Originale: PICKUP ON SOUTH STREET Regia: Samuel Fuller Interpreti: Richard Widmark, Jean Peters, Thelma Ritter, Richard Kiley, Roger Moore Durata: h 1.13 Nazionalità: USA 1953




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Dies Irae (Carl Theodor Dreyer, 1943)

Nel 1623, Anne (Movin), scopre che il marito, il pastore della comunità Absalon Pederssøn (Thorkild Roose), aveva salvate dall'accusa di stregoneria sua madre in cambio della mano della figlia. La donna subisce il fascino delle arti magiche e diventa l'amante di Martin (Preben Lerdorff Rye), figlio di primo letto del pastore, poi in un momento di sconforto per la sua umiliante vita confessa il tradimento ad Absalon: questi muore e la suocera (Sigrid Neiiendam) la accusa di stregoneria. Quando scoprirà che il giovane Martin non la difende, si autoaccusa di ogni crimine e si prepara al rogo, Tratto dal dramma del norvegese Hans Hans Wiers-Jenssens e girato mentre i nazisti occupavano la Danimarca, questo film è prima di tutto una dolente parabola sull'intolleranza e la superstizione. Ma anche un'acuta riflessione sull'impossibilità di attribuire schematicamente colpe e assoluzioni: ogni personaggio, e Anne in primo luogo, manifesta una personalità ambigua e condrattittoria, che non permette allo spettatore di dare giudizi certi. Certa e solo la condanna al dolore, unico mezzo possibile per raggiungere purezza e chiarificazione (che Dreyer sintetizza nel volto tormentato di Lisbeth Movin, e il peso dell'orrore, di cui si è insieme vittime e responsabili (come nella scena finale in cui Anne, circondata da chierichetti salmodianti, decide di confessare).

il Mereghetti

Titolo Originale: VREDENS DAG Regia: Carl Theodor Dreyer Interpreti: Thorkild Roose, Lisbeth Movin, Sigrid Neiiendam, Preben Lerdorff Rye, Anna Svierkier, Albert Høeberg, Olaf Ussing Durata: h 1.33




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12 maggio 2014

La donna della spiaggia (Jean Renoir, 1947)

Dal romanzo None So Blind di Mitchell Wilson. Traumatizzato dalla guerra, un ufficiale di Marina incontra sulla spiaggia la moglie di un pittore cieco e ne rimane affascinato. Scoperta la relazione tra i due, il pittore dà fuoco alla casa. L'ufficiale li salva; lei resta col marito. 6° e ultimo film hollywoodiano di Renoir. La durata insolitamente breve si spiega con i tagli voluti dai responsabili della RKO (spaventati dall'erotismo esplosivo delle scene tra Ryan e la Bennett) che imposero anche la posticcia lieta fine. Quel che rimane è un noir con donna fatale come tanti, anche se frammentario e qua e là illuminato da passaggi onirici. Secondo uno dei pochi critici francesi che ne presero le difese, è un "film atemporale, puramente astratto, che esige una lettura di secondo grado alla luce della psicanalisi". Il fiasco pose fine all'avventura americana del regista. Il produttore Darryl Zanuck commentò: "Renoir ha molto talento, ma non è dei nostri". Un bell'epitaffio.

Un film di Jean Renoir. Con Robert Ryan, Charles Bickford, Joan Bennett, Irene Ryan Titolo originale The Woman on the Beach. - USA 1947





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11 maggio 2014

Il segreto di una donna (Otto Preminger,1949)




Il malvagio ipnotizzatore David Korvo incontra in un grande magazzino Anna William, malata di cleptomania e moglie di un noto psicologo. Korvo la convince ad abbandonarsi ai suoi poteri paranormali e lei accetta, illusa di guarire. Ma il progetto di Korvo è un altro: tramite Anna egli spera di recuperare un disco con dati compromettenti per lui ora nelle mani del marito della donna. Recupera il disco e riesce anche a sbarazzarsi di una sua vecchia amante, facendo ricadere la responsabilità dell'omicidio su Anna. Ma il marito di questa, che partecipa alle indagini della polizia, lo smaschererà.

Un film di Otto Preminger. Con José Ferrer, Gene Tierney, Richard Conte Titolo originale Whirlpool. - USA 1949





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10 maggio 2014

La donna fantasma (Robert Siodmak, 1944)




La donna fantasma è un ottimo esempio di noir girato totalmente in studio, diretto col sapiente tocco espressionista del regista tedesco Robert Siodmak. La storia è tratta dall’omonimo romanzo di Cornell Woolrich e racconta la persecuzione di un uomo, Scott Henderson (Alan Curtis), accusato di uxoricidio. L’uomo è innocente e il suo alibi è una donna con la quale ha trascorso l’intera serata dell’omicidio. Ma di lei non ricorda nulla se non un vistoso cappello. Rinchiuso in cella e disperato, viene aiutato dalIa sua segretaria, Kansas (Ella Raines), a ritrovare colei che può scagionarlo. Incerto sull’effettivo svolgimento della serata, probabilmente confuso dalla permanenza in carcere, Scott si interroga sulla reale esistenza della donna e sul rischio di averla semplicemente sognata.

Asfalto bagnato, ombre incombenti e illuminazioni incerte confondono lo spettatore, catapultandolo in un’atmosfera dai toni alterati, dove anche le prospettive sono deformate. La storia sembra risolversi con l’assoluzione di Scott, ma il finale inatteso insinua nello spettatore il dubbio che l’intera vicenda sia stata realmente l’articolato sogno di un assassino.

La donna fantasma, nato come un B-movie, realizzato con mezzi ridotti, è il primo noir prodotto dalla Universal e rappresenta il primo grande successo di Robert Siodmak negli Stati Uniti.

Titolo Originale: PHANTOM LADY Regia: Robert Siodmak Interpreti: Franchot Tone, Ella Raines, Alan Curtis, Elisha Cook jr., Aurora Durata: h 1.27 Nazionalità: USA 1944





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Quarto potere (Orson Welles, 1941)




Fino al 1962, Quarto potere, l'indimenticabile film di esordio di Orson Welles, figurava in cima alla classifica dei migliori film redatta dai critici della rivista Sight & Sound. Nel 1998, l'American Film Institute lo nominò il più grande film di tutti i tempi. Esso ha inoltre meritato il premio come Miglior film dal Film Critic Circle di New York e dal National Board of Review, e vinto un Oscar per la sceneggiatura. La leggenda di Quarto potere è stata alimentata sia dal fatto che, quando lo diresse, Welles aveva solo ventiquattro anni, sia dal confronto tra il suo protagonista e il magnate dell'editoria William Randolph Hearst, che mosse mari e monti per fermare la realizzazione del film e, non riuscendovi, tentò di screditarlo. Ma al di là dei titoli che può esibire, Quarto potere è di straordinario interesse e importanza per innumerevoli ragioni.

Il film racconta una grande storia: Charles Foster Kane (interpretato in modo brillante dallo stesso Welles) è nato povero, ma diviene ricco grazie a una miniera d'oro che sua madre riceve in eredità. Inizia a mettere in piedi un impero di giornali e radio populisti, sposando anche la nipote di un presidente americano e candidandosi a governatore. La conquista di un più solido potere viene però ostacolata. Man mano che Kane perde terreno diventa violento con le donne: prima con sua moglie, poi con la governante. Muore, praticamente solo, in una sorta di castello mai terminato, vagheggiando la semplicità della sua gioventù. Saldamente ancorato alla tradizione populista del New Deal, Quarto potere ribadisce che i soldi non possono comprare la felicità descrivendo però un mondo altamente prosaico, quasi come quello dei romanzi di Dickens.Il film inizia con la morte di Kane, e con la sua ultima enigmatica parola "Rosabella". Un gruppo di intrepidi reporter prova a scoprire il senso di quel termine e intervista molte delle conoscenze di Kane; la sua vicenda è quindi raccontata per flashback, secondo i diversi punti di vista degli intervistati.

La complessità narrativa del film, senza mai violare la continuità e il criterio di causalità caro a Hollywood, è un notevole tour de force. Per questo parte della critica ha affermato che la genialità del film dipende dal lavoro dello sceneggiatore Herman J. Mankiewicz più che da quello del ragazzo prodigio Wells. Il vero potere del film, tuttavia, sta nelle sue riprese: Gregg Toland sviluppò una tecnica per cui primo piano, mezzo campo e sfondo risultavano tutti a fuoco allo stesso tempo, permettendo all'occhio di scrutare ogni parte dell'inquadratura. Ai suoi tempi questa tecnica fu criticata perché rendeva palese il lavoro della macchina da presa, in diretta violazione dei codici della cinematografia della Hollywood classica, per la quale la buona tecnica fotografica doveva restare invisibile. Anche secondo gli standard di oggi, le riprese di Quarto potere sono assolutamente indimenticabili. MK

1001 FILM - I GRANDI CAPOLAVORI DEL CINEMA - a cura di  STEVEN JAY SCHNEIDER - pubblicato da ATLANTE srl

Titolo Originale: CITIZEN KANE Regia: Orson Welles Interpreti: Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore, Ruth Warrick, Agnes Moorehead, Ray Collins, Erskine Sanford, Everett Sloane, William Alland, Paul Stewart Durata: h 1.59 Nazionalità: USA 1941





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9 maggio 2014

I diabolici (Henri-Georges Clouzot , 1954)

Alla periferia di Parigi sorge il collegio maschile Delassalle, un modesto collegio, che però gode di un'ottima reputazione. Il suo direttore, Michel Delassalle, ex campione sportivo, é noto per la sua severità: non solo gli alunni, ma anche gli insegnanti devono sottomettersi senza discutere alla sua tirannia. Del corpo insegnante fa parte anche la bella e giovane moglie del direttore, Cristina; col suo denaro Mlchel ha fondato a suo tempo il collegio. Anche Nicole Horner, un'insegnante espulsa dalle scuole statali, comprende fin dal suo arrivo che è impossibile opporsi alla prepotenza di Michel. Essa, diviene l'amante del direttore, che la aizza contro la propria moglie. Ma Cristina e Nicole soffrono entrambe per i maltrattamenti di Michel, cosicché alla fine le due rivali divengono alleate e decidono di liberarsi del loro comune nemico. Per ucciderlo esse architettano un piano, che verrà attuato in una casa isolata a Niort, dove le due donne trascorrono alcuni giorni di vacanza. Con una telefonata Delassalle viene attirato nel tranello e quando giunge Cristina gli offre un liquore, in cui ha versato del narcotico. Bevutolo, Delassalle sviene, é trascinato nella stanza da bagno, soffocato nella vasca, quindi trasportato nella scuola e abbandonato nella piscina. Passano alcuni giorni: nessuno ancora si è accorto della presenza del cadavere. Cristina ordina di vuotare la piscina; ma del cadavere non si trova traccia. Le due donne sembrano impazzite: alcuni indizi fanno pensare che il presunto morto sia vivo. Nicole decide di lasciare il collegio. Cristina, costretta a letto da gravi disturbi di cuore, s'accorge una notte che lo studio di Delassalle è illuminato. Col coraggio della disperazione essa giunge fino alla porta dello studio, abbassa la maniglia... e... cosa scopre?

Henri-Georges Clouzot realizza con "I diabolici" un  film divenuto cult per la capacità di fondere suspense con elementi thriller-horror in un'atmosfera spiccatamente noir, in cui ritroviamo la dark lady, la donna-vittima, l'uomo carnefice ma allo stesso tempo strumento nelle mani della "femme fatale".

Titolo Originale: LES DIABOLIQUES Regia: Henri-Georges Clouzot Interpreti: Véra Clouzot, Paul Meurisse, Simone Signoret, Michel Serrault, Charles Vanel Durata: h 1.54 Nazionalità: Francia 1954






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8 maggio 2014

Una squillo per l'ispettore klute (Alan J. Pakula, 1970)

Klute, ex poliziotto e ora detective, è ingaggiato da Cable, industriale, per indagare sulla morte di un suo collaboratore, Gruneman. Sulla traccia di alcune lettere, Klute arriva a Bree Daniels, prostituta dalla personalità complessa. Mentre tra Klute e Bree nasce una storia, l'indagine finisce per incastrare proprio Cable come omicida di Gruneman. Bree cambierà vita, ma il finale è malinconico. Sono gli anni d'oro di Pakula. Il suo cinema ci mostra frammenti di America in profonda crisi d'identità. "Perché un assassinio" puntava sul racconto politico; qui è la sfera del privato a uscirne a pezzi: figure sullo sfondo dell'intramontabile cinema noir.

Titolo Originale: KLUTE Regia: Alan J. Pakula Interpreti: Jane Fonda, Donald Sutherland, Charles Cioffi, Roy Scheider Durata: h 1.54 Nazionalità: USA 1970









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Sgomento (Max Ophüls, 1949)




Sgomento è un insolito film noir che opera un ribaltamento dei sessi rispetto alla solita vicenda della fanciulla abbindolata e condotta al crimine da un affascinante malvivente (come ne La strada scarlatta, 1946). In questo film classe e rispettabilità assumono il valore solitamente accordato al sesso e ai soldi. La casalinga Lucia Harper (Joan Bennett) perde il suo aplomb borghese quando il viscido individuo (Shepperd Strudwick) che aveva frequentato la figlia (Geraldine Brooks) viene ucciso semi-accidentalmente in circostanze sospette e decide di rimuovere il suo cadavere per mascherare la realtà. James Mason interpreta in modo strano ma intenso un irlandese malavitoso che all’inizio ricatta Lucia e poi si lancia in autentiche dichiarazioni romantiche. L’ottica del film cambia quando il criminale decide di sacrificarsi per salvare la vita della protagonista, suggerendo anche che la Bennett – che, dopotutto, era la vagabonda de La strada scarlatta (1945) – possa averlo inconsciamente manipolato a proprio vantaggio. Il regista viennese Max Ophüls è più interessato all’ironia e all’emozione che al crimine e al dramma, il che dona al film un senso unico di fragilità nervosa, e porta gli attori principali a interpretazioni insolite e rivelatorie.

Titolo Originale: THE RECKLESS MOMENT Regia: Max Ophüls Interpreti: James Mason, Joan Bennett, Geraldine Brooks, Shepperd Strudwick Durata: h 1.22 Nazionalità: USA 1949







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7 maggio 2014

Ombre malesi (William Wyler , 1940)

Robert e Leslie Crosbie vivono in una piantagione di gomma nei pressi di Singapore. Una notte, mentre Robert è assente, leslie uccide a revolverate Hammond, un giovane inglese di Singapore. Al marito e all’avvocato Joyce, che dovrà difenderla, racconta di aver sparto alla cieca contro Hammond che voleva usarle violenza. Ma mentre lei, in stato di arresto, attende il giudizio, Joyce viene a sapere che la vedova della vittima, un’indigena, possiede una lettera dell’accusata in cui è lei stessa ad invitare Hammond ad approfittare dell’assenza del marito per andare a trovarla. L’avvocato compera la lettera a caro prezzo e leslie viene assolta ma dopo il processo, dovendo giustificare di fronte al marito di lei l’alto prezzo pagato per la lettera leslie è costretta a confessare al marito di essere stata l’amante di Hammond. Robert, vincendo il dolore e l’amarezza, la perdona ma lei non riesce a dimenticare l’uomo che continua ad amare anche oltre la morte, per cui lascia che la moglie di lui compia la sua vendetta.

[...] Un noir melodrammatico teso e raffinato con un inizio irresistibile (l’assassinio dell’amante), una messinscena accuratamente sinistra (persino il fogliame umido e frusciante desta sospetti), un cast britannico eccellente e una Davis capace di alternare calcolo e isteria con passaggi da brivido […] - Il Mereghetti

Titolo Originale: THE LETTER Regia: William Wyler Interpreti: Bette Davis, Frieda Inescort, James Stephenson, Herbert Marshall Durata: h 1.35 Nazionalità: USA 1940





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Tutte le ore feriscono... l'ultima uccide (Jean-Pierre Melville, 1966)

Il criminale Gu Minda evade di prigione. I suoi ex compari intanto si fanno la guerra tra bande a Marsiglia per aggiudicarsi il controllo del contrabbando locale di sigarette. Il commissario Blot, che segue il caso, cerca di incastrare Gu, che prepara l'espatrio insieme all'amico Manouche. Prima, però, partecipa a una rapina che si conclude con una carneficina. Blot lo incastra e lo fa passare come informatore. Arriva il momento della resa dei conti.

Considerato tra i migliori film di Jean-Pierre Melville, insieme a Frank Costello faccia d'angelo, è uno degli esempi più significativi del polar alla francese, reinterpretazione del noir americano contaminato da elementi del genere poliziesco.

Titolo Originale: LE DEUXIÈME SOUFFLE Regia: Jean-Pierre Melville Interpreti: Marcel Bozzuffi, Raymond Pellegrin, Paul Meurisse, Lino Ventura Durata: h 2.30 Nazionalità: Francia 1966




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6 maggio 2014

Il lungo addio (Robert Altman, 1972)

Siamo a Loa Angles, il detective privato Philip Marlowe (Elliot Gould) indaga sul caso più strano che gli sia mai capitato quando quello che sembra essere il suicidio di un suo amico si trasforma in un doppio assassinio che vedrà coinvolti una seducente bionda, un gangster psicotico e una valigia piena di narcodollari. Marlowe brancola verso la verità, ma si perde in un labirinto di sesso e inganni - solo per scoprire che a Los Angeles, se l’amore è pericoloso… l’amicizia è mortale.

Capolavoro di rara intensità. Robert Altman rende omaggio a uno stile letterario, quello di Raymond Chandler, a un genere filmico, il noir e a un icona, il detective Philip Marlowe.

Titolo Originale: THE LONG GOODBYE Regia: Robert Altman Interpreti: Elliott Gould, Nina van Pallandt, Sterling Hayden, Mark Rydell Durata: h 1.52 Nazionalità: USA 1972







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La dalia azzurra (George Marshall, 1946)

Johnny torna dalla guerra insieme a due commilitoni e amici per la pelle. Arrivano a Los Angeles e predono alloggio in un albergo. Poi Johnny, senza grande entusiasmo, va a cercare la moglie in un residence. La vede mentre bacia un altro. I due litigano, lei gli rivela che il loro figlioletto era morto non di malattia ma a causa della sua ubriachezza, Johnny ha l'impulso di ucciderla, ma non lo fa e se ne va. La donna viene trovata morta. Johnny è il primo sospettato, fugge. Incontra una biondina misteriosa, moglie, guarda caso, dell'amante di sua moglie. Il tutto è complicato dal grande amico di Johnny, che ha delle crisi di amnesia. Alla fine Johnny arriva alla verità. È stato il detective del residence a uccidere. Anche il marito della biondina è morto. Forse c'è un futuro fra lei e Johnny. Uno dei classici del famoso genere noir. Film di ottima atmosfera grazie anche all'intervento di Raymond Chandler, il grande giallista padre del detective Marlowe. Ma soprattutto grazie alla bravura di Alan Ladd, un attore le cui attitudini non sono mai state riconosciute. La sceneggiatura di Chandler dava alla storia svolte imprevedibili e al dialogo un colore particolare. Funzionale era anche la presenza di Veronica Lake, triste e misteriosa come il suo partner. Da ricordare infine la prova di William Bendix, presente in molti noir dell'epoca, un grande caratterista. La dalia azzurra, girato senza grande profusione di mezzi, vive di pura storia e di interpretazioni, un piccolo capolavoro costruito con grande intelligenza e piccolo budget.

Un film di George Marshall. Con Alan Ladd, William Bendix, Veronica Lake, Mae Busch Titolo originale The Blue Dahlia. - USA 1946.






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5 maggio 2014

Chinatown (Roman Polanski, 1974)

Jack Nicholson è l’investigatore privato Jake Gittes, che si barcamena in una sordida e assolata California del sud anteguerra. Ingaggiato da una intrigante dama dell’alta società (Faye Dunaway) per investigare sulle avventure extra-coniugali del marito, Gittes viene inghiottito da una spirale di doppi giochi e raggiri mortali, che coprono una rete di scandali personali e politici che stanno per scoppiare tutti insieme in unica notte a… Chinatown.

Con la partecipazione della leggenda John Houston e con la sceneggiatura del premio Oscar Robert Towne, Chinatown cattura un’epoca perduta in un film dall’intreccio magistrale: un’autentica gemma senza tempo.

Titolo Originale: CHINATOWN Regia: Roman Polanski Interpreti: Burt Young, Bruce Glover, John Huston, Jack Nicholson, Faye Dunaway Durata: h 2.11 Nazionalità: USA 1974





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Sono Innocente (Fritz Lang, 1937)

Piero Di Domenico

Un errore giudiziario è al centro di Sono innocente, lontanamente ispirato alle gesta di Bonnie e Clyde: Eddie Taylor (Henry Fonda), con un passato tra riformatorio e carcere, è deciso a rifarsi una vita con la fidanzata Joan Graham (Sylvia Sidney), ma viene ingiustamente accusato di una rapina che non ha mai commesso. Catturato e condannato a morte, Eddie si procura un'arma e, preso un ostaggio, si fa aprire il cancello, proprio quando il vero colpevole è stato identificato. Durante la fuga l'uomo uccide il cappellano che aveva cercato di aiutarlo, i due sposi fuggono in auto verso il Canada, ma ben presto la polizia viene messa sulle loro tracce: la ragazza viene colpita a pochi metri dalla salvezza. Eddie allora se la carica moribonda sulle spalle e si avvia a piedi sulla montagna, ma un cecchino uccide anche lui. Il fascino del film è dovuto al grande quadro sociale dell' America del New Deal, che dalle carceri si propaga nelle strade, alla timida felicità della coppia nel suo lungo viaggio verso la morte, soli contro tutti (i biechi egoisti perbene, gli inesorabili poliziotti, e soprattutto il destino avverso). Il secondo film americano di Lang dopo il successo di Furia, prototipo del 'gangster film di ambiente rurale' in contrapposizione a quello urbano (Scarface o Nemico pubblico), ritorna su individui senza scampo braccati una società crudele che non consente loro una vita normale, ambientando la vicenda nell'America violenta della 'Grande depressione'. E' infine da notare che nell'edizione italiana realizzata poco prima della guerra, i dialoghi originali appaiono pesantemente modificati.

Al suo secondo film americano, dopo Furia, Lang continua ad indagare sul tema della colpevolezza, con il suo pessimismo nei confronti della società. Originale, per l’epoca, la scelta di ambientare un film gangster nell’America rurale. Di grande effetto emotivo e funzionalità narrativa l’uso del suono e dell’opposizione tra neri (l’elevazione, il finale) e i bianchi (la morte del padre la rapina).

Titolo Originale: YOU ONLY LIVE ONCE Regia: Fritz Lang Interpreti: Henry Fonda, Sylvia Sidney Durata: h 1.25 Nazionalità: USA 1937





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4 maggio 2014

Diario di un ladro (Robert Bresson, 1959)

Diventato ladro per un’insana passione, Michel (Lassalle) viene avvicinato da un borsaiolo (pick-pocket) professionista che lo coinvolge nelle sue malefatte. Orgogliosamente convinto che gli esseri superiori - come lui - possono mettersi al di sopra della legge, Michel continua nei suoi furti ma il suo cuore arido ad aprirsi all’amore per Jeanne (Green), una ragazza madre: quando verrà arrestato penserà di suicidarsi, ma la visita di Jeanne riuscirà a spezzare la corazza del suo egoismo e i due si baceranno attraverso le sbarre del parlatorio. Lontanissimamente ispirato a Delitto e castigo di Dostoevkij, il quinto lungometraggio di Bresson è costruito intorno alla sfida di raccontare il sentimento dell’orgoglio, attraverso una sorta di viaggio nell’anima umana sprovvisto però di qualsiasi alibi psicologico o deriva spettacolare. […] ...la più bella storia d’amore di tutto il cinema di Bresson, dolorosa certo ma anche piena di slanci e desiderio, capace di portarli a superare i propri limiti e ad aprirsi l’un l’altro. […] il Mereghetti

Un film di Robert Bresson. Con Marika Green, Martin Lasalle, Pierre Leymarie Titolo originale Pickpocket. - Francia 1959




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3 maggio 2014

Il Bandito Della Casbah (Julien Duvivier, 1937)

Il gangster Pèpè (Gabin) è costretto a vivere nella Casbah di Algeri per sfuggire alla polizia. Ma la passione per la femme fatale parigina Gaby (Balin) lo spingerà a uscire dal quartiere. Tradito dalla gelosa Inès (Noro), cadrà nelle mani dell’ispettore Slimane (Gridoux) e si suiciderà. Il film - che consacrò il mito di Gabin - romantico eroe schiacciato dalla mitologia del fallimento - è un pezzo di storia del cinema, una tragedia moderna ricercata nella forma e sanguigna nel contenuto. […] Punto cruciale del cosiddetto realismo poetico francese: ragazzi di mala, donnine di vita, alcol, malinconia, pessimismo. [...] il Mereghetti

Un film di Julien Duvivier. Con Jean Gabin, Mireille Balin, Gabriel Gabrio, Marcel Dalio, Saturnin Fabre. Titolo originale Pépé le Moko. - Francia 1937










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I trafficanti della notte (Jules Dassin, 1950)

Henry Fabian svolge una serie di losche attività nell'ambiente dei ritrovi notturni londinesi. Fabian ha per amica una cantante, una brava ragazza che è innamoratissima di lui e che lui sfrutta indegnamente prendendole tutto il denaro che lei guadagna col suo lavoro. Deciso a far la guerra ad un potente rivale che ha il monopolio degl'incontri di lotta e delle relative scommesse, Fabian allestisce una palestra e ingaggia un vecchio campione di lotta greco-romana. Tuttavia, l'impresa non va come sperato e Fabian si ritrova nei guai fino al collo.

I Trafficanti della notte viene da molti considerato il capolavoro di Jules Dassin. Girato a Londra, dopo che Dassin era stato inserito nelle liste nere del maccartismo come simpatizzante comunista, il film si avvale dell'efficace fotografia di Mutz Greenbaum. [...] La dissoluzione di ogni morale è il denominatore della vicenda nella quale Dassin coniuga abilmente elementi documentaristici e drammatici.

Titolo Originale: THE NIGHT AND THE CITY Regia: Jules Dassin Interpreti: Richard Widmark, Gene Tierney Durata: h 1.41 Nazionalità: Gran Bretagna 1950




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Lolita (Stanley Kubrick, 1962)

Il professore Humbert (Mason) si invaghisce di Lolita (Lyon), la figlia adolescente della sua padrona di casa (Winters). Pur di starle vicino ne sposa la madre e, quando questa muore, la porta via con sé. Ma la ragazza gli sfugge e il professore finirà con l’uccidere Clare Quilty (Sellers), il viscido commediografo che gliel’ha rubata.

L’autodistruzione di un intellettuale rappresentata con entomologico cinismo: Vladimir Nabokov è riuscito nel difficile compito di adattare il suo romanzo e Kubrick ne ha reso bene la misura di satira e deformazione grottesca con cui insegue una delle linee di forza del proprio cinema. […] Sue Lyon col lecca lecca a forma di cuore ha fatto epoca, ma la sua carriera è praticamente finita qui e il film è uno dei meno erotici che si possa immaginare su un tale soggetto. Rifatto nel1997. Il Mereghetti

Un film di Stanley Kubrick. Con James Mason, Shelley Winters, Sue Lyon, Gary Cockrell, Jerry Stovin. - Gran Bretagna, USA 1962.




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Stasera ho vinto anch'io (Robert Wise, 1949)

Raggirato daI suo manager che speculava con le scommesse sulle sue sconfitte, un pugile (Ryan) al termine della carriera decide di far di testa sua e vincere il suo ultimo incontro per k.o, il disonesto manager perde una grossa somma e, al termine del combattimento, lo fa punire in modo tale da non consentirgli più di boxare. Forse il miglior film di Wise, e uno dei più amari ed emozionanti spaccati del mondo della boxe. Girato in tempo reale (il film comincia alle 21 e 05 e finisce alle 22 e 17) con grande senso della suspense e intelligenza drammaturgica. La sceneggiatura è di Art Cohn, la fotografia - da noir - di Milton Krasner. Tratto, incredibilmente, da un poema di Joseph Moncure March, giornalista newyorchese degli anni Venti.

Un film di Robert Wise. Con Robert Ryan, Audrey Totter, George Tobias, Wallace Ford. Titolo originale The Set-Up. - USA 1949





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2 maggio 2014

Finalmente domenica! (François Truffaut, 1983)

Un certo Claude Massoulier è ucciso con un colpo di fucile mentre è a caccia in una palude. La polizia sospetta di Julien Vercel, proprietario di un'agenzia immobiliare perchè tra la vittima e la moglie di Vercel c'era una relazione sentimentale e perchè, proprio la mattina del delitto, anche lui si trovava a caccia dalle stesse parti dell'ucciso. Poco dopo, anche sua moglie verrà assassinata e così su Vercel ricade l'accusa di un secondo delitto. Egli vorrebbe difendersi, scoprire chi gli fa minacciose telefonate anonime ma la sua posizione è troppo compromessa, ormai deve nascondersi e si rifugia nel suo ufficio. La sua segretaria, da tempo innamorata di Vercel, si trasforma in detective e prima si reca a Nizza dove scopre le tracce del losco passato della moglie di Vercel, poi pedina un'ambigua cassiera di cinema che sarà anche lei uccisa, infine affronta il mondo della malavita, gli ambienti della prostituzione, le sale da gioco clandestine, insomma tutti i classici luoghi del racconto giallo. La costanza dell'intrepida ragazza sarà infine premiata con la scoperta del vero assassino e, durante un lungo sabato notte, la matassa sarà dipanata ed è "finalmente domenica!". Il finale vede coronato l'amore di Vercel e della sua coraggiosa Barbara in chiesa, con i fiori d'arancio.

Titolo Originale: VIVEMENT DIMANCHE! Regia: Francois Truffaut Interpreti: Fanny Ardant, Jean-Louis Trintignant, Philippe Laudenbach Durata: h 1.50 Nazionalità: Francia 1983



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1 maggio 2014

Le forze del male (Abraham Polonsky, 1948)



101 film gangsterPrima di cadere vittima dell'intervento anticomunista del governo durante la caccia alle streghe a Hollywood, lo sceneggiatore e regista Abraham Polonsky pareva avviato a una carriera promettente, grazie soprattutto a Le forze del male, oggi considerato un cult movie. In questo breve ma denso noir, John Garfield interpreta Joe Morse, un giovane avvocato che rimane invischiato negli affari non troppo puliti di un suo cliente. Per realizzare il sogno americano, Joe deve riuscire a creare un business legale da una serie di intrallazzi e traffici illeciti. In tutto questo, l'uomo deve anche occuparsi del fratello maggiore Leo (Gomez). [...] Tra i temi centrali del film troviamo anche la lotta e le differenze di classe. La media borghesia da cui provengono Joe e i suoi soci è in netta opposizione con l'origine proletaria di Leo e ciò appare evidente se si confronta il trattamento disumanizzante che le persone ricevono nelle grandi corporation con quello più caldo e familiare di Leo nei confronti degli impiegati della sua piccola banca. Benché i dialoghi del film risultino estremamente poetici, a risaltare è soprattutto l'abilità registica di Polonsky, che si dimostra capace di offrire una costruzione originale dell'immagine e di usare con grande competenza i set e le location newyorchesi, articolando in maniera simbolica il contrasto tra i due mondi che descrive e le ambizioni dei suoi cinici protagonisti. Ottimi gli attori, con un Garfield convincente come al solito, e un ruolo inusuale per Beatrice Pearson, nei panni dell'oggetto del desiderio di Joe.

Titolo originale: Force of Evil Regia: Abraham Polonsky Produzione: Bob Roberts Sceneggiatura: Abraham Polonsky, Ira Wolfert Fotografia: George Barnes Musica David Raksin Interpreti: John Garfield, Beatrice Pearson, Thomas Gomez, Howland



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Forza bruta (Jules Dassin, 1947)

La vita in un carcere americano: il direttore è un debole, le autorità esigono soltanto la repressione, e tutto il potere resta nelle mani del sadico capocarceriere Munsey. Dopo che vari detenuti sono morti per le violenze fisiche e psicologiche, arriva il giorno dell'evasione: nonostante Munsey ne sia venuto a conoscenza, il piano scatta egualmente e si risolve in un bagno do sangue.

Il film carcerario per eccellenza degli anni quaranta attraverso il quale Dassin riesce a impostare un tema sociale: quello delle energie che potrebbero essere utili alla comunità e che, invece, sono disperse o convogliate in movimenti distruttivi.

Titolo Originale: BRUTE FORCE Regia: Jules Dassin Interpreti: Burt Lancaster, Charles Bickford, Ann Blithw, Hume Cronyn, Ella Raines, Howard Duff, Ivonne De Carlo, Art Smith Durata: h 1.38 Nazionalità: USA 1947





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Due ore ancora (Rudolph Maté, 1950)

In vacanza a San Francisco, un contabile (O’Brien) scopre di essere stato avvelenato. Ha solo due giorni di vita per scoprire chi è stato e perché lo ha fatto. Film nero dalla premessa geniale, avvincente e calato in un'atmosfera da incubo, girato quasi tutto nella vera San Francisco. La sceneggiatura di Russell Rouse e Clarence Green (che si ispira a un film tedesco del 1931 inedito in Italia, Der Mann, der seinen Mörder Sucht, diretto da Robert Siodmak e sceneggiato, tra gli altri, da Billy Wilder) esagera un po' in colpi di scena e trovate - come il veleno luminescente senza antidoto - ma la regia di Maté è perfetta nel tener alta la tensione (bellissima la scena d'apertura così come la fuga del protagonista che si rifugia in un drugstore). Rifatto nel 1969 (L'uomo che doveva uccidere il suo assassino) e nel 1988 (D.O.A.).

Un film di Rudolph Maté. Con Edmond O'Brien, Pamela Britton, Luther Adler Titolo originale D.O.A. - USA 1950





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